Pubblicato il 24/07/2015
INCHIESTA

ESCLUSIVO. Intervista al procuratore di Caltagirone Verzera sull’inchiesta Cara di Mineo




Uno dei fascicoli che aveva attenzionato immediatamente – aveva confidato ai nostri microfoni il procuratore di Caltagirone Giuseppe Verzera durante l’intervista che ci ha rilasciato nel mese di aprile scorso  –¸ sin da quando si era insediato a Caltagirone, era quello relativo all’appalto milionario del Cara di Mineo. «Un’inchiesta molto complessa» – aveva aggiunto –, che assorbe moltissimo me e la polizia giudiziaria che mi coadiuva nell’inchiesta».

L’inchiesta è andata avanti ed è arrivata alla fase di conclusione delle indagini, con cinque informazioni di garanzia destinate al sindaco di Mineo Anna Aloisi, già presidente del Consorzio Calatino terra d’Accoglienza” che amministrava il Cara prima della messa in mora dopo le perquisizioni, all’ex primo cittadino Giuseppe Mario Mirata, all’ex presidente del Consorzio Sol Calatino Paolo Ragusa, al consigliere e assessore comunale Luana Mandrà e all’ex assessore comunale Maurizio Gulizia.

Il procuratore Verzera, ci ha concesso una lunga e articolata intervista sull’inchiesta della Procura calatina che cerca di far luce sul centro di accoglienza di Contrada Cucinella. Un’intervista a tutto campo: dalla compravendita di consiglieri per farli transitare dall’opposizione alla maggioranza – una sorta di baratto di posti in cambio di appoggio all’amministrazione -, all’appalto milionario, secondo Verzera «conferito ad personam»; alla commistione tra affari e politica: «un appalto di così rilevante importo, la gestione di somme di denaro ingentissime – ha dichiarato il procuratore – implicano che politici del posto facciano il possibile per poter governare un piccolo comune che gestisce una situazione economica così impressionante. E quindi è chiaro che la ricerca del consenso popolare per prendere la poltrona di sindaco di assessore sia fortissima».

L’INTERVISTA


Nel mirino della Procura calatina anche la gestione dei migranti: risulterebbero infatti dalle indagini «moltissimi migranti pagati pur non essendo presenti nella struttura». Un fiume di soldi, stanziati per l’accoglienza e finiti chissà dove. Sull’ipotesi di infiltrazioni mafiose avanzata da Salvi, Verzera chiarisce che questo aspetto dell’indagine è di competenza della Dda di Catania, ma in base alla sua esperienza maturata a Messina e Reggio Calabria, afferma che «a fronte di un appalto, di un giro di soldi di centinaia di milioni, è oltremodo verosimile ipotizzare che la mafia abbia interessi su questa vicenda». La Procura invece non si sta occupando dell’utilizzo di fondi provenienti dall’accoglienza e destinati illecitamente alle sagre paesane, in quanto non vi sono risultanze degne di nota riguardo a questo aspetto. Abbiamo infine chiesto se l’indagine verte anche sulla rete di Sprar gestita dalle stesse coop che hanno in carico il Cara menenino. «Su questo non posso rispondere», è stata la laconica risposta. Un silenzio più eloquente di una risposta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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