Pubblicato il 01/08/2020
ATTUALITÀ

È bufera sulla tendopoli per la quarantena dei migranti a Vizzini Scalo



Levata di scudi sull’ipotesi tendopoli all’ex deposito militare a Vizzini Scalo. Il sindaco di Vizzini Cortese dice di averlo saputo ieri a ora di pranzo dal Prefetto, il presidente Musumeci si dice “totalmente contrario”. Ma l’idea è un vecchio progetto, riesumato per l’occasione, in assenza di una seria politica migratoria. Se non si esce dalla gabbia della retorica antimigratoria, infatti, non si risolveranno i problemi.

di Giacomo Belvedere

A volte ritornano. È un classico: riesumare risposte vecchie per problemi nuovi. È levata di scudi contro l’ipotesi ventilata dal Governo di utilizzare il sito dell’ex deposito militare di Vizzini Scalo per stabilirvi una tendopoli, per la quarantena dei migranti. In arrivo anche una colonna di mezzi della CRI nell’area in questione. È un classico: dare risposte vecchie a problemi nuovi.

L’annuncio preoccupato, dato sui social dal sindaco di Vizzini Vito Saverio Cortese ai suoi concittadini, ha suscitato un vespaio di polemiche. Cortese riferisce di essere stato informato ieri verso l’ora di pranzo dal Prefetto di Catania. E certo il pranzo gli sarà andato di traverso. “È una scelta – dichiara il Sindaco - che arriva senza preavviso e senza il necessario confronto e condivisione con le Istituzioni del territorio, perché si tratta di un’area militare di proprietà del Ministero della Difesa, che da anni risulta abbandonata e vandalizzata. Né il sottoscritto né i Sindaci del territorio erano a conoscenza di tale iniziativa e si dichiarano fortemente preoccupati, per il prezzo troppo alto già pagato con l’esperienza del Cara di Mineo”.

Le rassicurazioni dategli che il sito sarà presidiato dalle forze dell’ordine (Carabinieri, Polizia di Stato, e Guardia di Finanza) e - su espressa richiesta del primo cittadino di Vizzini - anche da parte dell’Esercito Italiano, non fanno dormire sonni tranquilli a Cortese, che rappresenterà lunedì in Prefettura, dove è stato convocato, “tutte queste riserve e l’idea che una visione per il futuro del territorio possa essere così mortificata da una scelta palesemente contraddittoria”.

C’è da giurare che lunedì prossimo, 3 luglio, la riunione programmata del comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico, convocato in Prefettura per discutere del progetto della tendopoli, sarà caldissima.

Anche il presidente della Regione Nello Musumeci insorge. “Il governo nazionale – scrive nel suo profilo social - ha ordinato di allestire una tendopoli per centinaia di migranti nelle campagne tra Vizzini, Militello in Val di Catania Il governo della Regione Siciliana è totalmente contrario. Forse qualcuno a Roma, al posto di arrossire per l'incapacità manifestata nell'adottare un Piano organico sull'immigrazione durante l'emergenza Covid, pensa di poter continuare a trattarci da campo profughi d'Europa. Avevo detto che siamo e saremo contrari al ritorno del business dell'immigrazione e delle facili illusioni per disoccupati disperati. Pensare a una sorta di campo di concentramento per centinaia e centinaia di persone, in tempo di epidemia, significa essere semplicemente irresponsabili. Il ministro dell’Interno intervenga: di tendopoli e di affaristi la Sicilia non vuole più sentirne”.

Si tratta di una vecchia idea, a quanto pare dura a morire. L’ipotesi di utilizzare l’ex dell’ex deposito militare di Vizzini Scalo per l’accoglienza dei migranti era una delle tante sul tavolo del Governo, quando, nel 2011 scoppiò l’Emergenza Nord Africa proclamata con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 febbraio 2011 dall’allora governo Berlusconi in risposta alle migrazioni verso l’Europa dai paesi del Nord Africa in rivolta per la cosiddetta “Primavera araba”.

