Pubblicato il 15/01/2014
INCHIESTA

DOSSIER – Caltagirone: quale accoglienza? 2. Non di solo Cara vive l'uomo



 di Giacomo Belvedere

DOSSIER – CALTAGIRONE: QUALE ACCOGLIENZA? 2. NON DI SOLO CARA VIVE L'UOMO [leggi la prima parte qui] - Il comune di Caltagirone non è mai entrato nel Consorzio Calatino “Terra di accoglienza”, costituito dai comuni di Mineo, S. Michele di Ganzaria, Vizzini, S. Cono, Ramacca, Raddusa e Licodia Eubea per la gestione ordinaria del Cara di Mineo. Il Consorzio è diventato infatti il soggetto attuatore, sostituendosi alla provincia di Catania. In verità la fattispecie giuridica non è chiarissima, in quanto si parla vagamente di “amministrazione”, senza altre precisazioni. Il Consorzio rappresenta un mutamento a 360° dell’atteggiamento dei comuni del calatino, che inizialmente erano in blocco ostili al Cara. Ma poi il vento è cambiato. Ultimamente, anche il comune di Grammichele è in predicato per entrare nel Consorzio. Il Sindaco Salvatore Canzoniere preme in tal senso. Ma la discussione in Consiglio comunale è sinora stata rinviata più volte per ulteriori approfondimenti. Tuttavia Caltagirone, estranea al modello Cara, ha avuto diverse esperienze di accoglienza nella modalità dello Sprar. Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) è costituito dalla rete degli enti locali che, avvalendosi del supporto delle realtà del terzo settore, accedono al Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo. Si tratta, a differenza del Cara, di progetti di dimensioni medio-piccole - ideati e attuati a livello locale, che non si limitano alla sola distribuzione di vitto e alloggio, ma prevedono anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico.

Ph. Manuela Scebba
Ph. Manuela Scebba

Ciò che fa la differenza rispetto al Cara è la dimensione a misura umana che consente interventi personalizzati. Inoltre, il costo è sensibilmente minore. Un progetto Sprar costa in un anno poco più del costo complessivo di un giorno del Cara di Mineo. Con le stesse somme utilizzate per il Cara di Mineo si potrebbero realizzare tanti progetti Sprar di dimensioni medio-piccole più a misura d’uomo, meno faraonici e costosi, che garantirebbero, tra l’altro il mantenimento o addirittura l’aumento di possibilità di lavoro per gli operatori sociali. Sembra che il Ministero dell’Interno cominci a invertire la rotta su questo nodo cruciale. Lo scorso anno gli sbarchi di cittadini stranieri sulle nostre coste si sono più che triplicati rispetto all’anno precedente, raggiungendo un numero totale di circa 43 mila arrivi. Il 12 dicembre 2013, nel corso del Tavolo nazionale di coordinamento, si è deciso di reperire ulteriori strutture di accoglienza per l’attivazione di nuovi posti Sprar per il triennio 2014/2016, in modo da portare la disponibilità di posti a oltre 21 mila. Di fronte all’acuirsi del problema, il Governo ha deciso dunque di investire negli Sprar per assorbire l’ondata migratoria. Probabilmente non sono estranee a tale mutamento di strategia le polemiche e gli scandali scoppiati ultimamente sulla gestione dei mega centri di accoglienza, che hanno suscitato anche il duro richiamo della Comunità europea. Perché, al di là della facile demagogia antieuropeista che spesso si sente negli interventi sul tema, molti dei fondi stanziati per l’immigrazione sono fondi europei. Negli ultimi cinque anni Bruxelles ha dato a Roma oltre 500 milioni di euro. In una circolare dell’8 gennaio scorso, il Ministero dell’Interno chiede quindi ai Prefetti di raccordarsi con gli enti locali per l’individuazione sul territorio di strutture – preferibilmente non alberghiere – per l’accoglienza degli stranieri, «messe a disposizione da enti pubblici o selezionate tramite indagine di mercato nell’ambito del privato-sociale, dando la preferenza ai soggetti con comprovata esperienza in ambito Sprar o in progetti di accoglienza similari destinati ai richiedenti protezione internazionale. Si evidenzia l’opportunità di individuare strutture con una capienza media di 20/50 persone e comunque non superiore a 100». Ci auguriamo che il Prefetto di Catania Maria Guia Federico e il vice Prefetto e dirigente dell’area Sportello Unico Immigrazione di Catania dott.ssa Rosaria Giuffrè si stiano attivando con intelligenza e sensibilità nell’accogliere tale richiesta del Ministero.

