Pubblicato il 29/03/2018
INCHIESTA
ph. Il Sette e Mezzo

Appalto Cara di Mineo, ecco la graduatoria provvisoria: dentro La Cascina e fuori Sol.Calatino e Pizzarotti



Pubblicate dalla Commissione  Giudicatrice, che il 27 e 28 marzo ha valutato le offerte tecniche ed economiche delle ditte e coop,  le graduatorie provvisorie. Ma, tra “offerte anomale” e contestazioni, non è  ancora detta l’ultima parola. E le coop vincitrici, se non hanno potuto mangiare il panettone, non è detto che potranno mangiare la colomba pasquale.


di Giacomo Belvedere


Al Cara di Mineo siamo alle battute finali della gara d’appalto per la fornitura di beni e servizi. Rispetto alle gare d’appalto cui eravamo abituati, che si risolvevano in tempi brevissimi, anche perché, come denunciato dal presidente dell’anticorruzione  Raffaele Cantone, vi era un bando “sartoriale”, «costruito in modo da escludere la concorrenza, con una logica unitaria senza divisione di lotti», i tempi si sono notevolmente allungati. Anche se, tra “offerte anomale” e contestazioni, non è  ancora detta l’ultima parola. E le coop vincitrici, se non hanno potuto mangiare il panettone, non è detto che potranno mangiare la colomba pasquale. 

Indetta la gara, le buste contenenti le offerte sono state aperte il 14 novembre in Prefettura, presso l’Ufficio Territoriale del Governo di Catania. Per il prosieguo delle attività di competenza, concernenti la procedura di gara, il Seggio di Gara si è riunito ancora in seduta pubblica il 21 novembre 2017. Quindi, il 27 e 28 marzo scorsi, sempre presso i locali della Prefettura, la Commissione Giudicatrice ha provveduto, dopo la valutazione e comparazione delle offerte tecniche ed economiche, ad assegnare i relativi punteggi, attribuiti sulla base della sommatoria tra punteggio tecnico e punteggio economico.

ph. Coordinamento Consiglieri del Calatino

L’importo complessivo presunto dell’appalto, determinato dalla sommatoria degli importi dei 4 lotti, è di € 49.941.788,00 oltre IVA e oneri di sicurezza. Meno dei 97.893.000 milioni dell’appalto precedente. La durata dell’appalto è di tre anni non rinnovabili e decorrerà dalla data indicata nel contratto di appalto per ogni singolo lotto. Tuttavia, si precisa che, qualora il numero e la frequenza degli arrivi di migranti nel territorio nazionale rendessero necessario un incremento delle capacità ricettive della struttura di accoglienza, il RUP, su disposizione del Ministero dell’Interno, farà ricorso agli aumenti di prestazione dei singoli lotti rapportati al numero maggiore di presenze nel centro fino al massimo previsto del 50% (cfr. d.lgs. 18 aprile 2016, n.50, comma 1, lettera a). A questo aumento se ne potrebbe aggiungere un altro di un quinto, per sopraggiunte necessarie modifiche (d.lgs. 18 aprile 2016, n.50, comma 12). Il tetto dell’importo potrebbe lievitare dunque, senza necessità di una nuova procedura, sino a un importo massimo di 84.195.930,00.

La novità più evidente è che il superamento della figura del gestore unico e la suddivisione dell’appalto in quattro lotti prestazionali (servizi alla persona, comprensivi di mediazione culturale, assistenza sanitaria, sociale e psicologica, somministrazione di pasti e generi alimentari, servizio di pulizia ed igiene ambientale e fornitura di beni) ha senz’altro, almeno in questa prima fase, favorito la concorrenza: sono molte di più, rispetto al passato, le ditte e coop partecipanti.

Il centro deve rispondere a due precise caratteristiche: deve avere una ricettività di 2.400 posti (meno rispetto ai 3.000 previsti dal precedente appalto, ma – come s’è visto – suscettibili di aumenti emergenziali) e deve essere «sito nel territorio della provincia di Catania». Sulla carta, dunque, potrebbe anche non essere ubicato a Mineo, ma riesce difficile immaginare quali altre strutture, anche demaniali, oltre a Mineo, siano in grado di ottemperare ai requisiti richiesti. 

Una clausola di salvaguardia, infine, è volta a preservare i livelli occupazionali, stabilendo che «gli aggiudicatari si impegnano ad assorbire nel proprio organico il personale operante nei centri come previsto dall’articolo 50 del Codice, nel rispetto dei principi dell’Unione Europea, in particolare della libera concorrenza, nonché della libertà di iniziativa economica di cui all’art. 41 della Costituzione Italiana, ferma restando l’applicazione dei CCNNLL del settore di cui all’art. 51 del Decreto Legislativo 15 giugno 2015 n. 81».

