Pubblicato il 31/07/2020
SPETTACOLO

“Storia di una pandemia in 50 foto”: il maestro Andrea Annaloro ci accompagna dentro l'anima della città ferita dal Covid



Il corto, 13 minuti di suggestiva intensa bellezza, “Storia di una pandemia in 50 foto”, inaugura il 2 agosto alle ore 20.30 a Villa Patti, la rassegna cinematografica “PortAperte al Cinema solidale”, promossa e organizzata dall’associazione “Cinematografo2000” con il sostegno di PortAperte onlus, di altri soggetti privati fra cui Confesercenti e col patrocinio del Comune di Caltagirone.

di Giacomo Belvedere

Come eravamo al tempo del Covid. È uno straordinario e intenso viaggio nella memoria recente della pandemia a Caltagirone quello intrapreso dal maestro fotografo Andrea Annaloro. Il corto, 13 minuti di suggestiva bellezza, “Storia di una pandemia in 50 foto”, inaugura il 2 agosto alle ore 20.30 a Villa Patti, la rassegna cinematografica “PortAperte al Cinema solidale”, promossa e organizzata dall’associazione “Cinematografo2000” (presidente Gesualdo Floridia) con il sostegno di PortAperte onlus (associazione impegnata in meritorie attività solidaristiche), di altri soggetti privati fra cui Confesercenti e col patrocinio del Comune di Caltagirone. 

La rassegna si terrà a Villa Patti dal 2 agosto al 12 settembre, per un totale di sei appuntamenti, tutti con inizio alle 21 e ingresso gratuito sino a esaurimento dei posti per via delle inevitabili restrizioni anti-Covid.

“Durante i mesi di marzo aprile e maggio – spiega Annaloro - ho raccolto  immagini che descrivevano il mio stato d'animo e che lasciavano una traccia che desidero donare alla mia amata città”. “All'inizio dell'estate – continua - ho contattato il Presidente dell'associazione Gesualdo Floridia, proponendogli di far parte della rassegna. Coadiuvato dal parere amichevole del dott. Domenico Amoroso e da Diletta Impresario, ho montato un video con le sembianze di una vera e propria storia”.



Il risultato è una storia che fa male, ma al contempo purifica e solleva. Una discesa catartica nel limbo del lockdown, in una città deserta, attanagliata dalla paura. Un itinerario che scava, con lo sguardo asciutto dell'obiettivo fotografico, dentro l’anima della città, in cui la pietas del racconto non viene suggerita forzatamente, ma emerge dallo stesso paesaggio urbano, in cui le figure di umani si muovono spaesati, come sopravvissuti alla fine del mondo.


Un invito a non dimenticare o archiviare con superficiale leggerezza un evento drammatico, che, seppure senza toccare i picchi tragici di alcune regioni del Nord Italia, ha tuttavia lasciato la sua scia di sofferenza e morte anche nella città della ceramica. Un viaggio salutare, nel senso originario latino di salus, salute e salvezza: affinché la rimozione della storia, non ci costringa a ripeterla dolorosamente. 

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