Pubblicato il 09/12/2014
INCHIESTA

Il Sistema Odevaine. 2. Un habitué al Cara di Mineo



 di Giuliana Buzzone - Giacomo Belvedere


DOSSIER – IL SISTEMA ODEVAINE. 2. UN HABITUÉ AL CARA DI MINEO [qui la prima parte] – Il ruolo esercitato al Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo da Luca Odevaine, arrestato nell’ambito dell’inchiesta su “Mafia Capitale” per corruzione aggravata, non è affatto marginale né può essere sminuito o ridotto a quello di una semplice comparsa. Odevaine in realtà comincia ad essere presente al Cara di Mineo ben prima della data citata dal Gip (7 gennaio 2014). Infatti è nominato come consulente esperto del Presidente del “Consorzio Terra d’Accoglienza” il 29 luglio 2013 (che allora si chiamava Consorzio “Calatino terra di Solidarietà”), a seguito della deliberazione del Cda del 24 maggio 2013, proprio da quel Castiglione che, in qualità di presidente dell’Unione Province Italiane dal 2009, lo aveva nominato nel 2011, ad essere referente per l’UPI del Tavolo di Coordinamento Nazionale Emergenza Nord Africa (ENA), in coincidenza con la sua istituzione. La nomina a consulente del Consorzio dei comuni che amministra il Cara di Mineo viene poi confermata dal suo nuovo presidente, il sindaco di Mineo Anna Aloisi il 7 gennaio 2014. La Aloisi spiega inequivocabilmente al Cda la necessità della conferma del dott. Odevaine quale esperto del Presidente in forza dell’«importante ruolo svolto dal suddetto professionista nei rapporti tra Consorzio e Ministero dell’Interno, in Roma».

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Ma Odevaine risulta avere un ruolo non marginale nel Cara menenino praticamente sin dal suo nascere. Lo troviamo presente il 18 luglio 2011, quando il vice capo del dipartimento della Protezione civile nazionale, Angelo Borrelli consegna la struttura del Cara di Mineo all’allora presidente della Provincia regionale di Catania, Giuseppe Castiglione, nella qualità di soggetto attuatore (nominato dal Consiglio dei ministri) per la gestione del Centro di accoglienza per i richiedenti asilo politico. Luca Odevaine partecipa all’evento in qualità di membro del Comitato nazionale emergenza immigrati per conto dell’Unione province italiane. Nel marzo del 2012, prima della nomina a esperto consulente del “Consorzio Terra d’Accoglienza”, risulta supervisore del Centro di Mineo, come estrapolato da una relazione redatta dopo la visita di una delegazione della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato al “Villaggio della solidarietà” di Mineo, dove si legge: «Giunta al villaggio, la delegazione (composta dai senatori Roberto Della Seta e Salvo Fleres) ha incontrato Sebastiano Maccarrone, direttore del centro, Giovanni Ferrera, responsabile dell’area amministrativa della Provincia regionale di Catania, soggetto attuatore per la gestione del centro, Luca Odevaine, componente del comitato di coordinamento nazionale emergenza Nord Africa e supervisore del centro, e Roberto Roccuzzo, componente del consiglio di amministrazione del Consorzio Sisifo, una delle cooperative che si è aggiudicata l’intera gestione dei servizi».

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Il 19 luglio 2012, in occasione della visita ufficiale al Cara del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, Odevaine risulta essere, così come appare dal resoconto pubblicato nel sito del centro menenino, consulente dell’Ente e sempre come consulente interviene il 21 giugno 2012 al convegno organizzato dal Cara di Mineo in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato. E in un incontro dei comuni del “Consorzio Terra d’Accoglienza”, tenutosi a Mineo il 18 giugno 2013 sui disordini avvenuti al centro d’accoglienza di contrada Cucinella il 14 giugno, partecipa in qualità di responsabile delle relazioni istituzionali del Cara.

Inoltre Odevaine, a seguito della pubblicazione del bando per la nomina del direttore generale del “Consorzio Terra d’Accoglienza”, si candida anche alla carica di direttore. Erano pervenute due domande, del direttore uscente, Giovanni Ferrera e di Odevaine stesso. Il Cda del Consorzio ritenendolo «utile e indispensabile al fine di dare anche continuità nella conoscenza dei fatti e della gestione» incaricava il dott. Ferrera, poiché aveva già maturato, relativamente alle funzioni richieste, esperienza nel centro Cara di Mineo durante il periodo della gestione straordinaria, ma il curriculum di «profondo conoscitore delle problematiche legate all’immigrazione» non lasciava indifferente lo scrivente, cioè Castiglione, che «intende nominarlo nella qualità di esperto».

