Pubblicato il 08/12/2014
INCHIESTA

Il sistema Odevaine 1. L’ombra lunga di “Mafia Capitale” sul Cara di Mineo?



 di Giuliana Buzzone - Giacomo Belvedere


DOSSIER IL SISTEMA ODEVAINE 1. L’OMBRA LUNGA DI “MAFIA CAPITALE” SUL CARA DI MINEO? [qui la seconda parte] –  L’onda sismica del terremoto giudiziario che sta facendo tremare Roma si è propagata sino al Cara di Mineo, il centro di accoglienza per richiedenti asilo più grande d’Europa, che ha accolto e accoglie migliaia di profughi richiedenti asilo (oggi circa 4.000) e in cui sono stati investiti dal 2011, anno della sua costituzione, ad oggi centinaia di milioni di euro. Le indagini sono ancora in corso ed è presto per dire se le scosse telluriche romane lasceranno indenne il centro di contrada Cucinella o se avranno effetti più devastanti.

Nell’inchiesta romana “Mondo di Mezzo”, coordinata dal procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone, che sta scuotendo la capitale e sta portando alla luce la fisionomia degli intrecci tra le pieghe dell’amministrazione capitolina, tra insospettabili e ambienti malavitosi legati a Massimo Carminati ex estremista dei Nar, risulta tra gli altri coinvolto il dott. Luca Odevaine, ex vice capo di gabinetto dell’ex sindaco di Roma Walter Veltroni e capo della polizia provinciale, arrestato per corruzione aggravata. Addirittura a lui si fa risalire un sistema, il “sistema Odevaine”, che opera in sintonia col mondo di mezzo in cui regna “il Nero” Carminati.

Nell’ordinanza firmata dal Gip Flavia Costantini per l’applicazione delle misure cautelari si legge che «la gestione dell’emergenza immigrati è stato ulteriore terreno, istituzionale ed economico, nel quale il gruppo riconducibile a Buzzi (braccio destro di Carminati) si è insinuato con metodo eminentemente corruttivo». Odevaine, questa è l’accusa, avrebbe agito, dietro compenso, da collettore e distributore dei flussi di migranti alle coop di Buzzi e Carminati, attingendo a quel pozzo di San Patrizio che è il Cara di Mineo e approfittando della sua duplice veste di membro del Tavolo nazionale di coordinamento sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, ma anche di consulente del centro di accoglienza di Mineo. Ad entrambi i ruoli era stato designato da Giuseppe Castiglione, sottosegretario all’Agricoltura del governo Renzi e uomo di fiducia in Sicilia del Ministro dell’Interno Angelino Alfano, già Presidente della Provincia e primo soggetto attuatore del Cara di Mineo dal 2011 al 2013.

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LE REAZIONI DI CASTIGLIONE, ALOISI, RAGUSA: “NOI NON POTEVAMO SAPERE” – Indignata è la reazione di Castiglione. In una nota, postata nella sua pagina Fb, il sottosegretario all’Agricoltura si dice arrabbiato e indignato: «Quali altri sentimenti potrei provare in merito alla vicenda che sull’inchiesta “Mafia Capitale” lo stesso Gip ha definito “sistema Odevaine”? Da presidente dell’Unione delle Province Italiane ho nominato Luca Odevaine come esperto al tavolo di coordinamento nazionale per l’emergenza Nord Africa 2011, aperto presso il Ministero dell’Interno con il Ministro Maroni. Come avrei mai potuto avere dubbi su un uomo che vantava un curriculum di incarichi prestigiosi e peraltro non legati nemmeno alla mia parte politica (Capo di Gabinetto di Veltroni quando era Sindaco, consigliere del Ministro Melandri, direttore della Polizia Provinciale con il Presidente Zingaretti), che è anche Presidente nazionale della Fondazione IntegrAzione, fondata da Legambiente». «Ora si scopre ­– prosegue nella sua nota Castiglione – un enorme sistema marcio che lo vede come attore, per cui a tutti quelli che eravamo estranei a quel sistema non resta altro che la rabbia e l’indignazione per quanto accaduto. E anche molta amarezza, perché l’emergenza immigrazione è stata ed è, soprattutto per la nostra terra, un impegno difficile e serio».