Ma vediamo nel dettaglio i punteggi assegnati. 

ph. Andrea Annaloro

LOTTO 1 – Comprende fornitura di servizi alla persona, gestione amministrativa e registrazione stranieri, assistenza generica e sanitaria alla persona e connessi. L’importo a base di gara, IVA esclusa, del lotto 1 è pari ad € 16.898.040,00, oltre oneri per la sicurezza per i rischi interferenziali stimati in € 67.592,16 non soggetti a ribasso per le prestazioni di cui agli artt. 2, 3 e 4 del capitolato. L’importo predetto è rapportato ad un numero di posti presunto complessivo pari a n 2.400 per i tre anni di vigenza del contratto. Il costo giornaliero per ospite è determinato in € 6,43 Iva esclusa.

Questa la graduatoria provvisoria:

1. Cooperativa Badia Grande di Trapani, capofila di un Rti che comprende la Fondazione San Demetrio di Piana degli Albanesi, il Consorzio Agri.Ca di Agrigento, aderente alla confcooperative, la Chiron di Catania e il Consorzio Aretè di Trapani: pp. 93,54;

2. Rti capitanata dalla romana Tre Fontane, di cui fanno parte anche Medihospes di Bari, l’Iride di Scordia e il Consorzio Umana Solidarietà di Palermo: pp. 89,29;

3. Edeco, Cooperativa Sociale Onlus, con sede a Battaglia Terme (PD): 80,57;

4. Croce Rossa Italiana, in raggruppamento con il Comitato di Catania e il Comitato di Udine: 57,17.

“Sulla base della graduatoria – segnala tuttavia la Commissione – risultano anomale le offerte presentate dalle Ditte Rti Tre Fontane Coop. Sociale e Rti Cooperativa Badia Grande”, vale a dire le prime due della graduatoria, che potrebbe dunque essere ribaltata, se i punteggi attribuiti non dovessero reggere alla verifica del Rup Francesco Puglisi, supportato dalla Commissione. E un’altra grana potrebbe rivoluzionare la graduatoria. Il rappresentante legale della coop Badia Grande ha difatti fatto mettere a verbale che “le offerte avrebbero dovuto indicare, a pena di esclusione, i propri costi  di manodopera ai sensi dell’art. 95 comma 10 del Codice degli Appalti”. Anche su questa spinosa questione al Commissione si è riservata di valutare in seguito.         

ph. Romina Pace

Se tuttavia dovesse essere confermata come definitiva la graduatoria provvisoria, avremmo un risultato clamoroso. Sarebbe infatti fatto fuori  il raggruppamento di imprese in cui troviamo tutti i volti noti, anche se sotto mutate vesti, che si sono aggiudicati in questi anni gli appalti al cara di Mineo. La coop Tre Fontane, infatti, fa parte del Consorzio Casa della Solidarietà che ha vinto il bando 2014 come impresa mandataria. Del consorzio, che raggruppa coop bianche vicine a Comunione e Liberazione, fanno parte anche la Domus Caritatis, l’OSA  Mayor e la Mediterranea. La sede legale è al civico 25 di via Antolisei di Roma, lo stesso indirizzo del colosso della ristorazione La Cascina, che concorre per il lotto 2. Si tratta di coop coinvolte nell’inchiesta Mafia Capitale e nel suo troncone siciliano, tanto che si è reso necessario il commissariamento della gestione del Cara di Mineo.

Quanto alla Medihospes, iscritta all’Albo delle cooperative dal 4 luglio 2008, sembrerebbe una new entry, se il nome non richiamasse  una vecchia conoscenza: la Senis Hospes, coop bianca, da sempre al Cara di Mineo. Un’affinità che potrebbe essere solo casuale, senonché si scopre che il recapito telefonico della Medihospes è il medesimo della sede commerciale della Senis Hospes.

Le ultime due coop del Rti, Iride e Consorzio Umana Solidarietà, orbitano attorno al Consorzio Sol.Calatino, il cui Presidente Paolo Ragusa si è dimesso perché coinvolto nelle note inchieste delle Procure di Catania e Caltagirone. Dopo i guai giudiziari, per i quali deve rispondere davanti ai giudici Catania per turbativa d’asta e a quelli di Caltagirone per una vicenda di compravendita di consiglieri nel consesso civico menenino e per la gestione monopolistica degli appalti alle coop nel Comune di Mineo, Ragusa ha scelto un profilo basso, evitando i questi mesi la sovraesposizione politica e mandando avanti le seconde linee. Come Rocco Sciacca, candidato senza successo nel 2013 a Sindaco di Scordia, e presidente della coop Iride, consorziata con Sol.Calatino; o Rossana Russo, Presidente del Consorzio Regionale “Umana Solidarietà” e della Cooperativa San Francesco, nonché del Circolo calatino del Movimento Cristiano Lavoratori, fondato da Ragusa. Il Consorzio “Umana Solidarietà”, iscritto all’albo Cooperative dal 29 giugno 2016, attraverso le cooperative aderenti, gestisce alcuni centri di prima accoglienza sul territorio siciliano.

