Pubblicato il 06/01/2015
INCHIESTA

Caltagirone, il sequestro della Fornace Hoffman infiamma gli animi. I fatti e le polemiche



L’INCHIESTANon si sono ancora spente a Caltagirone le roventi polemiche a seguito del sequestro preventivo dell’ex Fornace Hoffman eseguito il 31 dicembre dalle Polizia giudiziaria del Commissariato di Caltagirone. Nella struttura avrebbe dovuto tenersi un cenone di fine anno e a seguire una serata danzante. I poliziotti, verificata la mancanza dei requisiti di sicurezza, hanno posto i sigilli ai locali, disponendone il sequestro cautelativo in base all’art. 321 del Codice di Procedura Penale.

Una doccia fredda inaspettata per gli ignari calatini e non che avevano programmato di festeggiarvi l’inizio del nuovo anno e i cui progetti sono andati rovinosamente a monte. Immaginabili dunque le prime reazioni a caldo: incredulità, rabbia, frustrazione, sconcerto. Sui social si sono rincorse voci incontrollate, amplificate dall’emotività e dallo stato d’animo comprensibilmente esagitato dei più, e i toni si sono accesi sino a rasentare in alcuni casi la rissa. Ad alimentare il fuoco della polemica, si sono aggiunte da subito le interpretazioni politiche della vicenda e le tesi su un presunto complotto ai danni della ditta organizzatrice. Il titolare, Vincenzo Gozza, è stato infatti assessore durante la prima Giunta Bonanno: ciò è bastato per dare la stura a illazioni e sospetti, che hanno alzato il livello dello scontro, rinfocolando vecchie ruggini e dissapori.

Ma torniamo ai fatti. Per capire cosa è successo realmente la sera del 31 dicembre alla Hoffman, è necessario separare i fatti dalle polemiche che ne sono derivate, che rischiano di essere una cortina fumogena depistante. Cerchiamo dunque di ricostruire l’intricata vicenda, in modo da dare al lettori la nuda e cruda cronaca degli eventi e consentire a ognuno di farsi un proprio giudizio. In un secondo momento ci occuperemo delle polemiche politiche che sono scoppiate. Sempre per dovere di cronaca, dobbiamo precisare che Gozza, interpellato da noi, dapprima si è dichiarato disponibile a concederci un’intervista per esporre le sue ragioni, ma poi non si è presentato all’appuntamento né ha risposto alla nostra chiamata al suo cellulare. Ovviamente l’invito resta sempre valido.

Ph. Il Sette e Mezzo

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I FATTI – Il 5 novembre 2014 il Comune di Caltagirone indice una gara di appalto, con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, per la gestione, custodia e pulizia di aree pubbliche destinate temporaneamente a parcheggio per pullman e caravan. Tra queste aree anche quella dell’ex Fornace Hoffman, edificio adibito a museo, ma poi rimasto negli ultimi anni inutilizzato. Vince la gara la Società Global Services Management srl, a cui con determina dirigenziale del 28 novembre 2014 viene affidata l’area fino al 31 gennaio 2015. Il capitolato d’appalto prevede la custodia, apertura e chiusura del parcheggio; la pulizia dell’area e la manutenzione del verde, l’apertura, la chiusura, custodia e pulizia dei servizi igienici esistenti all’interno dell’edificio dell’Ex Fornace Hoffman. La ditta si impegna a fornire un servizio accoglienza dei turisti, transfer dai parcheggi al centro storico con trasporti alternativi, presenza di personale multilingue e guide turistiche, miglioramento delle aree destinate a parcheggio con pannellature riportanti la promozione delle attività locali, nonché la disponibilità a fornire n. 6 bagni chimici, da installare nei luoghi indicati dall’Ente.

Il 2 dicembre il titolare della ditta Vincenzo Gozza fa richiesta al sindaco e al dirigente dell’Area 3 Turismo e Spettacolo per poter utilizzare sia la struttura interna museale della Hoffman per eventi straordinari social-aggregativi, tra cui il cenone di Capodanno, sia la struttura esterna museale, come location per intrattenimento musicale e giochi pirotecnici di fine anno.