Ph: Manuela Scebba
Ph: Manuela Scebba

IL SISTEMA ACCOGLIENZA NELLA CITTÀ DI STURZO - Il progetto Sprar di Caltagirone nasce nel febbraio del 2011, poiché lo stesso Comune aveva aderito alla campagna del 2009 in seguito all’emergenza immigrazione dichiarata nel 2008. Dal 2011 al 2013 è stato gestito dalla cooperativa “San Giovanni Bosco” della quale è presidente Angela Ascanio. La cooperativa dispone di un’equipe formata da un legale, uno psicologo, 2 mediatori culturali, 4 tutor e operatori, oltre a chi si occupa dell'amministrazione. Il progetto si è avvalso del partenariato del Centro EDA per l'alfabetizzazione e i corsi scolastici e di formazione. La cooperativa ha fornito un servizio di accoglienza integrata a 15 uomini adulti, accolti in due gruppi appartamento: servizi di consulenza legale sulla normativa vigente, preparazione all’audizione presso la commissione di Siracusa, mediazione linguistico-culturale, sostegno psico-relazionale, assistenza sanitaria, orientamento ed accompagnamento ai servizi presenti sul territorio, attività ludico-ricreative, ed infine percorsi formativi e di riqualificazione professionale in vista dell’inserimento socio-lavorativo dei beneficiari. Il 13 maggio 2013 la cooperativa ha aderito alla richiesta di ampliamento del Ministero dell’Interno di ulteriori sei posti collocati presso un terzo gruppo appartamento nel centro storico della città.

C’è poi l’Istituto delle Suore di Gesù Redentore retto dalla superiora Suor Maria Ricci (Protettorato S. Giuseppe in Viale Principessa Maria Josè), che tra le sue attività annovera due  comunità alloggio per Minori denominate “Àncora” e “Timone” impegnate nella prima accoglienza dei minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo politico. Le due Comunità hanno gestito, nel passato, l’accoglienza di donne e bambini durante l’emergenza del 2008. In seguito hanno gestito il progetto del Comune di Caltagirone “Accompagnando Remì”, in corso da ormai 5 anni. Non si tratta di Sprar ma di bandi per Minori Stranieri non Accompagnati (MSNA) gestiti dall'ANCI relativi al programma nazionale di protezione dei minori stranieri del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.

Ph: Giuliana Buzzone
Ph: Giuliana Buzzone

Infine c’è stata dopo la tragedia del 3 ottobre, l’esperienza fatta con 33 minori eritrei non accompagnati, superstiti del naufragio del 3 ottobre a Lampedusa, che la Caritas diocesana, di concerto con l’associazione Arci Amari, muovendosi nelle maglie di in un quadro normativo inadeguato e di estrema incertezza giuridica, ha seguito e agevolato nel ricongiungimento con i propri parenti in Italia o nel Nord Europa, evitando in tal modo che entrassero in un giro gestito dalla criminalità, che su queste situazioni di disagio ci specula e lucra. La tipologia dei minori non accompagnati, ospiti della struttura diocesana era atipica e ha richiesto molta prudenza, delicatezza e inventività negli interventi educativi. Si trattava infatti di minori che non erano stati identificati a Lampedusa, come da loro stessi richiesto. Il timore era di impantanarsi, se identificati, nelle paludi della burocrazia italiana, che in teoria dovrebbe riconoscere a loro lo status di rifugiato politico in 20 giorni, in pratica li avrebbe costretti a fermarsi forzatamente in Italia per uno o più anni. La loro meta non era infatti l’Italia, ma il Nord Europa, dove molti avevano parenti con cui si sono ricongiunti. Ed oggi sorridono felici dai loro profili Fb.

Il 12 luglio 2013 è stato sottoscritto un protocollo d’intesa in materia di integrazione degli immigrati, per la realizzazione di interventi finalizzati all’accoglienza, alla valorizzazione delle diversità culturali e alla riqualificazione professionale di cittadini immigrati, in particolare di richiedenti asilo e rifugiati, nell’ambito del progetto Sprar di Caltagirone. L’iniziativa, promossa dalla cooperativa sociale “San Giovanni Bosco”, ha coinvolto diversi partner: Comune di Caltagirone (assessorato Servizi alla persona), cooperativa “San Giovanni Bosco”, Asp Catania - Distretto di Caltagirone, Centro per l’impiego di Caltagirone, Caritas Diocesana, associazione di volontariato “Astra”, organizzazione sindacale Cisl, Confederazione italiana agricoltori, società consortile “Concreta”, associazione di volontariato Arci Amari, Fondazione Microcredito e sviluppo, Istituto Suore di Gesù Redentore. Tra le iniziative programmate, attività di orientamento, formazione, lavoro e autoimpresa, l’apertura di uno sportello sanitario, ed attività di animazione socio – culturale.