Per quanto riguarda la Croce Rossa, che mette in campo la struttura nazionale e che, stando così le cose sembra fuori gioco, nei precedenti appalti si era ritagliata per sé, all’interno della cordata vincente, un ruolo di assistenza sanitaria. Prima che fosse indetto l’appalto del 2011, inoltre, alla Croce Rossa era stata affidata l’intera gestione del Cara menenino, senza l’indizione di un bando ad evidenza pubblica e la presentazione di un piano dei servizi da gestire, dal 18 febbraio 2011 sino al 30 giugno 2011, termine prorogato sino 30 settembre per dar tempo al nuovo soggetto attuatore (nominato il 28 giugno) di indire una regolare procedura ad evidenza pubblica e non con procedura d’urgenza. La gestione della Croce Rossa non aveva, tuttavia, brillato per efficienza ed era stata al centro di diverse proteste e contestazioni da parte dei migranti ospiti.

ph. Consiglieri del Calatino

LOTTO 2 – È il lotto più corposo e comprende la fornitura pasti. L’importo a base di gara, IVA esclusa, è pari ad € 19.710.000,00 oltre oneri per la sicurezza per i rischi interferenziali stimati in € 39.420,00 non soggetti a ribasso per le prestazioni di cui all’art. 5 del capitolato.

In questo lotto non vi sono Rti. Questi i punteggi finali: 1) Cascina Global Service S.R.L.: pp. 79, 57; 2) Gemeaz Elior s.p.a. di Milano: 73,53; 3) Cns Consorzio Nazionale Servizi di Bologna: pp. 45,51; 4) Dussmann Service S.R.L. di Milano: pp. 41,10; 5) Ladisa s.r.l. di Bari: pp. 40,55; 6) Clean Service srl di Pescara: pp. 36,47.  

La gara, in questo caso, non ha riservato sorprese, sebbene si è trattato di una lotta tra titani. Si conferma la Cascina, colosso della ristorazione da 35 milioni di pasti annui, fondata nel 1978 da un gruppo di universitari aderenti a Comunione e Liberazione. Una vittoria che dovrebbe essere definitiva, dal momento che la Commissione annota che “sulla base della graduatoria non risulta anomala alcuna offerta”. Non sono, inoltre, state avanzate contestazioni. 

Alla Cascina alludeva probabilmente il faccendiere Luca Odevaine, quando, nelle intercettazioni, parla della “cosa grossa”, quella sorta di larghe intese tra coop bianche e rosse, da mettere in campo a Mineo. È proprio sul capitolo ristorazione che i precedenti bandi erano stati costruiti su misura: si attribuiva, infatti, un punteggio aggiuntivo di 6 punti (pari al 30 % dei punti assegnabili alle proposte migliorative) a chi avesse avuto la possibilità di avvalersi di un centro di produzione pasti entro un raggio di 30 km, da utilizzare in situazioni di emergenza. Inoltre si stabiliva l’obbligo di attestare di aver gestito, nell’arco degli ultimi tre anni precedenti, un servizio di ristorazione erogato con le modalità di self service, per un numero di persone non inferiore a 2000 per pasto. Due condizioni, appunto, “sartoriali”, scritte ad hoc, secondo l’Anac, per il raggruppamento che poi avrebbe vinto e fortemente penalizzanti per tutti gli altri.

La Cascina, stavolta, senza poter godere come negli anni passati di una corsia preferenziale, ha dovuto vedersela con altri colossi. Come la milanese GE.ME.AZ. (Gestione Mense Aziendali), fondata nel 1949 da Silvano Cusin, ogni anno serve circa 50 milioni di pasti e conta oltre 6000 collaboratori in tutta Italia. Nel 2012 è entrata a far parte del Gruppo Elior, leader nazionale nel settore della Ristorazione Collettiva.

Il Cns Consorzio Nazionale Servizi vanta 209 imprese socie, e un fatturato annuo che nel 2014 è stato pari a 744.315.174 euro. Tra le sue ditte associate spicca la Cot, una società di ristorazione con sede a Palermo, che ha partecipato, senza successo agli appalti per il Cara d Mineo del 2012 e del 2014, inoltrando istanze di precontenzioso sull’appalto del 3 febbraio 2012 e, tornando alla carica poi nel 2014 in merito all’appalto triennale, da cui era stata esclusa in quanto dei sette requisiti richiesti possedeva solo il titolo per la gestione del servizio ristorazione. 

