Pubblicato il 25/01/2015
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Mafia Capitale, Il Tribunale del Riesame: “Odevaine ha in spregio ogni principio di buona amministrazione”



MAFIA CAPITALE, IL TRIBUNALE DEL RIESAME: “ODEVAINE HA IN SPREGIO OGNI PRINCIPIO DI BUONA AMMINISTRAZIONE” – Sono state depositate le motivazioni con cui il Tribunale per il Riesame di Roma si è espresso il 24 dicembre scorso sui ricorsi di 11 indagati nell’inchiesta su Mafia Capitale. Restano in carcere l’ex amministratore delegato di Ama Franco Panzironi, l’esperto in immigrazione Luca Odevaine, il funzionario del Comune di Roma Claudio Turella, gli imprenditori Cristiano Guarnera e Giuseppe Ietto, oltre che Nadia Cerrito, segretaria del presidente della cooperativa 29 giugno Salvatore Buzzi. Ai domiciliari Fabio Gaudenzi, Rossana Calistri, Pierina Chiaravalle e Sandro Coltellacci, mentre è stato rimesso in libertà Franco Cancelli, responsabile della cooperativa Edera.

Per quanto riguarda Luca Odevaine, il superconsulente che sedeva contemporaneamente al Tavolo nazionale per l’immigrazione e all’Ufficio per i fondi europei Fer del Cara di Mineo il collegio, presieduto da Bruno Azzolini, motiva la conferma delle misure restrittive in carcere emesse dal gip Flavia Costantini, in quanto il suo «completo e comprovato inserimento nel sistema politico/burocratico romano e la conseguente rete di conoscenza e entrature ad ogni livello, rende evidente il pericolo di recidiva che non può che essere evitato con la più afflittiva delle misure».

“INTERESSE PRIVATO ANTEPOSTO A ESIGENZE UMANITARIE” – Odevaine – spiegano i giudici del Riesame di Roma– intascava dal clan Carminati «in maniera continuativa denaro come prezzo della propria opera di funzionario pubblico», esaltando «al fine di valorizzare il proprio ruolo nell’associazione, le competenze del Tavolo per l’emergenza nomadi cui partecipa evidenziandone la dimensione nazionale e la capacità di orientare i flussi di immigrati». È quello che gli inquirenti chiamano per l’appunto “il sistema Odevaine”. Assai duro il giudizio dei magistrati: «Luca Odevaine – scrivono – mostra di avere in spregio ogni principio di fedeltà e di buona amministrazione che dovrebbe condurre la sua opera» e «non prova alcun senso di disagio per i propri comportamenti sconvenienti e riprovevoli che antepongono l’interesse personale e quello degli imprenditori che lo corrompono alle esigenze umanitarie che sono sottese alle decisioni che influenza per la propria funzione al Tavolo».

Ph. Coordinamento consiglieri del Calatino

Ph. Coordinamento consiglieri del Calatino

UNA PISTA SICILIANA DI MAFIA CAPITALE?– Su possibili ramificazioni siciliane dell’inchiesta romana “Mondo di mezzo”, relative al ruolo avuto da Luca Odevaine nella gestione del Cara di Mineo, il mega centro di accoglienza che ospita circa 4 mila richiedenti asilo, stanno indagando due Procure: quella di Caltagirone, guidata dal neo Procuratore Giuseppe Verzera, e quella di Catania, il cui capo, Giovanni Salvi, è stato ascoltato il 15 gennaio in Commissione nazionale antimafia. «Certamente abbiamo indagini in corso, – ha confermato in quell’occasione il capo della Procura etnea in conferenza stampa – siamo stati informati dalla Procura di Roma di questi aspetti, ma non possiamo dire altro». La notizia di uno scambio di informazioni tra la Procura romana e quella etnea era stata anticipata, dal Procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, che, in occasione dell’audizione dell’11 dicembre 2014 in commissione nazionale antimafia, aveva così risposto alle richieste di ulteriori dettagli circa le numerose trascrizioni che rimandano al Cara di Mineo: «Appena avremo tempo, le indicazioni che si trovano nell’inchiesta saranno oggetto di scambio formale con la procura di Catania».

La Procura etnea e quella calatina starebbero cercando riscontri ma non ci sarebbero al momento iscritti nel registro degli indagati. Anche il presidente della Commissione regionale Antimafia Nello Musumeci è intenzionato a vederci chiaro e ha calendarizzato una serie di audizioni.

Odevaine ha avuto al Cara di Mineo un ruolo non secondario, sedendo in tutte le tre commissioni che hanno  aggiudicato dal 2011 al 2014 gli appalti milionari per la gestione dei servizi e delle forniture al centro di accoglienza di Mineo (l’ultimo di 97 milioni a giugno dell’anno scorso). Nelle intercettazioni il consulente si vanta di poter orientare i flussi migratori provenienti dal centro di Contrada Cucinella, indirizzandoli verso le coop di Buzzi e Carminati. Un’attività criminale per la quale avrebbe addirittura chiesto – secondo quanto emerge dalle intercettazioni – un aumento della parcella pattuita. Dato che il centro ospita ormai 4000 persone, il doppio di quelle previste all’inizio, il superconsulente pretende che gli utili siano raddoppiati: «Mo’ abbiamo raddoppiato: ci sono 4mila persone all’interno a Mineo.. Non può essere sempre lo stesso importo e quindi siamo passati a 20mila euro».

Il Consorzio dei Comuni “Calatino terra d’Accoglienza”, che amministra in quanto stazione appaltante in Cara di Mineo, in virtù di una convenzione con il Viminale, ha sinora sostenuto la propria estraneità alla vicenda, minimizzando e riducendo il ruolo di Odevaine a quello di un semplice “tecnico”, ininfluente sulle scelte strategiche del centro. Ma non sono da escludere ulteriori sviluppi dalle inchieste in corso.

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