Pubblicato il 18/05/2015
INCHIESTA

Cara di Mineo: l’appalto delle polemiche. È braccio di ferro tra Cantone e Ferrera



di Giacomo Belvedere

L’INCHIESTA. Parte prima. Qui la parte seconda. È braccio di ferro tra il presidente dell’Anac, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone e Giovanni Ferrera, direttore generale del Consorzio dei comuni “Calatino Terra d’Accoglienza” che ha in carico l’amministrazione del Cara di Mineo. Cantone boccia per la seconda volta l’appalto triennale da circa 98 milioni per l’affidamento della gestione dei servizi e delle forniture del mega centro di accoglienza menenino, ritenendo ininfluenti le controdeduzioni addotte dal Consorzio dei comuni, che aveva chiesto la revisione del parere del precontenzioso. E dunque la gara d’appalto resta per l’Anac “illegittima”. Ferrera, dal canto suo, replica che il parere dell’Anac «non è vincolante» e dichiara che l’aggiudicazione definitiva dell’appalto per la gestione del Cara di Mineo non può essere annullata perché la lex specialis di gara non viola le norme vigenti. Nella partita il Direttore generale riceve un prezioso assist dal Ministero dell’Interno, che per bocca del capo Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del Viminale Mario Morcone, fa sapere che nutre dubbi sulla decisione di Cantone. Passata è dunque la tempesta senza far danni sul centro di contrada Cucinella? Occorre ricordare che, in questa complicata partita a tre, che rischia di innescare un conflitto istituzionale tra organi dello Stato, sono ancora in panchina ma scaldano i muscoli e potrebbero entrare pesantemente in gioco da un momento all’altro, tre Procure, che indagano a vario titolo sul Cara di Mineo: quella di Roma, per gli intrecci tra l’inchiesta su Mafia Capitale e il centro menenino legati al ruolo del consulente Luca Odevaine; e quelle di Catania e Caltagirone. A queste si è aggiunta recentemente anche la Procura di Palermo, che non si occupa degli appalti ma indaga su un traffico clandestino di migranti, che avrebbe dei basisti al Cara di Contrada Cucinella. L’aria che tira dunque non è del tutto serena. Ma facciamo un passo indietro a beneficio del lettori.

Cancellieri Cara e odevaine

Il ministro Cancellieri visita il Cara di MIneo. Dietro, alla sua destra Luca Odevaine

NASCE IL CONSORZIO DEI COMUNI – Il consorzio del Comuni “Calatino Terra d’Accoglienza” si è costituito il 28 dicembre 2012, con il nome – poi cambiato – di “Calatino Terra di solidarietà, per sostituirsi al soggetto attuatore del Cara di Mineo, il presidente della provincia di Catania Giuseppe Castiglione, luogotenente del NCD in Sicilia del ministro Angelino Alfano e oggi sottosegretario alle Politiche agricole del Governo Renzi. Il cambio si era reso necessario in vista della fine dell’emergenza Nord Africa e del passaggio della gestione del Cara al regime ordinario. In una conversazione intercettata, Luca Odevaine, il super consulente del centro menenino, poi implicato nell’inchiesta su Mafia Capitale ed arrestato, si vanta di aver suggerito lui all’allora Ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri l’idea dell’ente consortile tra i comuni, dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, in grado di garantire l’omogeneità dell’intervento sul territorio e mantenere il potere di indirizzo politico agli Enti locali. In attesa di una definizione giuridica del nuovo soggetto amministratore, il 2013 e metà del 2014 passano attraverso una serie di proroghe del contratto per la gestione del Cara, ben sette, senza che si arrivi all’indizione della nuova gara di appalto.

L’8 marzo 2013 il Consorzio “Calatino Terra di Solidarietà” sottoscrive presso la Prefettura di Catania una convenzione col Ministero dell’Interno, con scadenza fissata al 30 giugno 2013, che regola la fase di transizione dalla gestione emergenziale a quella ordinaria. Non si delegano tuttavia al Consorzio le funzioni di stazione appaltante, che restano di competenza della Prefettura di Catania. In questa fase infatti il Viminale, su parere dell’Avvocatura dello Stato, non ritiene di attribuire maggiori poteri al Consorzio. In virtù dei poteri conferiti dalla Prefettura, il 25 marzo 2013 il CdA del Consorzio “Calatino Terra di Solidarietà” approva lo schema di contratto da sottoscrivere con l’ente gestore. Il termine di durata è fissato in 6 mesi a partire dal 1° gennaio 2013 sino al 30 giugno 2013, tenuto conto che il Ministero ha finanziato solo i primi sei mesi. L’importo pro-capite – pro-die previsto per la gestione di tutti i servizi è di 34.60 euro. Il contratto viene approvato definitivamente nella seduta del 15 aprile e sottoscritto con le parti il 22 maggio 2013. La convenzione tra il Consorzio dei comuni e la Prefettura sarà confermata, in regime di prorogatio, per tre volte nel 2013 e di conseguenza anche il contratto per l’affidamento della gestione dei servizi delle forniture subirà la stessa sorte. Ma anche nel 2014 ci saranno ben quattro proroghe.


