Pubblicato il 14/07/2020
CULTURA

Il racconto delle Pietre: il bombardamento della città di Caltagirone nel luglio del 1943



Il racconto delle pietre: la storia della città raccontata attraverso le epigrafi, i segni, i dettagli, i decori – Il bombardamento della città di Caltagirone nel luglio del 1943.

di Sebastiano Russo

Il luglio del 1943 per la Sicilia ed in particolare per la città di Caltagirone fu un mese che difficilmente potrà essere dimenticato. In particolare tre segni sono rimasti a testimoniare la tragicità di quei giorni: Un’epigrafe alla curia vescovile, all’ingresso del museo diocesano, che ricorda la morte di “padre Lorenzo da Sortino Pio ed eletto oratore travolto da immani rovine nell’incursione aerea del 9 luglio 1943, qui rese l’anima a Dio; Requiem”Un’epigrafe al poggio San Secondo, già protettorato San Giuseppe ai piedi di una grotta: “qui ai piedi del Celeste Bambino l’unica bomba rimasta inesplosa fra le 12 lanciate sull’istituto il 10/07/1943 risparmiava miracolosamente la vita alla benefattrice suore e bambini


La stele all’ingresso del cimitero monumentale: “ai caduti del bombardamento aereo del 9-10 luglio 1943, la città pose”.Tre segni che ricordano la drammaticità degli eventi bellici che non risparmiò nessuno, morirono sotto le bombe civili, donne, bambini, preti e questi segni stanno a ricordare ai sopravvissuti la drammaticità di tutte le guerre. Il ricordo attraverso il racconto dei testimoni di allora raccolto dal prof. Alfio Caruso è materiale prezioso da restituire ai giovani per far sì che l’articolo 11 della Costituzione che recita: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo” sia sempre la guida per chi si vuole essere un cittadino di questa Repubblica le cui radici sono bagnate anche dal sangue di queste vittime innocenti.

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