Pubblicato il 09/09/2020
CRONACA

Revocati i domiciliari a Ciccio La Rocca, storico boss della “famiglia” di Caltagirone



Lo storico boss della "Famiglia" di Caltagirone aveva avuto il beneficio dei domiciliari dal giudice di sorveglianza di Milano, in considerazione dello stato di salute  e dell’emergenza Coronavirus. Ora la revoca del provvediomento da parte del Tribunale di sorveglianza di Milano: il boss è stato condotto dai Carabinieri nel reparto medico protetto dell'ospedale Cannizzaro di Catania.

Torna in carcere il boss della famiglia di Caltagirone, Francesco La Rocca, 82 anni, legato a Cosa nostra e alla 'famiglia' Santapaola. Lo ha deciso il Tribunale di sorveglianza di Milano che ha revocato gli arresti domiciliari che gli erano stati concessi nei mesi scorsi per motivi di salute, aggravati dall'emergenza Coronavirus.  

Nel mese di aprile scorso La Rocca aveva avuto il beneficio dei domiciliari dal giudice di sorveglianza di Milano, in considerazione dello stato di salute  e dell’emergenza Coronavirus, ed era stato trasferito dal carcere di Opera, dove stava scontando la condanna definitiva all’ergastolo, nella sua abitazione a San Michele di Ganzaria. Il provvedimento di revoca dei domiciliari è stato eseguito da Carabinieri della compagnia di Caltagirone. Il boss è stato condotto nel reparto medico protetto dell'ospedale Cannizzaro di Catania.

“U ziu Cicciu”, come viene chiamato, in questi mesi, è tornato nella sua casa nel quartiere del Carmine, che il 25 marzo 2016 fu scenario di un episodio controverso: la processione del Venerdì Santo fu deviata, ignorando  il percorso autorizzato dal parroco e dalle istituzioni, per rifare una parte dell’itinerario che era stata omessa, tra cui piazza Monte Carmelo dove è la residenza di La Rocca.

“Quando la processione è arrivata all’altezza della via che sale in questa piazza – raccontò ai nostri microfoni il Procuratore di Caltagirone Giuseppe Verzera -, delle persone sono intervenute, persone dell’entourage di La Rocca, e si sono messe accanto ai portatori della “varetta” e l’hanno fatta salire fino a lassù. Lì l’hanno deposta per circa 30 minuti, è scesa la moglie del La Rocca, è  stata un po’ di tempo davanti al Cristo e sul balcone della sua abitazione c’era uno stendardo rosso. Dopo circa 30 minuti sono scesi e si sono ricongiunti al resto della processione, perché tutti gli altri, la gran parte è rimasta giù, una piccola parte è salita su. E sono rimasti giù all’incirca 50 minuti ad aspettare”.

Una deviazione casuale? “È una mia opinione personale – dichiarò Verzera - che esula dal contenuto delle carte processuali, posso pensare che aver modificato il percorso possa essere stato interpretato in maniera negativa dall’entourage del La Rocca, cioè preso come una sorta di indebolimento, nell’immaginario collettivo, della forza criminale della famiglia stessa. E quindi loro non hanno accettato questa decisione e hanno ristabilito quello che era il percorso degli anni scorsi”.  

La figlia Rosaria così commentò il 27 marzo su Fb l’episodio, postando due antiche foto in cui si vede il capostipite della famiglia La Rocca portare a spalla il fercolo del Cristo morto, foto che «rivelano la sua fede di buon cristiano». «Se il tragitto è stato deviato – continuò – solo per volere del popolo: tutti ricordano lo “ZIO CICCIO” come una persona da voler bene, degna di essere rispettata, non per pretese ma perché ha sempre voluto bene i suoi paesani ed è stato ricambiato. e per questo quel bellissimo e caloroso applauso dinanzi casa mia, molto commovente ed emozionante per dimostrare che mio padre è un grande UOMO. Descrivo mio padre e finisco con voi con solo tre parole: UMILTÀ, CARITÀ E AMORE e qui c’è DIO. Questo è il motto con cui mio padre ha educato i suoi figli e ne siamo fieri e lo difenderemo fino alla fine dei suoi giorni!».

© RIPRODUZIONE RISERVATA


Commenta
Il tuo commento verrà pubblicato previa approvazione. Soltanto il nickname sarà visibile a tutti gli utenti.