1557691_10202148636429062_319119603_n

Ph. Giusi Scollo

L’APPALTO DA 98 MILIONI – Il 20 dicembre 2013, dopo un anno di gestazione, viene firmata la nuova Convenzione tra la Prefettura di Catania e il Consorzio “Calatino Terra d’Accoglienza”. Il Consorzio assume il “ruolo di stazione appaltante per la selezione del soggetto gestore”, ruolo prima avuto dal Ministero dell’Interno. La Prefettura, oltre a trasferire le risorse statali, delega al Consorzio le seguenti funzioni: il coordinamento con le Istituzioni, la gestione delle procedure di gara per l’individuazione del Soggetto gestore e la gestione delle relazioni esterne. La nuova fattispecie giuridica si configura come un rafforzamento del Consorzio che riceve maggior autonomia, rispetto a quanto stabilito dalla Convenzione dell’8 marzo 2013, quando il Consorzio si era sostituito alla provincia di Catania quale Soggetto attuatore.


Tutto è pronto dunque per la nuova gara d’appalto, che viene indetta il 24 aprile 2014, con la determinazione dirigenziale n. 58. L’appalto per l’affidamento dei servizi e delle forniture per la gestione del Cara di Mineo è stavolta triennale e viene nominato Responsabile Unico del Provvedimento (Rup) il Direttore dello stesso Consorzio, Giovanni Ferrera. Il 30 giugno 2014 la gara viene espletata e la Commissione di valutazione delle offerte aggiudica in via provvisoria la gara al Consorzio di Cooperative Sociali Casa della Solidarietà, nella qualità di capogruppo di un costituenda Ati, di cui fanno parte le stesse ditte e coop che hanno gestito il Cara menenino senza soluzione di continuità dal 2011: Sisifo, Sol.Calatino, Senis Hospes, Cascina Global Service, Pizzarotti e c. s.p.a, comitato provinciale della Croce Rossa Italiana. In Commissione di valutazione, come del resto anche nei due precedenti appalti, siede Luca Odevaine, il consulente che sarà arrestato sei mesi dopo.

cara giuliana

Ph. Giuliana Buzzone

Il 30 luglio 2014 il Direttore generale, con la determinazione dirigenziale n. 114 approva gli atti della Commissione e dichiara l’aggiudicazione definitiva della gara e il 26 settembre 2014 si sottoscrive il contratto di appalto per la gestione del Cara di Mineo con la ditta aggiudicataria, con decorrenza dal 1° ottobre 2014.

Ma ecco che il 25 febbraio 2015 arriva la tegola dall’Anac, che con parere n. 15, dichiara illegittima la lex specialis della gara, perché in contrasto con gli artt. 2, comma 1-bis, e 27 del d.lgs. 163/2006 e con i principi di concorrenza, proporzionalità, trasparenza, imparzialità ed economicità. Il parere era stato chiesto il 9 giugno 2014 dalla Società cooperativa Cot, con sede a Palermo, esclusa dalla gara in quanto dei sette requisiti richiesti possedeva solo il titolo per la gestione del servizio ristorazione.

QUANDO PER L’AUTHORITY L’APPALTO ERA OK – La Cot, in verità, aveva anche due anni prima inoltrato, ma con scarso successo, un’istanza di precontenzioso all’Authority sulla gara di appalto per la gestione dei servizi e delle forniture al Cara menenino del 3 febbraio 2012, gara vinta dalla Rti con capofila il Consorzio Sisifo. La commissione, composta dal presidente dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici (Avcp) Sergio Santoro e dai consiglieri relatori Piero Calandra e Alfredo Meocci, ex Direttore generale della Rai, aveva ritenuto la disciplina di gara predisposta dal Soggetto Attuatore per la Gestione del Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo di Mineo «conforme alla normativa di settore». L’Anvp guidata da Santoro, era tuttavia al centro di aspre polemiche per via dei guai giudiziari di alcuni suoi consiglieri, di nomina parlamentare, e per lo scarso attivismo sugli appalti pubblici. Su Mose e Expo insomma era stata un po’distratta. Santoro è esautorato da Renzi nel 2014 per scarsa produttività (nel 2013 in poco più di un anno, su 138 opere appaltate, l’Anvp aveva fatto solo 9 segnalazioni); Meocci si dimette nel febbraio 2014, perché coinvolto nell’indagine su presunte agevolazioni negli appalti legati allo scandalo romano di “vigilopoli” e Calandra è costretto a lasciare nel marzo 2014, perché il suo nome viene fatto nell’inchiesta sul nodo fiorentino della Tav che porta all’arresto di Maria Rita Lorenzetti, ex Presidente dell’Umbria.