Si pensò immediatamente a strutture dove ospitare i profughi. La struttura di Vizzini venne scartata, quando, il 14 febbraio 2011, l’allora ministro dell’Interno, Roberto Maroni, e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, dopo un sopralluogo al “Residence degli Aranci” ebbero la grande illuminazione: utilizzare la struttura, di proprietà della ditta Pizzarotti di Parma, ubicata in contrada Cucinella in territorio di Mineo, e composta da 403 villette, quale luogo idoneo per quello che sarebbe diventato il “Villaggio della Solidarietà” - Cara di Mineo. Nelle loro intenzioni il centro sarebbe dovuto essere un modello di ospitalità in Europa. Sappiamo poi come è finita: il centro è stato coinvolto in inchieste giudiziarie che vanno dalla turbativa d’asta alla truffa sui badge, e si incrociano con la grande inchiesta romana di Mafia Capitale. La storia dell’ex “Residence degli Aranci”, destinato una volta ai militari statunitensi di stanza a Sigonella, è stata ampiamente e dettagliatamentedocumentata su questa testata.

Ma, in quegli anni, quando il vento soffiava propizio sul centro di contrada Cucinella e i flussi di denaro arrivavano copiosi alle coop e ditte che lo gestivano, ci fu nuovamente chi rispolverò la vecchia idea dell’ex struttura militare di Vizzini Scalo per farne un Cara 2, da affiancare a quello menenino. Poi la bufera giudiziaria spazzò via l’idea, che oggi riemerge dal passato, come se nulla fosse cambiato.

Il Cara menenino nel frattempo è stato chiuso con tanto di grancassa mediatica da Matteo Salvini, che sulla questione migranti stava costruendo le sue fortune politiche. Ma chiuso il Cara della discordia sono rimasti aperti tutti i nodi irrisolti, anzi se ne sono creati di nuovi. La retorica antimigratoria, se può funzionare in chiave elettoralistica, infatti, non risolve i problemi: si limita a rimuoverli. La chiusura del Cara menenino e i cosiddetti Decreti Sicurezza hanno infatti messo in strada e reso clandestini molti migranti, interrompendo i loro percorsi educativi di integrazione e ponendoli fuori dai circuiti di assistenza civile e sanitaria. Strozzati e ridimensionati anche gli Sprar, strutture a misura d’uomo, dove l’integrazione aveva funzionato, meno esposte agli appetiti suscitati dai mega appalti milionari.  

La guerra aperta alle Ong, inoltre, accusate di essere “taxi del mare” e di costituire un pull factor di incentivazione dei flussi migratori, le ha di fatto oggi costrette all’inazione. Col risultato, sotto gli occhi di tutti, che gli sbarchi non si sono affatto fermati, ma sono totalmente fuori controllo, soprattutto sul versante sanitario, aspetto particolarmente critico e delicato in tempi di pandemia.

Nel frattempo nulla è stato fatto di serio per una politica concordata europea sull’immigrazione. Alle 22 riunioni per riformare il Regolamento di Dublino, che prevede un meccanismo per cui conta il “primo ingresso” del richiedente asilo che arriva in Europa (lo Stato in cui avviene l’ingresso si deve fare carico della gestione della domanda di protezione internazionale), la Lega non ha partecipato. Ma anche successivamente, dopo la caduta del primo Governo Conte, le iniziative in campo sono state solo timidi balbettii: ha pesato la preoccupazione di tenere in piedi l’alleanza di Governo, senza comprometterne i delicati equilibri a causa di un tema, come quello dell’immigrazione, in cui le divergenze tra i maggiori azionisti della compagine governativa, Pd e Cinquestelle, paiono difficilmente superabili.

Quanto ad “aiutarli a casa loro” l’unico sostegno l’ha avuto la cosiddetta Guardia costiera libica, tristemente nota per le numerose violazioni dei diritti umani, come documentato da numerose inchieste giornalistiche e denunciato a più riprese dalle organizzazioni internazionali come l’Onu e Amnesty International.

Ed oggi l’Italia si ritrova senza una seria politica migratoria, che prenda di petto il problema, con le armi spuntate a causa dei Decreti Sicurezza, pasticciati sul versante giuridico costituzionale e inefficaci su quello pratico, perché hanno ridimensionato e smantellato la rete di strutture preziose per la gestione dell’immigrazione, come gli Sprar. E allora l’unica idea che sbuca dal passato è rispolverare la vecchia ipotesi dell’ex deposito militare di Vizzini Scalo.

Un fatto è chiaro: i flussi migratori non possono essere fermati dalla retorica antimigratoria. Nella storia millenaria dell’uomo cui sono sempre stati e sempre ci saranno. La scelta è tra governarli con razionalità e equilibrio, o essere costretti a subirli obtorto collo. Tertium non datur: non esiste una terza via.

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