Pubblicato il 03/07/2015
POLITICA

Mineo, scontro sugli affidamenti alle coop di Ragusa: «accanimento contro di me». Le opposizioni: «Falso: è trasparenza»



«I consiglieri comunali di opposizione hanno trasformato il confronto politico in una vera e propria guerra armata. Questo non funziona, non è positivo e la loro attività è soltanto la ricerca del pelo nell’uovo per creare problemi a qualcuno». Chi parla è Paolo Ragusa e lo fa nella sua veste di dirigente della locale sezione della Uil di Mineo, durante il sit in di protesta organizzato dal sindacato che si è tenuto lo scorso 26 giugno davanti al Palazzo comunale della città. “Sit-in per la difesa del lavoro dei più deboli”, lo hanno chiamato. “Il pelo nell’uovo” contro cui punta il dito il dirigente della Uil menenina è una delibera del Consiglio comunale del 15 Giugno che ha modificato il regolamento per l’affidamento diretto di lavori o servizi alle cooperative sociali, fissando dei paletti più restrittivi: è stato soppresso l’albo comunale delle cooperative sociali, annullato il vincolo del 30% nell’affidamento diretto dei lavori alle cooperative sociali e soprattutto abbassata la soglia economica dell’affidamento da € 200.000 a € 10.000 annui. Per le somme superiori occorre ora indire una gara a evidenza pubblica. La delibera consiliare – si legge in una Nota Stampa della Uil  «penalizza i disoccupati di lungo periodo, le persone disabili, gli ex tossicodipendenti, gli ex detenuti e tutti coloro che attraverso la cooperazione sociale hanno potuto trovare occasione di lavoro e recuperare una condizione di dignità». Durissimo il sindacato contro i consiglieri che “giocano con il pane della gente”. Questi i consiglieri di opposizione additati come nemici del popolo: Pietro Catania, Salvatore Barbagallo, Ilaria Stuto, Luana Mandrà, Chiara Cutrona, Mario Noto, Sebastiana Risuscitazione, e Cristina Venuti.

La manifestazione Uil (Ph. "Il Solidale")

La manifestazione Uil (Ph. “Il Solidale”)

Sembrerebbe una delle tante vertenze sindacali di questi giorni, da attenzionare nella cronaca locale. Ma a Mineo, piccolo comune di 5.172 abitanti, arroccato sulle pendici nord-occidentali dei monti Iblei con vista sugli agrumeti della Piana di Catania, tutto assume una dimensione che travalica i ristretti confini municipali. Perché di Mineo ce ne sono due: la cittadina del calatino, fiera della sua storia e tradizioni, nota, tra l’altro, per aver dato i natali al padre del verismo Luigi Capuana, e il Cara di Mineo, il mega centro di accoglienza per richiedenti asilo situato a valle, in contrada Cucinella, balzato agli onori della cronaca per essere uno degli snodi centrali dell’inchiesta Mafia Capitale, che, tra migranti ospiti e dipendenti che ci lavorano, fa a gara demograficamente con la città sul monte. E dunque, tutto ciò che accade a Mineo è sempre sovradimensionato, esorbitante, con una plusvalenza sociale e politica che va al di là dell’ambito locale.