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Che i rapporti tra il Cara e Odevaine fossero ottimi lo testimonia anche il fatto che la Fondazione IntegrA/Azione abbia patrocinato la serata romana dello spettacolo teatrale “Mare nostrum”, firmato da Massimiliano Perrotta, con la regia di Walter Manfrè, andato in scena Il 26 novembre scorso presso il teatro “Golden” di Roma. All’evento hanno partecipato Giuseppe Castiglione, Anna Aloisi e Paolo Ragusa. In quell’occasione Giuseppe Castiglione ha confermato lo stanziamento quest’anno, di tre milioni di euro per il Consorzio dei Comuni del Calatino, destinato alle azioni di formazione e di integrazione.

Last but not least, il dott. Odevaine nel giugno di quest’anno, oltre ai ruoli ricoperti, ha fatto parte anche della commissione giudicatrice le proposte relative al bando per la gestione dei servizi del Cara di Mineo. Ruolo a cui Odevaine non era nuovo, dato che lo stesso aveva fatto parte anche nel 2012 della commissione giudicatrice sempre per l’affidamento della gestione dei servizi del centro di contrada Cucinella. La gara di giugno è stata vinta dall’Ati (associazione temporanea di imprese) che ha come capogruppo mandatario il Consorzio Casa della Solidarietà, a cui le altre aziende facenti parte dell’Ati hanno dato l’incarico di trattare con il committente. Sono le stesse coop. e aziende che hanno gestito il Cara sinora: Sisifo, Sol.Calatino, Senis Hospes, Cascina Global Service, Pizzarotti e c. s.p.a, comitato provinciale della Croce Rossa Italiana. Rispetto al passato, dunque, cambia solo l’ente capofila: prima dell’ultimo appalto era sempre stato il Consorzio Sisifo, coinvolto l’anno scorso nella scandalosa gestione del Cpsa di Lampedusa.

Forte dunque della sua posizione privilegiata, con un piede nel Tavolo di coordinamento nazionale sull’immigrazione, dove si prendono le decisioni, l’altro saldamente al Cara di Mineo, utilizzato come forziere umano a cui attingere l’oro nero dei migranti, Odevaine avrebbe dunque, stando alla ricostruzione degli investigatori, lucrato indisturbato per un triennio sull’emergenza immigrazione. Alcune intercettazioni, riferite dal quotidiano «Il Messaggero», farebbero pensare addirittura a un tariffario. In una conversazione con il commercialista Stefano Bravo, incaricato di trasferirgli il denaro illecitamente percepito all’estero, Odevaine monetizza la quota che gli spetta a persona: «Noi prima ragionavamo… Io ti do i mediatori tu me li paghi tot.. e io su quello ci guadagno… Invece adesso io ho detto facciamo un ragionamento: io ti do 100 persone, tu mi dai tot a persona. L’idea era di fare una media tra 80 centesimi e un euro e mezzo a persona grosso modo di margine di utile». Per quanto riguarda il Cara di MIneo, il superconsulente pretende però che gli utili siano raddoppiati, dato che il centro ospita ormai 4000 persone, il doppio di quelle previste all’inizio: «Mo’ abbiamo raddoppiato: ci sono 4mila persone all’interno a Mineo.. Non può essere sempre lo stesso importo e quindi siamo passati a 20mila euro. Su San Giuliano dobbiamo ancora quantificarlo, perché intanto per scaramanzia si farà i conti di quanto sarà l’utile». 