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Il 5 dicembre il sindaco di Caltagirone Nicola Bonanno dà il suo nulla osta «previa acquisizione autorizzazione di legge e contributo sulla pubblicazione sul periodico “Italia più” mese di dicembre». Il nulla osta è dunque vincolato a due condizioni: una giuridica e l’altra economica. Per quanto riguarda la seconda, Gozza si impegna a pagare un canone di concessione di euro 2.400, triplicato rispetto a quanto previsto dal regolamento comunale di 800 euro, per sostenere al 50% la pubblicazione pubblicitaria su Italia più. In effetti nel numero di dicembre ci sono due intere pagine (pp. 168-69) dedicate a Caltagirone. In calce a p. 169, a sinistra del logo del Comune, appare un’inserzione in cui si pubblicizza il Consorzio Sol.Calatino, che sembra essere una sorta di sponsor dell’articolo. Il Consorzio è ente capofila del Patto territoriale a cui recentemente ha aderito anche il Comune di Caltagirone ed è una delle coop che fanno parte dell’Ati che ha vinto a giugno l’appalto triennale di cento milioni di euro per la gestione e le forniture del Cara di Mineo.

Resta da ottemperare alla prima delle condizioni: il rilascio dell’autorizzazione di legge da parte della Commissione comunale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo. L’attività della Commissione è disciplinata dall’art. Art. 80 del T.U.L.P.S. (Testo unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza – Regio Decreto del 19 giugno 1931, n. 773) e dall’art. 4 del Regolamento di attuazione del Tulps, DPR 28 maggio 2001, n. 311, che semplifica gli artt. 141-141bis-142-143-144-145 del Regio decreto 6 maggio 1940, n. 635. Il Comune di Caltagirone si è dotato di un suo Regolamento, che recepisce la normativa vigente, per l’organizzazione e il funzionamento della Commissione comunale di vigilanza.

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Ph. Facebook

La Commissione comunale di vigilanza per i pubblici spettacoli è un organo collegiale nominato dal Sindaco ogni 3 anni, avente la funzione di esame e controllo dei locali (e luoghi) di pubblico spettacolo, necessaria al fine del rilascio dell’agibilità, quando prevista.

È composta: dal sindaco o suo delegato che la presiede; dal comandante del Corpo di polizia municipale o suo delegato; dal dirigente medico dell’organo sanitario pubblico di base competente per territorio o da un medico dallo stesso delegato; dal dirigente dell’ufficio tecnico comunale o suo delegato; dal comandante provinciale dei Vigili del Fuoco o suo delegato; da un esperto in elettrotecnica; da un esperto in acustica o in altra disciplina tecnica, qualora richiesto dalle dotazioni tecnologiche del locale o impianto da verificare; da un segretario verbalizzante. Possono altresì far parte, su loro richiesta, un rappresentante degli esercenti locali di pubblico spettacolo e un rappresentante delle organizzazioni sindacali dei lavoratori designati dalle rispettive organizzazioni territoriali tra persone dotate di comprovata e specifica qualificazione professionale. La Commissione emette un parere dopo un sopralluogo nella struttura. Le spese di sopralluogo della Commissione sono a totale ed esclusivo carico di chi chiede l’intervento. La relativa somma deve essere versata prima del sopralluogo.

La certificazione antincendi per i locali di spettacolo e trattenimento in genere, con capienza superiore a 100 posti è obbligatoria (cfr. D.M. 16/2/1982). Per i locali e gli impianti con capienza complessiva pari o inferiore a 200 persone, la Commissione ha un ruolo di supervisore in quanto buona parte degli accertamenti sono sostituiti da una relazione di un tecnico abilitato che viene sottoposta alla stessa durante l’esame del progetto. Tuttavia non è escluso che la Commissione proponga comunque delle verifiche in loco, come prevede la normativa. Al di sopra delle 200 persone la pratica è sottoposta integralmente alla Commissione che dovrà valutarla e effettuare in loco il sopralluogo tecnico.