IMG_0149 - Copia

Ph. Il Sette e Mezzo

IL MANAGER UNO E TRINO  «Mineo ha sempre favorito la nascita di poeti e pensatori tra contadini e artigiani: per tradizione, per clima, aure, venti, fasce elettromagnetiche terrestri, lunari, solari, metabolizzati per fantasiose spirali di acidi desossiribonucleici»: così scriveva un illustre suo figlio, lo scrittore Giuseppe Bonaviri, nella sua monografia Follia,pubblicata nel 1976 per la Società di storia patria per la Sicilia orientale. Oggi dovrebbe aggiungere: patria di imprenditori sociali, come Paolo Ragusa, che al tempo dello scritto di Bonaviri aveva solo un anno di vita. Venuto dal nulla come un novello mastro don Gesualdo, è il patron di quella che oggi è la più grande impresa del calatino: il Consorzio Sol.calatino, con la rete di coop che gli orbitano attorno. Le sue radici politiche sono nel vecchio Pci. A 14 anni, piuttosto che discutere di calcio, ragazze e di moto, come tutti i suoi coetanei, già tiene comizi. Vanta dunque una lunga militanza in campo politico, nel sindacato, nei Grest estivi e nelle attività di animazione del territorio dell’Arci. Forte dell’esperienza maturata in campo politico, Ragusa decide di dedicarsi alle cooperative sociali: dapprima la società cooperativa sociale “Alba”, e quindi, a partire dalla data di costituzione, l’11 febbraio 2003, Sol.co Calatino di cui è nominato presidente. Ma la ricerca costante di una sponda politica gli è rimasta sempre nel sangue, seppur con geometrie variabili, dal Pd, all’Mpa al Pdl. Con l’esplodere nel 2011 dell’emergenza Nord Africa ha l’occasione per il salto di qualità, attuando una nuova metamorfosi politica e legando indissolubilmente la sua storia al Ncd di Giuseppe Castiglione e al Cara di contrada Cucinella. Del suo trascorso nella sinistra, gli è rimasta probabilmente l’idea gramsciana dell’egemonia. Così viene teorizzato, in una lettera aperta postata nel sito del Consorzio il 7 ottobre 2013, il Ragusa-pensiero:«è urgente strutturare in maniera permanente questa grande rete di accoglienza integrata diffusa sul tutto il Paese, affidandosi al protagonismo degli enti locali e dei soggetti del privato sociale, a cominciare dalla cooperazione sociale». Una rete in cui i confini tra politica, sindacato e economia di fondono e confondono: Ragusa uno e trino, a un tempo coordinatore del gruppo politico “Uniti per Mineo”, che ha portato alla vittoria alle elezioni comunali del 9 e 10 giugno 2013 il sindaco Anna Aloisi; presidente del Consorzio di Cooperative sociali “Sol Calatino” (carica da cui si è dimesso il 9 giugno a seguito di un avviso di garanzia nell’indagine Mafia Capitale, conservando tuttavia ruoli di presidente in molte delle coop della rete di Sol.calatino) e dirigente della locale sezione del sindacato Uil. E dunque al sit in di protesta del 26 giugno Ragusa va come dirigente Uil, ma anche come presidente di coop e infine coordinatore politico. Un role play complesso, triple face, capace di far girare la testa a chiunque, tranne a lui, autentico deus ex machina della politica menenina. Ragusa porta in piazza i lavoratori a protestare, strategia attuata con successo anche in passato, e dieci giorni prima i consiglieri del gruppo “Uniti per Mineo” abbandonano, come scrivono in un post del gruppo Uniti per Mineo su Fb del 17 giugno, “per protesta” l’aula al momento del voto della contestata delibera, in quanto –spiegano – «si continua ad insinuare, così come già accaduto in consiglio comunale, che la nostra azione è influenzata dall’interesse di alcune cooperative sociali». Una sincronia perfetta. Nel gergo militare si chiamano manovre di avvolgimento: fiaccare la resistenza dell’avversario attaccandolo da più fronti.

Mineo, Palazzo Ballarò

Mineo, Palazzo Ballarò

UN ALBUM DI FAMIGLIA – Ma veniamo ai fatti. Il 15 giugno, come s’è detto, il Consiglio comunale discute una proposta di modifica dell’art. 31 ter del Regolamento dei contratti del Comune di Mineo, avanzata dai consiglieri dell’opposizione Pietro Catania eChiara Cutrona. L’art. messo in discussione, in sostanza, istituiva l’ albo per le cooperative sociali, l’affidamento diretto dei lavori alle cooperative sociali fino a €200.000,00 e l’obbligo per il Comune di ricorrere a tale procedura di affidamento diretto per il 30% dei lavori di manutenzione esternalizzati annualmente dall’Ente, nonché nei casi in cui viene autorizzato con provvedimento della Giunta Municipale. L’art. 31 ter era stato aggiunto al Regolamento esistente nell’anno 2009, durante l’amministrazione guidata dal sindaco Giuseppe Castania, su proposta dei consiglieri Massimo Pulici e Maurizio Gulizia, all’epoca consiglieri di maggioranza. Pulici e Gulizia – denuncia un Comunicato stampa del gruppo consiliare Per la città – erano «nel gruppo del dott. Ragusa, che allora era in maggioranza e attualmente uno Assessore e l’altro ex Assessore dell’amministrazione Aloisi». L’articolo, inoltre, è stato contestato dai gruppi di opposizione, che in quest’occasione hanno trovato una convergenza di intenti, in nome di una maggior trasparenza. La proposta è stata approvata con 8 voti favorevoli e nessuno contrario o astenuto. Il gruppo “Uniti per Mineo” ha abbandonato l’aula al momento del voto.