Raffaele Cantone

Raffaele Cantone

CANTONE: L’APPALTO È ILLEGITTIMO – L’istanza della Cot del 2014 ha invece maggior fortuna: la nuova Authority guidata da Cantone che ha assorbito la vecchia e screditata Anvp, giudica la gara d’appalto illegittima, in quanto «l’indicazione dell’importo a base d’asta in maniera complessiva, senza indicazione degli importi per i singoli servizi, forniture e lavori messi a gara, non risulta conforme ai principi di concorrenza, proporzionalità, trasparenza, imparzialità e economicità né consente di compiere una ragionevole valutazione delle offerte economiche». L’oggetto contrattuale della gara, precisa L’Anac, «in realtà, si riferisce ad appalti differenti che avrebbero dovuto essere aggiudicati con separate procedure di gara ovvero con una ragionevole suddivisione in lotti». Una scelta, quella della gara d’appalto unitaria, a parere dell’Anac, in contrasto con la normativa vigente, ai sensi della quale: «nel rispetto della disciplina comunitaria in materia di appalti pubblici, al fine di favorire l’accesso delle piccole e medie imprese, le stazioni appaltanti devono, ove possibile ed economicamente conveniente, suddividere gli appalti in lotti funzionali» (cfr art. 2, comma 1-bis, d.lgs. 163/2006, introdotto con l’art. 44, comma 7, del d.l. 201/2011, convertito con modificazioni, dalla l. 214/2011). I criteri di partecipazione alle gare devono, infatti, «essere tali da non escludere le piccole e medie imprese». Secondo l’Authority, la controprova «dell’assenza di concorrenza e di convenienza per la stazione appaltante è dimostrata dal fatto che, oltre all’istante, v’è stato un solo concorrente che ha partecipato alla procedura — il gestore uscente – cui è stato aggiudicato l’appalto con un ribasso molto ridotto pari a 1,00671% sul prezzo».

giovanni ferrera

Giovanni Ferrera

Le contromosse del Consorzio dei comuni messo sotto accusa dall’Anac, non si fanno attendere. Il 19 marzo 2015, a seguito di detto parere di precontenzioso, il Consorzio con nota n.639 prot. avvia una procedura per l’annullamento in autotutela della determinazione dirigenziale n. 114/2014 di aggiudicazione definitiva della gara, ai sensi degli artt. 7 e 8 della legge n. 241/1990 e s.m.i. Il passo successivo è di chiedere il 13 aprile 2015, con nota n. 808 prot., all’Anac la revisione del citato parere precontenzioso n. 15/2015, ai sensi dell’art. 9 del Regolamento della stessa Autorità, adducendo la presenza di nuovi elementi di fatto e di diritto non precedentemente valutati. Intanto, lo stesso 13 aprile, con la determinazione dirigenziale n. 53 si sospende il procedimento di annullamento in autotutela sino a nuova deliberazione dell’Anac.

Ma Cantone boccia nuovamente l’appalto, ritenendo che non ci siano nuovi elementi tali da far mutare il giudizio negativo. Il 6 maggio 2015, con nota n. 56088, il presidente dell’Anac comunica che, come deliberato dal Consiglio nell’adunanza del 28-30 aprile 2015, la predetta istanza di revisione «è dichiarata inammissibile ai sensi dell’art. 9 del regolamento in quanto, rispetto alla questione controversa e valutata con il parere reso, non risultano dedotte e documentate sopravvenute ragioni di fatto e/o diritto rilevanti ai fini del riesame del parere n. 15/2015».

Sembrerebbe a questo punto che non resti altra via al Consorzio dei Comuni che quella di annullare la gara d’appalto e indire una nuova gara per la gestione dei servizi e delle forniture del Cara di Mineo che rispetti i principi di trasperenza, concorrenza ed economicità, così come richiesto dall’autorità anticorruzione. Ma ecco il colpo di scena. Ferrera dichiara il parere dell’Anac “non vincolante” e si ritiene legittimato a confermare l’aggiudicazione dell’appalto all’Ati guidata dalla “Casa della solidarietà”, forte anche dell’appoggio del Viminale che è sceso in campo a favore del “Consorzio Terra d’Accoglienza”.

Continua qui.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA


Commenta
Il tuo commento verrà pubblicato previa approvazione. Soltanto il nickname sarà visibile a tutti gli utenti.