Gozza dunque si affida a un ingegnere professionista per la messa a norma dei locali e la stesura di un progetto di prevenzione antincendi che attesta una capienza max. di 364 posti. Ma, poiché si prevede di superare le 200 unità la semplice relazione tecnica non è sufficiente e occorre per il rilascio della licenza il parere della Commissione di vigilanza, per cui si inoltra apposita richiesta al Comune di Caltagirone, che a sua volta chiede l’intervento in Commissione del Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Catania o di un suo delegato. Ma dal Comando provinciale dei VVF rispondono che il Comando non parteciperà alla commissione in quanto la richiesta di parere sul progetto non è «corredata di idonea documentazione tecnica riguardante gli aspetti antincendio e il relativo versamento secondo procedimenti prefigurati dal cit. DPR e la modalità indicata nel Decreto del Ministero dell’Interno 07.08.2012». Secondo il Comando provinciale dei VVF la documentazione presentata non consente di individuare la categoria in cui includere l’attività per la quale si è richiesta la licenza: la normativa infatti classifica le attività assoggettate ai procedimenti di prevenzione incendi in tre categorie A, B e C, a seconda dei livelli di complessità tecnica. Ne derivano obblighi diversi per i richiedenti e anche diverse modalità da applicare nei procedimenti autorizzativi antincendio.

A questo punto i tempi per integrare la documentazione e convocare la Commissione di vigilanza non ci sono più. L’organizzazione ha in mano la relazione tecnica e un nulla osta concesso dal Sindaco di Caltagirone il 24 dicembre, che conferma la capienza di 364 posti. Ma evidentemente non basta, talché il 29 dicembre arriva la diffida da parte degli organi di Pubblica Sicurezza preposti.

Il post di Gozza su Fb in cui si dice convinto che fosse tutto a posto

Il post di Gozza su Fb in cui si dice convinto che fosse tutto a posto

«Ci accorgiamo – scrive Gozza su Facebook –  che il particolare periodo di feste, non deponeva a nostro favore per completare l’iter previsto». Il 29 dicembre, con la prospettiva poco piacevole che vadano in fumo l’evento e gli investimenti profusi, Gozza tenta un’ultima carta per salvare il salvabile: con una lettera alla Questura di Catania dichiara di voler rinunciare all’istanza relativa all’organizzazione della manifestazione e comunica inoltre che, «se ci saranno le condizioni, si procederà con una festa privata senza scopi di lucro».

La fattispecie della festa privata con contributo alle spese dei soci, infatti, comporta minori adempimenti burocratici. Si spera così, con quest’accorgimento giuridico, di sanare la situazione e risolvere lo spinoso problema. Gozza ne è convinto, tanto che, ancora a sequestro avvenuto, continua a sostenere che, essendo una festa privata, non occorresse il parere della Commissione di vigilanza, ma solo contenere i partecipanti entro i 364, e che per manifestazioni temporanee l’autorizzazione potesse in alternativa essere concessa dal sindaco. Sembra dunque che tutti i pezzi del puzzle siano andati al loro posto.

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In realtà, perché una festa sia privata si devono rispettare determinate condizioni, come chiarisce la circolare del Ministero dell’Interno n. 10.15506/13500(19) del 19 maggio 1984).

La nota del Viminale recita: «Devono ritenersi assoggettabili alla normativa sugli spettacoli e trattenimenti pubblici ì locali che, ancorché asseriti come privati, presentino i seguenti elementi:

a) pagamento del biglietto d’ingresso effettuato volta per volta anche da non soci o rilascio, senza alcuna formalità particolare, di tessere associative a chiunque acquisti il biglietto stesso;

b) pubblicità degli spettacoli o dei trattenimenti, a mezzo di giornali, manifesti, ecc., destinati all’acquisto o alla visione della generalità dei cittadini;

c) complessità del locale dove sì svolge l’attività, nel senso che appaia trattarsi di struttura avente caratteristiche tali da essere impiegata in attività di natura palesemente imprenditoriale;

d) rilevante numero delle persone che accedono ai locali dei circolo. A questo riguardo si ritiene possa farsi riferimento il criterio previsto dal D.M. 16.2.1982 che impone l’obbligo della certificazione antincendi per i locali di spettacolo e trattenimento in genere, con capienza superiore a 100 posti».