Certo, leggendo l’elenco delle coop che risultano iscritte all’albo comunale, si ha l’impressione di sfogliare sempre lo stesso album di famiglia. Nel 2014 sono: Alba (Soc. Coop. Sociale), C.C.R.E.A. (Consorzio della Cooperazione Regionale per l’Ecologia e l’Ambiente), Consorzio Sol Calatino (Soc. Coop. Sociale), San Francesco (Soc. Coop. Sociale) e Nuova Alba (Soc. Coop. Sociale). Il rappresentante legale delle prime tre è Paolo Ragusa. La coop San Francesco è associata alla rete del Consorzio Sol Calatino. Il suo rappresentante legale è Rocco Ferraro, che non solo è funzionario del Consorzio Sol Calatino, ma ha recentemente sostituito Paolo Ragusa alla presidenza del Consorzio dopo le sue dimissioni. La Nuova Alba appartiene anch’essa alla rete di Sol.calatino e il suo responsabile tecnico è, manco a dirlo, l’onnipresente Paolo Ragusa. Della coop C.C.R.E.A, è inoltre vice presidente il consigliere comunale di “Uniti per Mineo” Giuseppe Biazzo. Nell’aggiornamento del 2015 manca nell’elenco la coop C.C.R.E.A. ma c’è una new entry: Terra e Sole–La rinascita, sempre legata alla rete di Sol.calatino mentre non viene accolta la richiesta di un’altra coop della rete di Sol.calatino: Aria Società cooperativa sociale, con sede a Palagonia. 
Per i gruppi di opposizione il sospetto di un sostanziale regime monopolistico, aggravato da un potenziale conflitto di interessi, per la commistione tra interessi politici e imprenditoriali, non è dunque campato in aria. Di qui il voto del 15 giugno scorso, finalizzato a rompere questo cerchio magico.

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Ph. Il Sette e Mezzo

RAGUSA: «SONO PERSEGUITATO»– Ragusa si sente tuttavia un perseguitato, vittima di un “accanimento terapeutico” in atto contro le sue cooperative sociali, tanto più ingiusto in quanto queste non sono «imprese che fanno arricchire qualcuno ma creano opportunità di lavoro per i soggetti più deboli e bisognosi». Più volte ha risposto alle accuse, ritenendole infondate, frutto piuttosto di una campagna di odio nei suoi confronti. «Non è mica una nostra colpa se si sono iscritte solo le cooperative appartenenti al consorzio Sol. Calatino», si legge in una nota di Sol.calatino del 29 dicembre del 2014, in replica ad un articolo della testata online «Sicilia journal». Quanto alle aggiudicazioni – continua la nota – «tutto è avvenuto alla luce del sole e non può certo essere una colpa dell’aggiudicatario se altre aziende non hanno presentato offerte». L’attacco a Paolo Ragusa – conclude il comunicato «è diventato uno “sport nazionale”, una forma di subdola fobia». Poi spiega che «il suo nome è frequente in tutte le società in quanto principale animatore di questa esperienza della Sol. Calatino e non può certo rappresentare un motivo di scandalo quando, nelle innumerevoli circostanze citate in precedenza, le cooperative sono state scelte con la massima trasparenza e senza la violazione della concorrenza e del libero mercato». La chiusa rigetta con orgoglio ogni legame con l’inchiesta romana: «percorrendo, quindi, quel sottilissimo filo che separa la legalità dall’illegalità, abbiamo da sempre deciso di stare nel campo della legalità, dove i “galantuomini” non sentono affatto l’esigenza di stare in un “mondo di mezzo”». Eppure la Procura di Catania non ci ha visto chiaro, iscrivendo nel registro degli indagati Paolo Ragusa.Assieme a lui sono finiti nel mirino della magistratura etnea Luca Odevaine, il noto faccendiere e consulente del Cara, arrestato nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale; il Sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione; Giovanni Ferrera direttore del Consorzio dei comuni “Calatino Terra d’Accoglienza”; Anna Aloisi, presidente del Consorzio dei Comuni e Sindaco di Mineo, e Aurelio Sinatra, Sindaco di Vizzini e presidente dell’assemblea dei sindaci del Consorzio “Calatino Terra d’Accoglienza”. Il reato contestato fa riferimento agli «art. 81 cpv, 110, 353 c.p., 353 bis c.p. in concorso tra di loro e nelle rispettive qualità, dice la procura con collusioni ed altri mezzi fraudolenti, turbavano le gare di appalto per l’affidamento della gestione del Cara di Mineo del 2011, prorogavano reiteratamente l’affidamento e prevedevano condizioni di gara idonee a condizionare la scelta del contraente con riferimento alla gara d’appalto del 2014».

