Pubblicato il 09/06/2015
ATTUALITÀ

La Corte dei Conti, il Consorzio dei Comuni del Cara di Mineo e i soldi illegittimi



La Corte dei Conti sul terzo bando in tempi non sospetti definivaalterata la fisionomia dell’accordo pubblicistico delineato dall’art. 15 della L. n.241/1990, il tema era stato trattato nel convegno sulla legalità organizzato a marzo dalla Cgil calatina a cui aveva partecipato anche il Procuratore di Caltagirone, Giuseppe Verzera.

Si trattava di un atto pubblico sul quale il Ministero degli Interni avrebbe dovuto con celerità avviare un controllo certosino e ammettere che in virtù delle regole qualcosa non si presentasse coerente, invece con una nota del 12 gennaio del 2015 rispondeva alla Corte di Conti che tutto fosse regolare con «numerose argomentazioni a difesa del proprio operato». Il riferimento era ad una delucidazione  del dicembre 2014, che l’organo contabile per sua compentenza aveva chiesto sulle procedure adottate per regolamentare i rapporti tra l’Ati vincitrice dell’appalto da 97 milioni di euro e il Consorzio Calatino “Terra d’Accoglienza”, nuova stazione appaltante.

La Sezione Centrale del controllo di legittimità sugli atti del Governo e delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti così,  il 26 gennaio del 2015, dava parere sull’improponibilità di una postilla presente nell’accordo tra Prefettura di Catania, guidata da Maria Guia Federico, e il Consorzio, approvato dal Capo Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero degli Interni, ritenendo di aver rilevato illegittimità nell’utilizzo dei fondi destinati all’appalto per la gestione dei servizi e delle forniture del Cara di Mineo.

Un appalto che viene da lontano e dopo molto tempo.

L’8 marzo 2013 il Consorzio Calatino che ancora si chiama ” Calatino Terra di Solidarietà” sottoscrive presso la Prefettura di Catania una convenzione col Ministero dell’Interno, con scadenza fissata al 30 giugno 2013, per regolare e seguire la fase di transizione dalla gestione emergenziale a quella ordinaria. Il 25 marzo si riunisce il CdA del Consorzio, l’ordine del giorno prevede sia approvato lo schema del contratto da sottoscrivere con l’ente gestore dei servizi del Cara. Il termine di durata è fissato in 6 mesi a partire dal 1° gennaio 2013 sino al 30 giugno 2013, tenuto conto che il Ministero ha finanziato solo i primi sei mesi. L’importo pro-capite pro-die è di 34.60 euro per la gestione di ogni servizio. Nella seduta del 15 aprile viene approvato definitivamente il contratto e sottoscritto con le parti il 22 maggio 2013. Da questo momento infinite proroghe. La nostra inchiesta è riuscita a contarne ben sette. Tre nel 2013, quattro nel 2014. 

Ma per prepararsi al nuovo bando, quello di cui oggi pare nulla di buono si possa prendere, è importante che nulla sia lasciato al caso, d’altronde stavolta la cifra affidata sarà davvero importante. La Prefettura su indicazione del Ministero degli Interni invia il 2 ottobre del 2013 invia una missiva al Consorzio “Calatino Terra di Accoglienza” chiedendo «un valido e documentato titolo di disponibilità di una struttura idonea all’accoglienza di 3.000 immigrati ai fini della sottoscrizione di una convenzione triennale per la gestione di un Centro Cara». Posta la richiesta di una struttura i cui requisiti sono posseduti esclusivamente da quella di proprietà della Pizzarotti s.p.a, si stabilisce già il tempo del futuro contratto, tre anni. Il Consorzio trova un accordo con la Pizzarotti per un contratto triennale di locazione che è approvato dal CdA il 1° aprile  del 2014 e sottoscritto tra le parti l’indomani. La cifra di 4.500.000 euro corrisposti dal Dipartimento dell’Immigrazione del Ministero dell’Interno piuttosto che  6.200.000 che la Protezione civile, aveva pagato come indennizzo per la requisizione dell’immobile, prima che la società di costruzioni entrasse a far parte dell’Ati che nel 2013 si era aggiudicata l’appalto.