Anche Anna Aloisi, sindaco di Mineo e presidente del “Consorzio dei comuni Terra d’Accoglienza” a cui sono passate le funzioni di soggetto attuatore del centro di contrada Cucinella, reagisce con irritazione. «Qualche sciacallo – scrive sul suo profilo Fb il 6.12.2014 –vorrebbe deturpare l’immagine di Mineo e del Cara associando i tristi fatti avvenuti a Roma con Mineo. Il Cara Mineo è completamente estraneo ai fatti. Noi costruiamo e qualcuno vorrebbe gettare fango. Passano il loro tempo a parlare male del lavoro fatto da persone oneste che hanno deciso di mettersi al servizio della città! Non accetto che chi sta intere giornate a grattarsi la pancia getti fango su chi con grandi sacrifici lavora per la nostra Mineo. Accetto tutte le critiche costruttive da chi ama e costruisce per la città e non da chi vive a Mineo e non dà altro alla città se non fango! Tornatene da dove sei venuto». Nel burrascoso Consiglio comunale del 6 dicembre, in cui era all’odg la discussione del caso Odevaine, la maggioranza che appoggia il sindaco ha fatto secretare la discussione, perché vertente su dati sensibili.

Più diplomatico l’intervento di Paolo Ragusa, presidente del Consorzio Sol.co calatino, che allude alla vicenda senza far nomi: «C’è un sentimento di frustrazione – ha affermato il 4 dicembre 2014 su un’emittente locale – perché le notizie giornalistiche delle ultime ore non aiutano il sistema dell’accoglienza. Allora io per prendere il toro per le corna, colgo l’occasione e lo dico: io non lo so se i profitti della gestione dei centri equivalgono agli stessi profitti che si possono avere con attività illecite, traffico di stupefacenti. In questi giorni leggiamo questo sui giornali. Io non lo so, anche perché non ho il termine di paragone: per la gestione dei centri di cui mi occupo, per fortuna mia, non mi sono mai occupato di attività illecite e non ho neanche intenzione di farlo». Ragusa ammette che «la gestione di queste attività porta anche a degli utili importanti». «Però so di certo – chiarisce – che noi abbiamo fatto una scelta ben precisa, che è quella di destinare gli utili alla comunità, a beneficio della comunità locale e addirittura abbiamo creato una fondazione, la Fondazione di comunità Don Luigi Sturzo. E con quella fondazione in questi anni abbiamo pagato le bollette delle famiglie che non riuscivano ad arrivare alla fine del mese, abbiamo dato un tetto a delle famiglie che non avevano una casa, stiamo aiutando il percorso di distribuzione degli aiuti alimentari. Noi abbiamo fatto la scelta di fare del nostro utile l’utile di tutti».

Si coglie in questi interventi, al di là delle diverse sfumature, dovute anche al temperamento personale, una comune di difesa: quella del “noi non potevamo sapere”. Odevaine viene scaricato senza mezze misure e nessuno si premura di appellarsi, come di solito si fa in questi casi, alla presunzione di innocenza. Come a voler cancellare in fretta la sua ingombrante e imbarazzante presenza dall’album di famiglia.

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ODEVAINE E IL CARA DI MINEO: UN POZZO DI SAN PATRIZIO – In realtà, come vedremo, il ruolo di Luca Odevaine nel Cara di Mineo non è affatto marginale né può essere minimizzato. Il superconsulente del centro menenino viene individuato nell’inchiesta romana come l’uomo trasversale dell’emergenza migrazioni in grado di dirottare ingenti quantità di soldi pubblici ai gestori di cooperative e Sprar amici. Gli inquirenti spiegano il ruolo strategico svolto da Odevaine nell’assegnazione e distribuzione dei flussi migranti transitanti per Mineo verso i centri di accoglienza delle cooperative “amiche” legate all’organizzazione mafiosa romana: «La qualità pubblicistica di Odevaine risiede nell’essere appartenente al Tavolo di coordinamento nazionale insediato presso il Ministero dell’Interno – Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione».

Il Tavolo di coordinamento sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, nacque nell’ambito dell’ENA (Emergenza Nord Africa) dichiarata il 12 febbraio 2011. Si trattava di una cabina di regia che a livello centrale doveva raccordare tutti gli interventi. Il Tavolo è rimasto operativo anche dopo la conclusione dell’ENA con l’obbiettivo di tenere costantemente monitorata la situazione e poter avanzare proposte per il miglioramento dello stato attuale dei servizi e di un’eventuale futura “emergenza”. Il Tavolo è composto dai rappresentati del Ministero dell’Interno, dell’Ufficio del Ministro per l’Integrazione, del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, delle Regioni, dell’Unione delle province d’Italia (UPI) e dell’Associazione nazionale dei comuni italiani, ed è integrato, in sede di programmazione delle misure da assumere, con un rappresentante del Ministro delegato alle Pari opportunità, un rappresentante dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), un rappresentante della Commissione nazionale per il diritto di asilo e, a seconda delle materie trattate, con rappresentanti delle altre amministrazioni o altri soggetti interessati. Odevaine risulta essere membro effettivo del Tavolo in qualità di referente nazionale dell’Unione delle Province Italiane (UPI) per l’emergenza migratoria, già in coincidenza con l’istituzione del Tavolo di Coordinamento Nazionale Emergenza Nord Africa (ENA).

