Pubblicato il 09/09/2015
POLITICA

Omicidio Palagonia. Il sindaco «Chi da Nord soffia sul fuoco ci chiamava terroni e ha voluto il Cara»



di Giacomo Belvedere

«Chi in questi giorni viene dal Nord a soffiare sul fuoco è lo stesso che diceva ai terroni di lavarsi. Non dimentichiamolo. È lo stesso che nel 2011 istituiva il Cara di Mineo». Non la manda a dire il sindaco dei Palagonia Valerio Marletta, a cui non va proprio giù che ci sia  «chi tenta oggi di rifarsi una verginità politica».

Il duro intervento del primo cittadino della città della Piana di Catania si è avuto durante il  Consiglio Comunale di Palagonia, convocato in seduta straordinaria e urgente del 3 settembre 2015, per discutere sull’efferato duplice omicidio che ha scosso la città e tutto il Calatino, in cui hanno trovato la morte i coniugi Vincenzo Solano e Mercedes Ibanez. Il Presidente Salvo Grasso, a inizio seduta ha invitato a osservare un minuto di silenzio in onore delle due vittime del feroce delitto che ha profondamente colpito la comunità palicense.

Il Comune di Palagonia non ha aderito al Consorzio dei Comuni Calatino terra d’Accoglienza, che ha amministrato il cara di Mineo e indetto l’ultima gara d’appalto da 97 milioni di euro finita nel mirino dell’Anticorruzione e delle Procure di Catania e di Caltagirone.

«L’atroce delitto che ha gettato nella sconforto la nostra comunità – ha dichiarato il Presidente Grasso – è da inquadrarsi nel folle gesto di alcuni criminali che potevano essere profughi dalla pelle nere così come chiunque altri, di qualsiasi nazionalità o razza; non dobbiamo far passare il messaggio eversivo contro i migranti o profughi di guerra, generalizzando la responsabilità di quanto accaduto».

Negli incontri dei giorni scorsi con il Prefetto e i vertici delle Forze dell’Ordine, è stato  assicurata una presenza ancora più frequente e incisiva del pattugliamento territoriale insieme a una più rigorosa registrazione dei movimenti degli ospiti del CARA di Mineo.

Il Sindaco Marletta ha rivolto un ringraziamento e plauso alla Procura della Repubblica per la discrezione con cui sta conducendo l’istruttoria che non ha visto sensazionalismi o spettacolarizzazioni inutili e ha annunciato che il Comune di Palagonia è intenzionato a costituirsi parte civile nel processo che si celebrerà. Marletta ha espresso preoccupazione per un clima di “caccia alle streghe”, alimentato da «chi in questi giorni viene dal Nord a soffiare sul fuoco, è lo stesso che diceva ai terroni di lavarsi. Non dimentichiamolo. È lo stesso che nel 2011 istituiva il Cara di Mineo». Il CARA, infatti, denuncia Marletta, è stato voluto dall’allora Ministro Roberto Maroni, amico di partito di Matteo Salvini, non per rispondere a un emergenza, ma per svuotare gli altri nove Cara sparsi nel territorio italiano e far un favore alla ditta Pizzarotti, proprietaria dell’immobile, rimasto sfitto dopo la partenza degli americani. Marletta invita i suoi concittadini «a non cadere nel tranello di chi tenta oggi di rifarsi una verginità politica».

Il rammarico del sindaco è per il silenzio delle istituzioni: «Mi sarei aspettato in questi giorni la solidarietà dei comuni vicini, mi sarei aspettato anche un grigio telegramma da parte del Ministero, da parte del Governo». Nessuna rassicurazione su nuove misure di controllo non sporadiche ma sistematiche è arrivata. «Il governo centrale non chiuderà il CARA di Mineo».

INTERVENTO DEL SINDACO MARLETTA

Continuando il Sindaco ha illustrato alcuni dati riguardanti i circa diecimila migranti che sono passati dal CARA negli ultimi anni. La capienza dei posti è raddoppiata in certi periodi dai duemila di capacità prevista, agli oltre quattromila, di diverse nazionalità e etnie, generando anche dei fenomeni di “mafia delle etnie”.

In merito ai furti di arance che avvengono nelle campagne palagonesi, il sindaco chiarisce che, quando riguardano grosse quantità, non sono opera dei migranti ma piuttosto di certe bande provenienti da Catania; fatto che purtroppo avviene sin da tempi molto precedenti alla formazione del CARA. «Il problema era stato già affrontato a suo tempo, anche grazie ai rappresentanti agricoli, con cui eravamo riusciti ad ottenere uno stanziamento di circa tre milioni di Euro; soldi stanziati e mai arrivati, andati a finire chissà in quale sagra del territorio provinciale. Stesso destino ha subito il finanziamento PON per la sicurezza, che avrebbe dovuto fornirci di impianto di video sorveglianza; progetto pronto e approvato, ma neutralizzato dai tagli voluti dal governo centrale».

Avviandosi alla conclusione del suo intervento, Marletta ha illustrato le misure di sicurezza pubblica che insieme al Prefetto di Catania e i vertici di Carabinieri e Polizia di Stato sono state concordate. «Il  centro di accoglienza di Mineo – denuncia – è un colabrodo, gli ospiti entrano ed escono a loro piacimento». Nel tavolo tecnico avuto con il Prefetto si sono  concordate una serie di misure specifiche:

  • controllo scrupoloso dei movimenti degli ospiti in entrata e in uscita;
  • il commissariamento della gestione amministrativa e operativa della struttura;
  • due pattuglie della Forza dell’Ordine in servizio permanente;
  • la presenza della Polizia Stradale;
  • controlli dell’Ispettorato del Lavoro per scoraggiare il lavoro di sfruttamento;
  • nessun nuovo arrivo di richiedenti asilo.”

In aula consiliare è intervenuta anche la Consigliera del Comune di Mineo, Nella Risuscitazione, che ha portato i saluti e il cordoglio della città di Mineo, unendosi al dolore della famiglia Solano e auspicando un nuovo corso nella gestione dei flussi migratori di profughi di guerra e disperati in fuga dalla fame e dall’oppressione, un fenomeno epocale che richiama ognuno di noi a un’elevazione etica e morale che potrà dare nel tempo, pace e progresso all’umanità.


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