Concordato tutto per l’affitto dei locali il 24 aprile il direttore generale,Giovanni Ferrera, indice la famosa terza gara d’appalto che verrà aggiudicata dall’ Ati Consorzio di cooperative Casa della Solidarietà, cui fanno capo le ditte mandanti: «Senis Hospes scs con sede in Senise, consorzio Sol Calatino scs sede Caltagirone, consorzio di cooperative sociali Sisifo con sede a Palermo, Cascina Global Service srl con sede in Roma, Pizzarotti &c spa con sede in Parma e il comitato provinciale della Croce Rossa Italiana con sede a Catania». 

Cosa c’è che non va nel contenuto di questo bando vinto dal solito “cartello sociale”? Secondo la magistratura contabile ai sensi dell’articolo 15 della Legge n° 241/1990 «le amministrazioni pubbliche non possono concludere accordi per disciplinare lo svolgimento di attività di interesse comune a condizione che venga coordinato l’esercizio di funzioni proprie a ciascuna di esse e che i movimenti finanziari tra i soggetti si configurino come ristoro per le spese sostenute.» Pare dall’analisi delle carte della Corte che invece Consorzio dei Comuni nei fatti si limiti ad affidare la gestione di ciò che amministra, ad un soggetto esterno per cui non concorrendo a movimenti finanziari. Inoltre è evidenziato come il prezzo pro-capite pro-die per richiedente asilo fosse stato pattuito senza presupposti di spesa e che una parte di questo addirittura fosse dedicato al Consorzio “Calatino Terra d’Accoglienza”, come scrive la Corte, «alterando la fisionomia dell’accordo pubblicistico delineato dal citato art.15 nel quale i soggetti portatori di interessi pubblici devono contribuire alla realizzazione dello scopo comune con apporti propri».

Una quota di 0,50 centesimi  per il Consorzio, 4,10 euro per la locazione sino a 3000 unità, 2,60 pro-capite pro-die per l’eccedenza, il tutto su quella complessiva di 35,00 euro. Nonostante le motivazioni del Ministero la Corte dei Conti non rinveniva superati i nodi circa l’attribuzione del margine percepito dal Consorzio per i cosiddetti costi di funzionamento. Inoltre dava una indicazione alla Prefettura e cioè che questa avrebbe potuto delineare soluzioni alternative soprattutto per calmierare la spesa affrontata per l’emergenza immigrazione e cioè o «espletare direttamente una procedura ad evidenza pubblica o stipulare una nuova convenzione con il Consorzio dei Comuni affinché quest’ultimo provvedesse, in sua vece, ad individuare il soggetto esecutore».  Ma in quella cifra ci stavano anche lo stipendio e i rimborsi dei consulenti particolari del Presidente del Consorzio, come Luca Odevaine.

Ma di questo fatto, anticipando anche i consiglieri comunali che oggi denunciano la scarsa attenzione su quanto diceva nel mese di gennaio la Corte in questione, se ne era parlato a marzo durante il convegno organizzato dalla CGIL di Caltagirone, sul tema Legalità: una svolta per tutte. Campagna nazionale della Cgil sulla legalità, la lotta alle mafie, il contrasto all’evasione fiscale, la regolamentazione degli appalti, all’iniziativa era intervenuto anche il Procuratore del Tribunale calatino, Giuseppe Verzera, ed il Segretario regionale Michele Pagliaro. La segretaria confederale Cgil Caltagirone, Concetta La Rosa nella sua lunga relazione introduttiva aveva parlato anche dell’irregolarità sugli appalti del Cara di Mineo e su «un passaggio» in particolare riferito alla delega di stazione appaltante e definito «del tutto inutile che, peraltro, pare abbia determinato un incremento della spesa pubblica, rappresentato dai costi di funzionamento del consorzio stesso … è legittimo» concludeva dopo aver argomentato la questione «porsi il dubbio sul fatto che il pubblico sia diventato piuttosto, in alcuni esempi, covo di corruzione»  questo avveniva citando la Corte dei Conti e la nuova faccenda, ma non tanto, che in queste ore viene ribattuta.

Giuliana Buzzone

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