La sua posizione è inoltre rafforzata dall’essere presidente della Fondazione IntegrA/Azione, che – si legge nel suo sito istituzionale – «realizza specifici percorsi di formazione rivolti a tutti i lavoratori impegnati nella delicata pianificazione di una relazione d’aiuto (per il personale della Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento della Protezione Civile, nell’ambito dell’emergenza Nordafrica sancita dalla proroga del 12 febbraio 2011, e del Centro d’Accoglienza di Mineo in provincia di Catania, il più grande d’Italia)». Ma secondo gli inquirenti, che si basano su intercettazioni effettuate proprio sull’utenza telefonica della Fondazione, risulterebbe che la Fondazione stessa era una copertura per mascherare un centro di smistamento di favori alle coop di Buzzi e Carminati. Luca Odevaine, si apprende sempre dall’informativa, per non compromettere le sue possibilità istituzionali ha persino cambiato il proprio cognome per celare una precedente condanna risalente a 26 anni prima, come lo stesso riferisce intercettato in una conversazione. La cosa viene scoperta dall’amministrazione statunitense che gli nega il visto, nella fase preparatoria di un viaggio previsto nell’aprile 2014, mentre nessuna delle amministrazioni italiane presso cui lavorava nota il particolare.

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Nell’impianto accusatorio si sottolinea inoltre lo stato di conflitto di interessi tra il ruolo esercitato al Tavolo nazionale per l’immigrazione, e quello di consulente svolto al Cara di Mineo. Odevaine per un lungo periodo infatti risulta consulente esperto del Presidente del “Consorzio dei comuni Terra d’Accoglienza”, soggetto attuatore del CARA di Mineo, incarico il suo cessato nel giugno 2014 per poter all’interno dello stesso Cara di Mineo essere assunto come collaboratore part-time, dopo aver vinto un bando di concorso per un posto nella “Progettazione, gestione e rendicontazione dei fondi europei” con un contratto dal giugno 2014 sino al dicembre 2015, ruolo sospesogli dopo l’arresto. Le parole dei Pm che affermano: «Odevaine è un signore che attraversa, in senso verticale e orizzontale, tutte le amministrazioni pubbliche più significative nel settore dell’emergenza immigrati» indicano la capacità di Odevaine, denominato in gergo nelle intercettazioni “il padrone”, di tessere una rete di relazioni e su quelle costruire un fitto sistema che «proprio in forza di quel ruolo», scrive il Gip, «artatamente era riuscito a custodire». In una conversazione intercettata tra Odevaine e il suo commercialista, il consulente svela come riuscisse a veicolare verso centri di accoglienza a lui collegati da interessi privati, i flussi dei richiedenti asilo di passaggio per il Cara di Mineo.

Luca Odevaine – intercettazione:

“… omissis… per cui su quello dovremmo quantificare… su Roma…

io a Roma gli ho fatto… cioè mi faccio avere… nei Centri che loro hanno a Roma… eh strutture… immobili che mettono a disposizione… li faccio avere… (inc.) cioè chiaramente stando a questo tavolo nazionale… e avendo questa relazione continua con il Ministero… sono in grado un po’ di orientare i flussi che arrivano da… da giù… anche perché spesso passano per Mineo… e poi… (salta per un secondo la registrazione)… da Mineo… vengono smistati in giro per l’Italia… per cui un po’ a Roma… un po’ nel resto d’Italia… se loro c’hanno strutture che possono essere adibite a centri per l’accoglienza da attivare subito in emergenza… senza gara… (inc.) le strutture disponibili vengono occupate… e io insomma gli faccio avere parecchio lavoro… per cui su quello… io ho detto “guarda su quello… dobbiamo fa… perché finora… con Abitus noi lavoravamo nei centri che loro… omissis…

Può darsi che il superconsulente millantasse un’influenza sul centro di accoglienza di Mineo sovradimensionata rispetto alla realtà, fatto sta l’organizzazione malavitosa prende sul serio le sue parole. Nell’informativa del Ros il pluri esperto risulta infatti a libro paga di Buzzi da tre anni, come riferiscono le intercettazioni ambientali, per un ammontare di 5 mila euro al mese, ottenuti attraverso fatturazioni false per coprirne le retribuzioni illecite e che venivano corrisposti attraverso versamenti in denaro sui conti correnti della moglie e del figlio di Odevaine, che li giravano poi all’indagato. Buzzi dice: «c’ho rapporti con Luca quindi va bene lo stesso.. lo sai a Luca quanto gli do? Cinquemila euro al mese… ogni mese… ed io ne piglio quattromila…». Vengono versati anche dalla Eriches 29 (Consorzio di Cooperative sociali espressione diretta del Gruppo cooperativo 29 Giugno) sui conti della moglie e del figlio di Odevaine somme pari a 117.200 euro, prive di giustificazione economica, che vengono poi per intero riversate sui conti dell’indagato.