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Ph. web

LA MAESTRINA CHE DÀ FILO DA TORCERE AL DEUS EX MACHINA  «La verità, sì, fa male, lo so! Per tutte le imprese gli affidamenti diretti sono consentiti fino a 40.000 euro e per le cooperative sociali – questi consiglieri comunali che vogliono togliere il lavoro ai soggetti svantaggiati – hanno deciso di abbassare al soglia ad € euro 10.000! Se questa non è persecuzione allora come la vogliamo chiamare? P.S. Ancora una volta la “maestrina del consiglio comunale” esce dall’anonimato solo per parlare male di me o delle cooperative sociali! Solo per questo dovrebbe ringraziarmi!». Il post così velenoso, sul noto social Fb, è di Paolo Ragusa. Chi è la “maestrina”, descritta come una ingenua parvenu della politica, bersaglio del sarcasmo del deus ex machina della politica menenina? Si tratta di Nella Risuscitazione, consigliere del gruppo di opposizione “Per la città”, di cui è capogruppo. Eletta nelle ultime amministrative in una lista civica che appoggiava la candidatura a sindaco di Giuseppe Mistretta, a seguito della spaccatura interna al gruppo, consumatasi il 24 febbraio 2014, è fuoriuscita dal gruppo “Mineo Prima di Tutto”, assieme ai consiglieri Mario Noto e Cristina Venuti, costituendo il gruppo di opposizione “Per la città”. Alle origini della scissione la difficile convivenza delle varie anime presenti nella lista civica: un ventaglio di posizioni e sensibilità che andavano dal mondo dell’associazionismo cattolico e della sinistra solidale a quelle della destra sociale. Venuto meno il collante della tornata elettorale, sono emerse le differenze di vedute, soprattutto sulla spinosa questione del Cara di Mineo. I tre consiglieri di “Per la città” fanno inoltre parte del Coordinamento dei consiglieri del Calatino, che si è segnalato per alcune sue dure prese di posizione sull’accoglienza ai migranti e il centro di contrada Cucinella. Ultimamente, il 24 maggio scorso, i consiglieri del coordinamento sono stati ascoltati dalla Commissione parlamentare sui Cara e i Cie presieduta da Gennaro Migliore. Bastano queste poche note per capire che la “maestrina” non è affatto una sprovveduta. Del resto arriva alla politica dopo una lunga militanza delle fila dell’Azione cattolica, di cui è stata anche dirigente diocesano. 
La sua strada si è incrociata con quella di Paolo Ragusa abbastanza presto, ai tempi lontani in cui il futuro manager delle coop faceva concorrenza ai Grest parrocchiali con le sue iniziative targate Arci. Anche allora su fronti diversi e divisi, quasi una premonizione. «Mi piace moltissimo – replica allusivamente ma con orgoglio Risuscitazione su Fb il 29 giugno- essere chiamata “maestra” dai miei alunni. Mi suona dolce come la parola “mamma” pronunciata dai miei figli. Ho studiato proprio per fare questo mestiere, e non lo cambierei per nessun altro al mondo. Le maestrine, così inutili e anonime, educano i figli d’Italia». E il suo gruppo “Per la città” pubblica una Lettera ai lavoratori in cui ribatte colpo su colpo alle accuse mosse dalla Uil di Mineo, chiedendole di “tornare a fare il sindacato”.

