Pubblicato il 05/05/2015
ATTUALITÀ

Mafia Capitale secondo capitolo “blindata” e “finta” la gara del CARA di Mineo




Non sono indagati ma chi ha avuto o ha che fare strettamente col CARA di Mineo c’è dentro sino al collo. La Procura di Catania di concerto con quella di Roma ha disposto molteplici perquisizioni presso le sedi degli uffici interessati, tra cui quelle del Consorzio Sol Calatino – Società Cooperativa Sociale, inserito nell’A.T.I. che si occupa delle gestione dei servizi all’interno del C.A.R.A. di Mineo nonché presso i locali della Provincia Regionale di Catania; l’ex presidente della provincia catanese, Giuseppe Castiglione, oggi sottosegretario del Governo e il direttore Giovanni Ferrera del Consorzio Calatino Terra d’Accoglienza sono più volte citati nella nuova documentazione di Mafia Capitale 2 che riprende quello che fu chiamato nel finire dello scorso anno il Sistema Odevaine.

Sette mesi dalla prima ordinanza, dopo la conferma della Cassazione delle misure cautelari derivanti  dell’impianto accusatorio dell’inchiesta Mafia Capitale nei confronti dei principali artefici di numerosi reati quali associazione a delinquere di stampo mafioso, la nuova ordinanza del secondo capitolo di Mafia Capitale, emessa dal Gip del Tribunale di Roma Flavia Costantini, approfondisce e svela in altre sue sfaccettature la rete che delinqueva approfittando dell’emergenza oramai strutturata dell’immigrazione e che ha coinvolto sin dall’inizio il centro richiedenti asilo più grande d’Europa, non solo per le dimensioni, soprattutto per il flusso di migliaia di donne e uomini e la presenza costante all’interno di circa 4mila persone di oltre 40 etnie, il CARA di Mineo, su cui sono stati puntati i fari anche dall’Autorità Anticorruzione  che ha definito illegittimo l’ultimo bando di gara per l’assegnazione dei servizi interni, che quelli della Commissione parlamentare d’Inchiesta sui Cara e i Cie che ha compiuto la propria missione  la scorsa settimana.

«Collusioni preventive, consistenti in accordi finalizzati alla predeterminazione dei soggetti economici che si sarebbero aggiudicati le gare» e «condotte fraudolente, consistenti nel concordare i contenuti dei bandi di gara in modo da favorire il raggruppamento di imprese al quale partecipavano imprese del gruppo LA CASCINA» ed infatti l’ultimo bando di cui dava mandato il 7 aprile 2014 il consiglio del Consorzio e indetto poi dal direttore Ferrera il 24 aprile,  di cui parla Odevaine intercettato dialogando con il commercialista Stefano Bravo,  viene definito «blindato», a vincerlo sarà l’ATI Casa della Solidarietà, nome dietro cui stanno le coop. che hanno gestito il Cara senza soluzione di continuità cambiando rispetto ai bandi precedenti solo il nome rappresentante, sono Sisifo, Sol.Calatino, Senis Hospes, Cascina Global Service, Pizzarotti e c. s.p.a, comitato provinciale della Croce Rossa Italiana.

STRALCIO INTERCETTAZIONE TRA LUCA ODEVAINE E STEFANO BRAVO

… omissis…

SB:    «ma t’hanno nominato, poi giù, Direttore del… là del centro nuovo? …inc…»

LO:   «sì, beh dobbiamo fare la gara adesso, facciamo… questa settimana chiudiamo il bando …inc…, beh … pubblichiamo il bando poi tornerò per la Commissione per aggiudicarla però diciamo che è abbastanza blindato insomma, non…sarà difficile che se lo possa aggiudicare qualcun altro (I due ridono), vabbè, no vabbé dai è quasi impossibile nel senso che alla fine …inc… per cui continueranno a… a gestirlo quelli che lo gestiscono adesso, mi pare più corretto»

SB:    «ma tu parli …inc…»

LO:   «di Mineo»

 