Infine l’azienda Ladisa produce oltre 22 milioni di pasti, dando lavoro a circa 4000 persone. È presente in Scuole, Università, Ospedali, Ministeri, Forze dell’Ordine, Forze Armate, Enti pubblici in genere

ph. Giusi Scollo

LOTTO 3 – Servizio di pulizia ed igiene ambientale. L’importo a base di gara, IVA esclusa, è pari ad € 3.525.548,00, oltre oneri per la sicurezza per i rischi interferenziali stimati in € 14.102,19 non soggetti a ribasso per le prestazioni di cui all’art. 6 del capitolato.

Questi i punteggi attribuiti dalla commissione:

  1. Consorzio Progetto Multiservizi di Roma: pp. 85,46;
  2. RTI Consorzio Stabile Europeo Multiservice C.E.M.  di Napoli: pp. 76,36;
  3. Zenith Services Group s.r.l. di Messina: pp. 60,97;
  4. Rti Consorzio Gruppo Luoghi Comuni di Acireale (CT), con  la Sicula Ciclat di San Cataldo: pp. 57,98;
  5. Rti Futuro 2000 s.r.l.  di Termini Imerese (PA), con l’Ambiente di Messina: pp. 56,31;
  6. Rti Papalini Spa di Fano, con l’impresa Pizzarotti di Parma: pp. 51,33;
  7. l’I.C. Servizi s.r.l. di Roma assieme alla S.I.M.S Società Cooperativa di Catania: pp. 44,20; 
  8. Global Cri srl di Bari: pp. 22,95;
  9. Ciclat di Bologna: pp. 22,38.

Sull’esito della gara pende una censura della Commissione, che ritiene “anomala” proprio l’offerta presentata dalla ditta che ha il primo posto nella graduatoria provvisoria. La decisione finale viene rinviata al giudizio del Rup Francesco Puglisi, supportato dalla Commissione.

Anche in questo caso l’esito della gara offre sorprese: è fuori la Pizzarotti, impresa proprietaria dell’immobile, consorziata con la Papalini di Fano, che data la posizione (6° posto) difficilmente potrà rientrare in gara, anche nel caso di una ridefinizione della graduatoria. La presenza della Pizzarotti nel raggruppamento vincente, aveva consentito, all’invincibile armata delle coop di mettere in campo anche la proprietà degli immobili (per i quali, comunque, l’impresa di Parma percepiva un indennizzo di 6.200.000 euro, scesi nel 2014 a 4.500.000 euro), e di garantire un’offerta all inclusive: servizi, ristorazione, assistenza sanitaria, immobile. La Pizzarotti, insomma, ha avuto in passato, nei confronti del Consorzio dei comuni, stazione appaltante, il duplice ruolo di affittuaria della struttura e concorrente dell’appalto, inserita in un’Ati che, comunque la si voglia vedere, partecipava da posizioni di forza. Tuttavia c’è da tener presente che con la Pizzarotti il Cara di Mineo dovrà sempre fare i conti, dato che è la proprietaria della struttura.

ph. Andrea Annaloro

LOTTO 4 Fornitura di effetti letterecci, vestiario, prodotti per l’igiene (indumenti esterni vari, indumenti, calzature, articoli da viaggio e accessori, asciugamani, biancheria intima, prodotti per la cura personale). L’importo a base di gara, IVA esclusa, è pari ad € 9.808.200,00 (di cui € 3.022.200,00 soggetto a ribasso e la restante parte pari a € 6.786.000,00 non soggetta a ribasso, in quanto inerente a spese per pocket money e schede telefoniche) oltre oneri per la sicurezza per i rischi interferenziali stimati in € 19.616,40 non soggetti a ribasso per le prestazioni di cui all’ art. 7 del capitolato.

Per il lotto 4 è pervenuta solo una busta: l’Hospital Service s.r.l. di Mozzagrogna in provincia di Chieti, una srl che si è costituita nel 2002 e di cui è proprietario il re delle lavanderie industriali Antonio Colasante. L’impresa ha anche una sede commerciale a Tremestieri Etneo. La ditta ha presentato un ribasso percentuale del 20,98%. Chiusa l’attività di valutazione dell’offerta economica, gli atti sono stati trasmessi al Rup, per la verifica dei requisiti.

La holding Colasante è stata al centro di una bufera giudiziaria, nel marzo dell’anno 2017, con il patron Antonio Colasante, arrestato con l’accusa di truffa a danno della Asl di Lanciano, per una serie di fatture gonfiate di oltre 2 milioni di euro, grazie alle quali, secondo la Procura, si sarebbe comprata una villa a Porto Cervo in Sardegna. 

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