post aloisi 1UN PASSO AVANTI E DUE INDIETRO DEL SINDACO ALOISI – In questa situazione incandescente, il sindaco Aloisi esce sul noto social Fb con una dichiarazione critica sul voto del consiglio comunale, poi fa un passo indietro, affermando che rispetterà il volere dell’assise comunale. Ma poi ci ripensa ancora. Prima posta polemicamente: «Potrei condividere l’idea di ridurre a 10.000 euro gli affidamenti diretti ma se fossero estesi anche alle imprese e non solo alle cooperative. Oppure qualcuno ha interesse a far lavorare di più le imprese?».

Ma successivamente il post viene rimosso e il primo cittadino di Mineo corregge il tiro: «A scanso di equivoci – scrive – attribuibili a comunicati dai quali io mi dissocio, ritengo che il consiglio comunale sia sovrano e rispetto tutte le decisioni e i provvedimenti che esso delibera anche se approvati dall’opposizione. Gli uffici si adegueranno a quanto deliberato nell’ultimo consiglio».

post aloisiSembrerebbe una presa di distanza dal post del gruppo Uniti per Mineo del 17 giugno, in cui si legge che la delibera del Consiglio Comunale è «un atto palesemente illegittimo, stante che la soglia massima di affidamento di lavori è fissata per legge in euro 40.000,00 per tutte le imprese e la previsione del consiglio comunale di ridurla a 10.000,00, per le sole cooperative sociali, contrasta in maniera evidente con la norma!». Una nota che la Aloisi non condivide, come è solita fare, né segnala con un like. Fatto sta che il 2 luglio anche quest’ultimo post del Sindaco è stato cancellato. Un ulteriore ripensamento?

Intanto un secondo coordinamento dei consiglieri del calatino, vicino politicamente alla destra, composto da Pietro Catania di Mineo, Filippo Lamastra di Raddusa, Fabio Cusumano Ramacca e Lorena Mileti di Castel di Iudica, ha chiesto che i comuni del territorio toccati dall’inchiesta sul Cara di Mineo si costituiscano parte civile. Una mozione in tal senso è stata già presentata lo scorso 29 giugno al consiglio comunale di Ramacca.

COLPO DI SCENA: IL CONSIGLIO È INVALIDO?  In questa intricata vicenda, dove è difficile distinguere la realtà dall’apparenza, non manca nemmeno il coup de théâtre finale. Un post del sindaco Aloisi del 29 giugno, in risposta ad un altro del presidente del Consiglio di Mineo Salvo Barbagallo, lo fa presagire.

consiglio invalido«Caro Salvo – scrive il sindaco -, se fossi più presente a Mineo e negli uffici del comune avresti avuto anche tu la possibilità di leggere la nota del prefetto di Palermo. Chiunque potrebbe far rilevare la nullità del consiglio. Non si tratta di calunnia ma di constatazione dei fatti». In sostanza, per la seduta del 15 giugno, in assenza del segretario comunale di Mineo, e del suo sostituto, si era nominato un supplente a scavalco del comune di Mineo, Pierpaolo Nicolosi, proveniente da Ferla. Una decisione che potrebbe configurare un vizio di forma e annullare la seduta consiliare. La materia è difatti normata dalla Deliberazione n. 175 del 2004 del CdA dell’ex Ages Nazionale, secondo cui «la sede di segreteria convenzionata realizza un unico soggetto giuridico, per il quale deve essere previsto un unico preposto all’ufficio e, quindi un unico sostituto nell’ipotesi di assenza del titolare della sede di segreteria convenzionata». Stando quindi alla normativa la seduta del 15 giugno potrebbe essere stata dichiarata invalida dalla Prefettura. Tutto da rifare, dunque. C’è da scommettere che quest’ultimo colpo di scena se, come sembra si materializzerà, darà nuova benzina al fuoco delle polemiche.

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