Nelle ore successive al caos mediatico scatenatosi dopo la pubblicazione e divulgazione dell’ordinanza dello scorso 28 novembre i soggetti che operano o avevano avuto ruoli di primo piano in amministrazione o gestione del CARA di Mineo avevano preso le distanze, smarcandosi da Luca Odevaine. Giuseppe Castiglione aveva presto affermato di non avere «nulla a che fare con la vicenda di“Mafia capitale” e mi fa rabbia esserne coinvolto sui giornali», il suo nome però, salta nuovamente fuori da altre intercettazioni. Odevaine racconta a Stefano Bravo agli inizi di marzo 2014 l’aneddoto del suo ingresso come rappresentante al tavolo tecnico per la gestione dell’emergenza immigrazione per conto dell’Upi, l’Unione delle province e di quando sceso in Sicilia, per vagliare ciò che stava accadendo in quello che ancora non era il CARA di Mineo, lo andò a prendere Giuseppe Castiglione:

STRALCIO  INTERCETTAZIONE TRA LUCA ODEVAINE E STEFANO BRAVO

LO:  «il Presidente della Provincia di Catania … che era anche Presidente dell’UPI … Giuseppe Castiglione … il quale … quando io ero andato giù … mi è venuto a prendere lui all’aeroporto … mi ha portato a pranzo … arriviamo al tavolo … c’era pure un’altra sedia vuota … dico eh “chi?” … e praticamente arrivai a capì che quello che veniva a pranzo con noi era quello che avrebbe dovuto vincere la gara (ride)…»

«al che gli ho detto “guarda …inc… a queste condizioni” …inc… però … alla fine diciamo c’è voluto un pò di tempo … però abbiamo concordato un percorso … »

«… per cui alla fine lui capisce … gli dico … noi dobbiamo creare un gruppo … poi facciamo la gara … però certo favoriamo le condizioni per cui ci sia un gruppo forte … che sta roba qua …inc… vince …»

« … per cui gli presento … già ne parlo con questi dell’Arciconfraternita a Roma … con cui ho sempre lavorato qui al di Comune di Roma … e loro nel frattempo si erano appunto … fusi con la Cascina … per cui ho conosciuto loro gliel’ho presentati a Castiglione … e poi è nato questo … peraltro è nato e si è sviluppato poi per altri aspetti … perché loro adesso … Castiglione si è avvicinato molto a Comunione e Liberazione, insieme ad Alfano e adesso loro … Comunione e Liberazione di fatto sostiene strutturalmente tutta questa roba di Alfano e del Centro Destra …inc… Castiglione …»

 ….

LO:      «Infrastrutture eh … e Castiglione fa il sottosegretario … all’Agricoltura … però … ed è il loro principale referente in Sicilia … cioè quello che poi gli porta i voti … perchè poi i voti loro …inc… ce li hanno tutti in Sicilia … per cui diciamo … io li  ho messi insieme … e si è strutturata questa roba … e dopo di che … abbiamo fatto questa cosa di Mineo … e la prima gara … io ho fatto il Presidente della Commissione … e … poi c’è stata una seconda gara… e poi adesso questa è la terza praticamente … gara che si fa … e in tutte e tre io ci so stato in Commissione … non mi ricordo se tutto ‘sto … ‘sto ragionamento per arrivare? …»

 

Propedeutici alla gara si erano svolti degli incontri tra Luca Odevaine e rappresentanti de LA CASCINAdi cui la polizia giudiziaria ha ricostruito ogni passaggio. Una nota particolare assume una intercettazione ambientale negli uffici della FONDAZIONE INTEGRA.AZIONE che racconta di un incontro tra questi soggetti e di una telefonata con il direttore del Consorzio Calatino Terra d’Accoglienza Giovanni Ferrera. La conversazione sul contenuto del bando avviene in viva voce tra i due senza che sia svelata la presenza degli amministratori del gruppo LA CASCINA. Il direttore e il factotum in immigrazione prospettano l’ipotesi un punteggio particolare da riservare a chi abbia il requisito del centro cottura entro il raggio di 30 km. Punteggio decisivo per l’attribuzione poi della gara a LA CASCINA e company. Nel 2012 la C.O.T. Società Cooperativa aveva chiesto sul primo bando un parere in merito alla legittimità della lex specialis predisposta dal Soggetto Attuatore per la Gestione del C.A.R.A. e cioè la Provincia di Catania nel nome di Castiglione di Mineo per l’affidamento dei servizi in oggetto, proprio sulla medesima questione dei 30 km, secondo la società di ristorazione palermitana era una nota che incideva particolarmente sulla par condicio. L’Anticorruzione di allora rigettò questa richiesta. Il Gip scrive come nella conversazione con Ferrera e la presenza degli uomini de LA CASCINA emerga la gravità indiziaria della natura illecita del rapporto e l’asservimento agli interessi privati di uno dei partecipanti alla gara del pubblico ufficiale componente della commissione aggiudicatrice. Tutto ciò è evidente anche in una registrazione del 27.01.2014 tra Luca ODEVAINE, Salvatore MENOLASCINA e Carmelo PARABITA, i rappresentanti amministrativi de LA CASCINA, ciò che preoccupa il pluri esperto in business sociale d’immigrazione è non la gara di Mineo che «si fa’ come si è fatto l’altra volta… quindi..» l’unica cosa che lo preoccupa è la composizione della commissione giudicatrice «… perché se facciamo lo stesso film l’importante che ci stiamo io e Giovanni», parlando con Buzzi in un’altra occasione addirittura definisce la gara da 97 milioni di euro per tre anni di gestione «una finta gara».