L’ipotesi accusatoria, ovviamente, è tutta da verificare e deve passare al vaglio degli investigatori. Lo studio delle carte e gli interrogatori dei prossimi giorni serviranno a far luce sui molti punti oscuri. Ma certamente l’inchiesta “Mondo di Mezzo” getta più di un ombra sul “Villaggio della Solidarietà”, ubicato in quello che fu il “Residence degli aranci” in contrada Cucinella a Mineo. 

ph. Giusi Scollo

ph. Giusi Scollo

UN ESEMPIO DI SPARTIZIONE DELL’ACCOGLIENZA – Quel che sembra chiaro è che a Roma vigeva tra le coop una ferrea logica spartitoria che non ammetteva deroghe o invasioni di campo. E chi sgarrava veniva richiamato bruscamente all’ordine. Nell’inchiesta romana compaiono, a titolo diverso, i nomi di due Consorzi che gestiscono i servizi al Cara di Mineo: la Casa della Solidarietà e Sol.co. La Casa della Solidarietà è un consorzio di cooperative sociali, vicine a Comunione e Liberazione di cui fanno parte, oltre alla Casa della Solidarietà stessa, tre cooperative: Domus Caritatis, Tre Fontane e Osa Mayor, che nel Consorzio mantengono la propria autonomia. Nell’anno 2012 il Consorzio si aggrega con la cooperativa La Cascina, colosso della ristorazione da 150 milioni di euro annui. Nell’inchiesta romana sbuca il nome di Tiziano Zuccolo, (non indagato), presidente della Casa della Solidarietà e rappresentante dell’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento e di San Trifone, una delle cooperative capitoline maggiormente attive ed influenti nel settore del sociale. In una telefonata intercettata tra Zuccolo e Salvatore Buzzi, si ravviserebbe secondo i Pm una sorta di accordo in cui i due si spartiscono a metà un gruppo di profughi siriani.

Buzzi chiede a Zuccolo se i migranti siriani potessero essere alloggiati anche a Roma, e questi specifica che erano destinati in due strutture fuori Roma. Buzzi precisa al riguardo: «no, però arrivano altri centoquaranta m’hanno detto» e aggiunge: «si, si, si, so’ due e dieci in tutto».

Al che Zuccolo: «va be’, a Salvato’, noi l’accordo… l’accordo è quello al cinquanta, no?», ricevendo conferma dal suo interlocutore: «ok,ok, io sto, sto a preme’ per gli altri centoquaranta». Il Presidente della Casa della Solidarietà si complimenta con Buzzi: «eh, bravo, l’accordo è al cinquanta per cento, dividiamo da buoni fratelli, ok?». Secondo gli inquirenti tale scambio di battute tra Buzzi e Zuccolo consente, ulteriormente, «di acclarare l’esistenza di un accordo, in ossequio del quale i richiedenti asilo e rifugiati assegnati dall’ANCI al comune di Roma andavano divisi “al cinquanta per cento”, costituendo di fatto un vero e proprio “cartello” che rendeva di fatto molto più complesse analoghe possibilità d’impresa ad altre cooperative od associazioni presenti nello specifico settore».

Sulle attività dell’ente ecclesiastico “Arciconfraternita SS. Sacramento e di S. Trifone” anche la diocesi di Roma ha disposto un’ispezione. Come ha rivelato al settimanale «Famiglia Cristiana» il cardinale Agostino Vallini, sono state predisposte due visite canoniche all’Arciconfraternita. La decisione adottata è quella di «estinguere l’Arciconfraternita»: Vallini ha disposto da tempo che essa non sottoscriva nuove convenzioni con alcun ente pubblico né con cooperative di qualsiasi genere. Il suo nome compare ancora sul sito del Vicariato di Roma, solo perché «alcuni contratti stipulati in passato stanno arrivando a conclusione».

Ph. Andrea Annaloro

Ph. Andrea Annaloro

Sempre nelle intercettazioni appare il nome di Mario Monge (non indagato), presidente del Consorzio Sol.co di Roma. Buzzi si rammarica con lui del fatto che nell’appalto per la manutenzione ordinaria delle aree a verde delle ville storiche romane Sol.co stia pestando i piedi alla sua cooperativa Eriches 29, presentando un “poderoso progetto” (a detta di Buzzi) che aveva tutte le carte in regola per vincere l’appalto.

Secondo i pm la conversazione avvenuta il 14 maggio 2013 tra i due evidenzia «in maniera inequivocabile come Buzzi vantasse una notevole influenza nei confronti delle cooperative concorrenti, tanto che il Presidente del Sol.Co., di fronte a Buzzi che gli manifestava il proprio disappunto per il fatto che “stai proprio su di me”, si giustificava manifestando piena disponibilità a “trovare una soluzione se c’è un problema”».

Appresa la notizia che Eriches 29 aveva vinto la gara, Salvatore Buzzi inviava subito un sms di ringraziamento a Mario Monge della coop. Il Sol.Co.: «Ok grazie sei un amico».

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