Degno di nota per gli inquirenti è che Odevaine venga confermato attore in tema di immigrazione con l’entrata in vigore del decreto legislativo 21.02.2014, n. 18, continuando a partecipare al Tavolo di coordinamento nazionale insediato presso il Ministero dell’Interno – Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione -, sempre in qualità di membro effettivo e referente nazionale dell’Unione delle Province Italiane (UPI) per l’emergenza migratoria. Dunque Odevaine continuava a lavorare indisturbato, nonostante fosse – come è scritto nel dispositivo«un signore che siede al tavolo di coordinamento dell’immigrazione quale espressione dell’Unione Province Italiane, in forza di una nomina proveniente da un Presidente di Provincia che non è più tale, senza che nessuno se ne accorga, così consentendogli lo svolgimento di una funzione privo di qualunque legittimazione».

Ai fini dell’indagine risulta d’interesse anche la conversazione avuta dall’uomo di Buzzi con la collaboratrice Polselli nella quale chiedeva venisse redatto un report riassuntivo con l’indicazione delle strutture ricettive, da consegnare successivamente al Prefetto Scotto Lavina, conversazione che consentiva agli inquirenti di comprendere come Odevaine utilizzasse i propri canali istituzionali per veicolare le decisioni delle autorità competenti e facilitare i movimenti illeciti economici propri e degli imprenditori a lui collegati.

Luca Odevaine – intercettazione:

allora per capirci… quella che è… lì c’è un direttore generale… dei servizi immigrazione… che era la PRIA… e adesso non c’è più… e non c’è nessuno al momento… sotto di lei ci stanno due direzioni centrali… una che si occupa di rifugiati politici… i richiedenti asilo… e l’altra… che è quella di Malandrino… che si occupa dei FEI… degli immigrati in generalelei è un’idiota… poverina… non capisce un cazzo… però… per me va bene… perché in questo momento che non c’ha neanche il capo sopra di lei… si affida molto a me perché non sa dove sbattere le corna… questo diciamo… è il quadro…allora… a parte tutte le questioni di MINEO… e tutte le questioni relative a San Giuliano…che segue lei… e di cui le andrò a parlare… MINEO non c’è molto da dirgli… perché sta procedendo.. San Giuliano so… (inc.) la comunicazione dell’ok al Prefetto per firmare la convenzione… quindi… possiamo anche non metterglielo….

…omissis…

“Lei ” è riferito al Prefetto Rosetta Scotto Lavina, che dal 15 settembre 2014 è il nuovo direttore centrale per le politiche dell’immigrazione e dell’asilo; e che dal 1° settembre 2012 aveva già ricoperto l’incarico di Direttore Centrale dei Servizi Civili per l’Immigrazione e l’Asilo, sempre nell’ambito del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione.

Luca Odevaine – intercettazione:

no allora dal punto di… lei mi ha chiesto… cioè io mi sono offerto di segnalarle delle strutture… pronte, immediatamente disponibili… eventualmente se c’ha… se è in difficoltà… di cui… alcune… sono di Eriches… allora… mettici “appunto”… poi qua sopra ci puoi scrivere… strutture immediatamente disponibili per… l’accoglienza… dunque eh (inc.) vabbè qua (inc.) però fammi una cortesia mettigli per prima quella di… di 400 posti a Castelnuovo di Porto (inc.)

Lo stesso Odevaine nella conversazione comincia a far riferimento a strutture di accoglienza e alberghiera da inserire nell’elenco Catania, Melilli, Piazza Armerina.

poi sotto Catania… Catania eh (inc.) dunque puoi metterci struttura eh… sì capienza 400… 4-500 posti letto… struttura alberghiera a Catania… poi… ci dovresti mettere eh… Melilli, provincia di Siracusa… Melilli, provincia di Siracusa, struttura per… 200 posti, tra parentesi mettici, per cortesia… RSA… RSA… ex RSA… poi sem… a Piazza Armerina, provincia di…” “Enna… ci metti struttura alberghiera già utilizzata… alberghiera già… in utilizzo (inc.) per 150 posti… ampliabile fino… a 500… eh… e credo basta… fa ‘na cosa… questa qua… ex RSA… mettila in fondo… le altre due… Piazza Armerina e Catania le metti una vicina all’altra… proprio un appunto senza troppi…” “ghirigogori… e questo qua… chiaramente… sia queste di Roma… che queste di Piazza Armerina… e di Catania… loro che sono gestori diversi… però… se noi gli facciamo prendere… il… gli facciamo aprire i centri… insomma ci… ci coinvolgono nell’operazione…”

Continua…


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