La conclusione della nota è lapidaria «ove ricorrano le circostanze succitate, i circoli privati che intendano svolgere rappresentazioni dovranno munirsi di licenza ed essere sottoposti alle prescrizioni generalmente previste per lo svolgimento in pubblico di dette attività».

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Il 31 dicembre, verso le 18.15, la Polizia di Caltagirone effettua un’ispezione nella struttura. Dalla verifica risulta che sono stati allestiti 23 tavoli da 8 coperti ciascuno e che si prevede di raggiungere con la serata danzante circa 200/250 persone. Gli agenti contestano al titolare il carattere privato della festa, considerato il chiaro scopo di lucro evidenziato dal “prezziario” pubblicizzato in relazione al “pacchetto” scelto dall’utente. Dall’evento propagandato su Facebook risulta che sono stati invitate 9.300 persone e che 245 hanno cliccato su “partecipa”. Si tratta di invitati virtuali, è ovvio, che tuttavia, essendo la festa aperta, prefigurano una potenziale «molteplicità incontrollata di utenti».

Vengono notate anche 15 balle di fieno, utilizzate come paratie per isolare la zona del catering, che creano una situazione di potenziale pericolosità. Appurato il carattere pubblico dell’evento e la mancanza della dichiarazione di agibilità della Commissione comunale di vigilanza per i pubblici spettacoli, gli uomini del Commissariato appongono i sigilli alla struttura ai sensi dell’art. 321 del Codice di Procedura Penale, perché le condizioni verificate creano «forte pericolo per la sicurezza e l’incolumità degli utenti che dovessero partecipare all’evento».

LE POLEMICHE – Se lo spettacolo pirotecnico alla Hoffman è stato impedito dal sequestro, non così si può dire dei fuochi di artificio verbali che scoppiano subito con veemenza, rendendo lo scontro rovente. Le polemiche politiche sul Gran Galà di fine anno alla Fornace Hoffman, in realtà si erano innescate già alla vigilia. I Consiglieri Comunali del Gruppo “Avvenire Caltagirone” Alfredo Scozzarella, Andrea Lirosi e Andrea Bizzini avevano sollevato «forti dubbi di regolarità sulle procedure adottate dall’Amministrazione comunale», definendo “opaca” la procedura adottata per la concessione del complesso dell’ex Fornace Hoffman per la realizzazione di varie attività culturali e di svago senza una regolare ed apposita gara ad evidenza pubblica. Si contesta inoltre che «l’affidamento sia avvenuto a titolo quasi gratuito, poiché l’unica contropartita a carico della ditta sia stata quella di far fronte ai costi per la realizzazione di 2 pagine propagandistiche di Caltagirone su una rivista, peraltro poco diffusa». In effetti le visualizzazioni che ad oggi risultano sul numero di dicembre arrivano a stento a 500. I consiglieri di “Avvenire Caltagirone” ritengono “curioso” che a un’altra ditta locale, che alcuni mesi fa «si era proposta all’amministrazione per l’utilizzo della stessa struttura a titolo oneroso», non sia stata data invece alcuna risposta.

Ph. Il Sette e Mezzo

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Il 31 dicembre, a sequestro avvenuto, Sel Caltagirone in una nota stigmatizza le “pessime figure” e la “dimostrazione di negligenza” e chiede all’Amministrazione di spiegare l’«increscioso inconveniente di fine anno» e «se tale manifestazione a questo punto fosse realmente autorizzata e se sì quali fossero le condizioni». Il 1° gennaio una seconda nota aggiunge: «attraverso la nostra consigliera Gemma Marino avevamo chiesto di candidare la Fornace al bando della Fondazione per il Sud, per la valorizzazione degli spazi e la fruizione da parte delle associazioni culturali. Risposero che a Caltagirone non esistono spazi di rilievo culturale e storico da poter candidare a tale bando, compresi il Teatro dei Semini e appunto l’Hoffman. L’amministrazione dimostra di avere una visuale parziale delle cose, molto parziale».