Luca Odevaine, che tra le altre cose si evince nell’ordinanza sul Cara menenino pretendeva uno “stipendio” da 10 mila euro poi passati a 20 mila dato che i migranti, ormai 4 mila, erano raddoppiati, avrebbe avuto il potere di guidare in alcune particolari scelte Giovanni Ferrera come nel caso in cui “ricattò” gli interlocutori de LA CASCINA del blocco dei pagamenti arretrati, 40 milioni circa, dopo una “sgradevole conversazione” avuta con questi.

Il 10 marzo 2014 avviene una comunicazione con Cammisa amministratore delegato LA «[…] sulla commissione mi pare che… finora… sia parlando con Paolo e parlando con… con Giovanni… […] al momento… l’accordo è… che siamo Giovanni io e… un terzo che non può essere dipendente di… dei… dei Comuni… deve essere un esterno… un tecnico esterno», riferiva Odevaine, due settimane dava loro la sicurezza della sua nomina al gruppo complice della turbativa,per essere nominato bisognava divenisse dipendente del Consorzio dei Comuni e difatti 20 giugno 2014,  l’esito di una articolata procedura pubblica, permetteva di assumere Luca Odevaine in qualità di collaboratore a tempo determinato part-time dell’ufficio Progettazione Gestione e Rendicontazione Fondi Europei, appena un mese prima, il 14 maggio il Consorzio di Amministrazione del Consorzio aveva con una delibera modificato l’organigramma della struttura organizzativa. Il termine perentorio era il 23 maggio, 9 giorni dopo, la firma in calce di Giovanni Ferrera. A questa selezione si presentavano tre candidati, tutti e tre esclusi perché non in possesso della totalità dei requisiti e non essendo stato possibile reperire la figura nei comuni consorziati e procedendo ad allargare la platea su successive sei  candidature l’unica a risultare confacente per gli eccellenti requisiti specifici era quella dell’uomo per tutte le stagioni del CARA, Luca Odevaine. E mentre durante una conferenza stampa convocata alla vigilia di Natale per sottolineare la propria estraneità ai fatti di Mafia Capitale, assieme ai Sindaci Anna Aloisi, Giovanni Verga e Aurelio Sinatra che si agitava particolarmente ad alcune nostre domande, c’era anche Giovanni Ferrera che dichiarava ai nostri microfoni «Siamo rimasti scioccati sia a livello personale che  di amministrazione del Consorzio, perché non pensavamo che una persona che è riconosciuta a livello nazionale cominciando dai prefetti locali… che fosse oggetto dei reati che gli sono stati contestati, questo ci ha preso alla sprovvista» oggi la sua posizione si fa particolarmente complicata.

Che gli immigrati rendessero più della droga era l’assunto centrale del sistema di cui Luca Odevaine era macchinatore e che aveva attratto per la facilità di guadagno attraverso espedienti ben architettati operatori del sociale che sono stati protagonisti e tutt’ora sino ad un eventuale e forse necessario commissariamento gestiscono i servizi del centro richiedenti asilo più grande d’Europa, decantato come modello di integrazione e accoglienza ma che non ha incantato le diverse istituzioni che hanno approfondito fatti e circostanze.

Giuliana Buzzone

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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