Ph: Giuliana Buzzone
Ph: Giuliana Buzzone

LA GARA PER LO SPRAR 2014/2016 – Il 15 ottobre Comune di Caltagirone ha individuato, dopo gara pubblica, l’ente gestore, per il triennio 2014/2016, del progetto Sprar per 25 adulti stranieri richiedenti asilo e rifugiati per il quale il Comune stesso ha possibilità di accedere alle risorse previste dal Fondo nazionale per le politiche e i servizi d’asilo. Aggiudicatario il consorzio Sol.Calatino, con un’offerta di cofinanziamento del 25 per cento, che rende l'iniziativa a costo zero per il Comune. L’investimento ammonta complessivamente a un milione 200mila euro. La storia della gara è assai travagliata. Il 10 ottobre 2013, il Comune di Caltagirone ha indetto due gare: la prima relativa all’individuazione di un soggetto collaboratore per la partecipazione alla coprogettazione esecutiva di un programma territoriale di accoglienza integrata da inserire nel sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (s.p.r.a.r.) per il triennio 2014-2016 per n. 25 persone adulte maschi, appartenenti alla categoria “ordinari” (D.D. 456 DEL 10/10/2013; la seconda per l’individuazione di un soggetto collaboratore per la partecipare alla coprogettazione esecutiva di un programma territoriale di accoglienza integrata da inserire nel sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (s.p.r.a.r.) per il triennio 2014-2016 - per n. 10 minori stranieri non accompagnati – (D.D. 457 del 10/10/2013).

Alle due gare partecipano, per i 25 adulti, la cooperativa “San Giovanni Bosco” e il Consorzio Sol.Calatino; per i 10 minori non accompagnati la coop. “Il Sorriso”, consorziata con Sol.Calatino, e le Comunità “Àncora” e “Timone” (protettorato S. Giuseppe). I plichi con le offerte avrebbero dovuto essere aperti il 14 ottobre alle 15.30 presso gli Uffici dei Servizi sociali. Ma il 14 ottobre  i due avvisi vengono revocati, perché «a seguito di ulteriori approfondimenti, sia in relazione Decreto del Ministero dell'Interno del 30/07/2013 (G.U.R.I. nr. 207 del 04.09.2013), sia in relazione ad alcuni rilievi pervenuti a questo Ufficio in data 11.10.2013 da parte di soggetto interessato, sia infine per porre rimedio ad alcuni errori materiali, è necessario apportare correzioni e modifiche».  Le contestazioni, da parte della cooperativa “San Giovanni Bosco” riguardano alcuni requisiti e parametri di valutazione, ritenuti dalla cooperativa assai penalizzanti. In particolare si contesta che il valore complessivo degli importi progettuali del servizio reso negli ultimi tre esercizi nel settore oggetto di gara non debba essere inferiore a 1 milione di euro e che si diano sino a 20 punti per l’esperienza nella gestione di centri di accoglienza richiedenti asilo (Cara). Per quanto riguarda i minori i punti per l’esperienza nella gestione dei centri Cara sono 12. Caratteristiche che sembrano essere scritte su misura per Sol Calatino. La cooperativa fa notare, nella lettera di rimostranze al comune di Caltagirone, che il valore complessivo del progetto finanziato nel triennio 2011/2013 per l’accoglienza di n. 15 persone adulte maschi, appartenenti alla categoria “ordinari, è stato di € 329.039,00 per ogni annualità, tale da non arrivare al limite previsto quale requisito di accesso. Inoltre la cooperativa "San Giovanni Bosco" non ha maturato alcuna esperienza in un centro Cara, trattandosi di Sprar.

Ph: Giuliana Buzzone

Nei successivi avvisi del 14 ottobre il giro di affari viene abbassato a 500 mila euro per gli adulti, e i punti per l’esperienza Cara a 6 max; per i minori, invece, il tetto viene stabilito non inferiore  a 200 mila e non si riconosce più alcun punteggio per l’esperienza maturata nella gestione Cara. 

I tempi per presentare le domande sono perentori e ristrettissimi:i due avvisi restano all'albo pretorio sino al 15 ottobre e i plichi, da consegnare entro le ore 13.00, sono stati aperti lo stesso giorno 15 ottobre 2013 alle ore 15,30, presso l’ufficio del Rup/Dirigente dell’Area 4, Architetto Antonio Virginia, al secondo piano dell’Edificio Ex Educandato San Luigi.