Insorgono gli organizzatori dell’evento. Dopo aver ricordato le migliorie apportate alla struttura, Gozza esplode in un post durissimo: «cari destinatari del messaggio – scrive su Fb – adesso avete gli elementi per decidere se sostenere le fangate a vario titolo espresse da coloro i quali non hanno neanche dato un singolo euro a favore della città, oppure condividere il senso di sostegno e promozione del bene comune come sin qui è stato fatto. Sul sequestro invece, – continua il post – si dimostra solo come alcuni poteri, oggi più che mai, devono essere controllati con maggiore determinazione per evitare di essere asserviti in modo sconsiderato ad alcune lobbies. Auguri e speriamo di cogliere segni positivi di altruismo da tutti questi tuttologi da strapazzo». Non è da meno Giuseppe Venezia, che si era occupato degli aspetti relativi all’allestimento del cenone e dello spettacolo musicale. «Questa è una città destinata a peggiorare sempre di più, – posta amaramente su Fb – la prova è di tutti coloro che quotidianamente se ne vanno scegliendo altre mete per il loro futuro». Poi l’avvertimento: «a tutti coloro che dopo anni hanno avuto il tanto atteso “momento di gloria”, perché non potendo vincere in campo hanno dovuto rincorrere a queste abominevoli atti, dico di goderselo fino in fondo, perché nemmeno immaginate quello che da qui a poco succederà legalmente soprattutto a tutti coloro i quali il nostro operato ha recato benefici in questi anni».

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Il 3 gennaio 2015 è la volta del Partito Democratico di Caltagirone che definisce “stucchevoli” le polemiche seguite al sequestro preventivo della Fornace Hoffman. Poi un affondo della segreteria del circolo PD contro il Sindaco Nicola Bonanno, accusato di “leggerezza”. «Il Sindaco – si legge nella nota – afferma che ci sarebbe chi specula sui guai altrui per ragioni politiche, continuando così ad addossare ad altri le responsabilità per non assumersi le proprie, cosa che abitualmente fa da quando è primo cittadino»

Il riferimento è a una dichiarazione apparsa sul quotidiano «La Sicilia»  il giorno prima, in cui il sindaco di Caltagirone afferma di essere dispiaciuto perché «c’è gente che, per motivi politici, specula e gode sui dispiaceri altrui. Lo stabile, negli anni passati, ha ospitato manifestazioni di moda, musicali e di altro genere con folta presenza di pubblico. Abbiamo concesso l’utilizzo dell’immobile seguendo il regolamento del Consiglio comunale. L’autorizzazione era limitata alla concessione della struttura».

«Non abbiamo provato alcuna gioia – è la dura replica del segretario del PD Paolo Crispinonell’apprendere che la Fornace Hoffman sia stata posta sotto sequestro». Crispino respinge inoltre le accuse mosse da Gozza “circa le presunte macchinazioni politiche” che «offendono le forze dell’ordine che hanno agito a salvaguardia della sicurezza di tutti, e non certo, come detto da uno degli organizzatori, per tutelare delle lobbies. Siamo certi che gli organi di polizia rispondano soltanto alla legge e chi proferisce simili affermazioni dimostra preoccupanti deliri di persecuzione e non fa altro che alimentare un clima di guerriglia in città di cui, in questo momento così drammatico, non si ha certamente bisogno».

Dal Commissariato di Caltagirone non arriva, come è ovvio, nessuna dichiarazione ufficiale. Da quel poco che trapela si viene a sapere che il sequestro rientra nell’ambito di un’azione di normale monitoraggio e controllo a tutela della sicurezza dei cittadini a fine anno, come dimostra anche il caso del cinema Ambasciatori di Catania, per il quale è stato emesso analogo provvedimento. La tempistica dell’azione sarebbe dovuta, oltre che a prevenire una situazione di oggettivo pericolo, anche a motivazioni di ordine pubblico: è il buon senso a suggerire che nel caso si fosse interrotto l’evento a festa già iniziata le reazioni sarebbero state ancor più violente e incontrollate. Sarebbero dunque destituite di ogni fondamento le interpretazioni politiche dell’azione penale intrapresa col sequestro.

Ma c’è da giurare che la vicenda non finisce qui e la coda polemica continuerà ancora per molto ad agitare il clima politico a Caltagirone.

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