Pubblicato il 01/08/2020
CULTURA

Il Racconto delle Pietre: Arturo Vella



Il racconto delle pietre: la storia della città narrata attraverso le epigrafi, i segni, i dettagli, i decori: Arturo Vella

di Sebastiano Russo

Sulla sinistra di piazza Umberto, dopo aver imboccato la via Taranto, percorsi venti metri circa, si arriva alla Via Volta Libertini dove è posta un’epigrafe con su scritto: “Qui nacque nel 1886 ARTURO VELLA in prima linea sempre nelle lotte contro ogni oppressione e autoritarismo in nome delle giustizia sociale e dell’internazionalismo, vittima della persecuzione fascista morì a Roma nel 1943, 15 ottobre 2002”. Con questa epigrafe e l’intitolazione di una traversa del Viale Mario Milazzo la città di Caltagirone ha voluto ricordare questo concittadino che ha sacrificato la propria vita lottando contro ogni oppressione, contro l’autoritarismo fascista per quell’ideale socialista ed internazionalista per l’emancipazione degli emarginati, dei deboli ed indifesi.


Arturo è l’undicesimo figlio di Sebastiano che lasciata la città di Siracusa si stabilisce a Caltagirone affermandosi nel campo del decoro architettonico che diede lustro al liberty siciliano. Arturo rimane orfano all’età di nove anni e si trasferisce a Roma seguendo il fratello e due sorelle. Qui si inserisce nei movimenti studenteschi avvicinandosi agli ideali socialisti senza schierarsi né con l’ala riformista né con quella anarco-rivoluzionaria mantenendo sin da allora la sua linea vocata all’unità del socialismo italiano. Il suo impegno per la politica militante lo distolse degli studi universitari impegnandosi a tempo pieno nell’organizzazione delle forze giovanili progressiste che sfocio nella fondazione della Federazione Giovanile Socialista Italiana (F.G.S.I) di cui fu il primo segretario nazionale nel 1907. Nello stesso periodo fonda il periodico L’Avanguardia di cui diventa successivamente direttore. Passa da consigliere comunale di Roma (1912-13), alla battaglia per la non belligeranza nella prima guerra mondiale, all’arruolamento all’accademia militare di Modena come allievo sottufficiale. Quest’ultima esperienza finisce con l’arresto per istigazione al disfattismo nei confronti dei commilitoni e relativa condanna a sette anni di carcere ma poco dopo viene scarcerato per sopravvenuta amnistia del re.


Nel 1919 viene eletto deputato nel collegio di Bari dove era forte il movimento contadino a cui si era molto dedicato Arturo Vella con l’organizzazione delle leghe socialiste. Da deputato non ebbe vita facile, le squadracce fasciste guidate da Caradonna lo presero di mira con violente aggressioni impedendogli di svolgere il proprio mandato nel collegio dove era stato eletto. La sua vita politica fu segnata dalla violenza e dall’oppressione fascista che lo costrinse a ritirarsi in una sorta di esilio politico nella città natia. Muore il 31 luglio del 1943 dopo aver subito l’ultimo colpo di coda del fascismo con l’ennesimo arresto avvenuto a Roma nel 1942. Oggi lo si ricorda per i suoi due grandi meriti, l’aver dato vita ad una straordinaria macchina organizzativa del partito partendo dai giovani e l’aver difeso l’ideale di autonomia dei socialisti italiani contro la linea bolscevica di Mosca e del Comintern. Quest’ultima però gli è costata la contrarietà di molti compagni di partito che hanno messo in soffitta troppo presto la memoria dell’operato di che si oppose con coerenza all’omologazione politica di allora.

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