Aggiudicatario del bando Sprar riguardante i 25 adulti risulta essere il consorzio Sol Calatino, in quanto la cooperativa “San Giovanni Bosco” è esclusa per vizio procedurale. La gara riguardante i minori, invece, vede l’esclusione della coop. “Il Sorriso” per mancanza di alcuni requisiti e delle Comunità “Àncora” e “Timone” (protettorato san Giuseppe) per un vizio procedurale. Il vizio consiste nel fatto che le due buste interne al plico avrebbero dovuto essere sigillate con ceralacca, cosa che sia “San Giovanni Bosco” sia “Àncora” e Timone” hanno omesso di fare.

La gara lascia uno strascico di polemiche. Il 19 ottobre 2013, su Fb, Ragusa accusa l’associazione di volontariato Astra di attaccarlo strumentalmente, chiedendosi: «Ma forse Sol.Calatino viene attaccato perché ha vinto la gara per la gestione dello Sprar a Caltagirone proprio a danno degli amici dell'associazione Astra?». Pronta il 20 ottobre la replica di Astra, sempre sul noto social: «ribadiamo la nostra preoccupazione, collegata anche al fatto che a gestire il progetto Sprar di Caltagirone sarà dal 2014 il Sol Calatino. A Caltagirone si è egregiamente lavorato per 5 anni su una idea di inclusione e di rispetto, ormai condiviso dai più, molto lontano dalla determinazione di inserire i rifugiati nel tessuto sociale con le modalità utilizzate a Mineo. Ci dispiacerebbe enormemente che l'attività svolta da anni in città venisse vanificata da atteggiamenti e mentalità del tutto lontani, e per noi disastrosi, dal cammino che ha permesso finora, senza traumi per nessuno, una convivenza serena e solidale».

Ph: Giuliana Buzzone
Ph: Giuliana Buzzone

L’EX CASA DELLE FANCIULLE: MODELLO RIFORMATORIO O ACCOMPAGNAMENTO?- È in dirittura d'arrivo il recupero dell'ex Casa delle fanciulle, promosso e avviato dalla precedente amministrazione Pignataro. La struttura è destinata a diventare un centro specializzato di accoglienza di minori stranieri non accompagnati. Si tratta di interventi che, attraverso due diverse fonti di finanziamento (il Pon sicurezza e il Pisu Caltagirone), hanno comportato investimenti per 2 milioni 600 mila euro, utilizzati per la ristrutturazione dell'edificio (che ospitava l'Inps e che si sviluppa su tre piani oltre a un seminterrato e conta anche su un rustico vicino, per complessivi tremila metri quadrati circa). Previsti anche laboratori di artigianato ceramico, nel rispetto della tradizione di Caltagirone, di falegnameria, di ebanisteria e lavorazione di pietre dure. La struttura consta di una sala espositiva, di altri spazi per le attività comuni e per quelle destinate all'accoglienza, di una sala conferenze con 220 posti, di 30 stanze per ospitare 88 minori, della lavanderia e della stireria, della cucina e della sala mensa, oltre a un ascensore per assicurare i collegamenti fra i piani. Il progetto rientra nell’Obiettivo operativo “Realizzare iniziative in materia di impatto migratorio”. La struttura dovrebbe essere gestita a costo zero grazie agli utili derivanti dai servizi di lavanderia, stireria e cineteatro offerti alla comunità locale. Tutto dovrebbe essere pronto entro i primi mesi del 2014. «Questa nuova e funzionale struttura, adeguata agli standard più moderni  - ha affermato il sindaco di Caltagirone Nicola Bonanno -, assolverà alla duplice funzione di garantire la giusta accoglienza ai migranti (nella fattispecie ai minori non accompagnati) e di dare nuove opportunità di lavoro». Un progetto assai complesso e delicato, che non può essere assegnato solo sulla base di standard di prestazioni tecniche o calcoli economici, ma su garanzie misurate sulla qualità dell’accoglienza. Sui minori non accompagnati, la legislazione è infatti assai carente. Il rischio è che si perpetui un modello detentivo di accoglienza-riformatorio, invece di sperimentare un innovativo modello che accompagni i minori al ricongiungimento familiare. Abbiamo chiesto al Sindaco Bonanno, in occasione degli auguri natalizi alla stampa, se ci fossero novità in merito. «Siamo consapevoli dell’importanza del progetto. Terremo gli occhi aperti», ci ha assicurato. Li terremo aperti anche noi.


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