Pubblicato il 05/11/2015
ATTUALITÀ

Si apre il Maxiprocesso sul Mondo di Mezzo. L’avvocato di Odevaine: «ammette le sue responsabilità»



Sono 46 gli imputati al maxiprocesso che si è aperto questa mattina alle 9 con la prima udienza nell’aula Vittorio Occorso del Palazzo di Giustizia capitolino di piazzale Clodio, il “mondo di mezzo” davanti la Corte a giudizio dopo l’intenso lavoro dei Pm guidati da Giuseppe Pignatone. Fiumi di intercettazioni e di inchiostro sui verbali, una schiera di avvocati. Il processo andrà avanti è previsto sino a giugno/luglio con una cadenza di quattro udienze settimanali. In regime di 41bis Massimo Carminati ex Ras, il suo braccio Riccardo Brugia e Salvatore Buzzi seguiranno, per ragioni di sicurezza come disposto, in video conferenza; Luca Odevaine artefice del sistema che si foraggiava dal “business” dei migranti, il consulente multitasking di cui tutti, anche a Mineo si fidavano, invece sarà in aula dopo aver ottenuto pochi giorni fa il trasferimento dal carcere di Terni agli arresti domiciliari.

Nelle pagine dei verbali che saranno oggetto del dibattimento al maxiprocesso di Mafia Capitale, le ammissioni di Odevaine toccherebbero i nodi cruciali su cui il suo sistema è andato edificandosi, come riporta su La Repubblica Carlo Bonini. I soldi da La Cascina propedeutici a che l’affidamento della gestione del Cara più grande d’Europa, quello di Mineo, non trovasse ostacoli, grazie al suo ruolo all’interno della commissione aggiudicatrice ed ancora il coinvolgimento del Sottosegretario Ncd Giuseppe Castiglione, allora Presidente della Provincia di Catania. Ammissioni, quelle dell’ex componente seduto al ‘Tavolo di coordinamento nazionale sull’accoglienza per i richiedenti asilo”, nonché consulente personale del Presidente del Consorzio “Calatino Terra D’Accoglienza”, ente amministrativo del Cara di Mineo,  indicato proprio da Castiglione, che hanno permesso il suo trasferimento di dimora dal carcere.  Odevaine non è un pentito   dice il legale difensore Luca Petrucci  “Più che altro una persona che ha commesso degli errori, ha ammesso le sue responsabilità in relazione a delle dazioni di denaro e sta collaborando con i magistrati. Anche questa volta ha scelto di stare dalla parte della giustizia”. Che le sue responsabilità siano legate ineluttabilmente a doppio filo a quelle della politica e della cooperazione sociale già da i primi momenti dell’esplosione di Mafia Capitale agli inquirenti era sembrato chiaro, da oggi le strategie difensive, le ammissioni e le testimoniane determineranno lo sbrogliamento della matassa che da Roma e dintorni si era allungata sino alla Piana di Catania, all’interno del Residence degli Aranci.

Giuliana Buzzone

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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