Pubblicato il 08/11/2019
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Mazzarrone, la prima filiera etica in Italia contro il caporalato sbarca in Sicilia



Alle due aziende capofila in Sicilia, rispettivamente della Rete Per la Terra Vigne di Mazzarrone e della Rete Per la Terra Orti Iblei, l’Associazione NoCap ha rilasciato il bollino etico. Nel progetto di filiera etica siciliana sono stati impegnati circa 30 braccianti extracomunitari che usufruiscono anche dei servizi dell'associazione Astra di Caltagirone presieduta da Emanuela Lollo: alloggi, documenti e orientamento al lavoro.


Lunedì 11 novembre a Mazzarone, alle ore 10 presso la sede dell'azienda Novello, al chilometro 12 della strada provinciale 63, si terrà una conferenza stampa per dare conto del secondo step del percorso che sta dando vita alla prima filiera etica contro il caporalato. Dopo l'avvio del progetto a Foggia lo scorso 23 settembre, realizzato nei campi dell'azienda Prima Bio, si prosegue in Sicilia con l'azienda “Novello” che produce uva da tavola IGP a Mazzarrone e con “La Vita Bio” di Chiaromonte Gulfi (RG) che ha in produzione tre tipi di pomodoro: ciliegino, datterino e pomodorino giallo.


Interverranno alla conferenza stampa: Gianni Fabbris, presidente Rete Perlaterra; Francesco Pomarico, direttore operativo del gruppo Megamark; Yvan Sagnet, presidente NoCap; Maurizio Ciaculli, Altragricoltura; Salvatore Novello, titolare azienda Novello; Nicola Arena, titolare azienda La Vita Bio; Don Beniamo Sacco, sacerdote di Vittoria; Giovanni Spata, sindaco di Mazzarrone; Sebastiano Gurrieri, sindaco di Chiaramonte Gulfi; Tano Malannino, coordinatore delle Reti PerlaTerra della Sicilia; On. Valentina Palmeri, Assemblea Regionale Siciliana - Vicepresidente IV Commissione Ambiente Territorio e mobilità; On. Angela Foti, Assemblea Regionale Siciliana - Vicepresidente III Commissione Attività Produttive.

 


Alle due aziende capofila, rispettivamente della Rete Per la Terra Vigne di Mazzarrone e della Rete Per la Terra Orti Iblei, e con il supporto del controllo qualità di Lucio Cavazzoni di Goodland srl, l’Associazione NoCap ha rilasciato il bollino etico. Nel progetto di filiera etica siciliana sono stati impegnati circa 30 braccianti extracomunitari che usufruiscono anche dei servizi dell'associazione Astra di Caltagirone presieduta da Emanuela Lollo: alloggi, documenti e orientamento al lavoro.

 

INFORMAZIONI DEL PROGETTO - Il progetto della prima filiera etica in Italia contro il caporalato è frutto dell’intesa tra il Gruppo Megamark di Trani (leader della distribuzione moderna nel Mezzogiorno con oltre 500 supermercati), l’associazione internazionale anticaporalato NO CAP (creata da Yvan Sagnet nel 2011 successivamente alla prima protesta di braccianti per le condizioni di vita e di lavoro avvenuta a Nardò, in provincia di Lecce e impegnata nel promuovere e valorizzare le aziende agricole che rispettano la legalità e i diritti dei lavoratori) e Rete Perlaterra (associazione e rete tra imprese che promuovono pratiche agroecologiche di lavoro della terra).


Si tratta del primo esperimento in Italia basato su un sistema di tracciabilità delle filiere agroalimentari mediante l’uso congiunto del bollino etico denominato “NoCap” promosso dall’Associazione NO CAP e del marchio di qualità etico “IAMME”, a breve nei supermercati a insegna A&O, Dok, Famila, Iperfamila e Sole365 del Mezzogiorno con cinque tipologie di conserve di pomodoro biologico, frutta e verdura fresche.

 

Il progetto mira a contrastare il caporalato e, in generale, il lavoro irregolare nel settore agricolo, garantendo ai produttori un prezzo giusto per i loro prodotti e ai lavoratori il pieno rispetto dei loro diritti, a partire dall’applicazione dei contratti collettivi del lavoro. Nel protocollo firmato alcuni giorni fa, infatti, il Gruppo Megamark si è impegnato ad acquistare prodotti agricoli etici garantiti dal bollino NoCap, rilasciato dopo apposite verifiche effettuate dagli ispettori dell’Associazione NO CAP e, successivamente, dall’ente di certificazione DQA accreditato presso il Minpaf e Accredia.


 

In questa fase sperimentale, il progetto si sta svolgendo in tre aree d’Italia: in Capitanata (Puglia), dove si raccolgono pomodori che si trasformano in conserve (pelati e passate) coinvolgendo circa 60 lavoratori, nel Metapontino (Basilicata) in cui un centinaio di lavoratori raccolgono e confezionano prodotti freschi (tra cui finocchi, carciofi, peperoni, uva, insalata, ortaggi e frutta) e nel Ragusano (Sicilia), dove una quarantina di lavoratori coltivano alcune varietà di pomodoro (pachino, pomodori gialli, ciliegino).

 

Al momento il progetto coinvolge una ventina di aziende e circa 100 braccianti extracomunitari selezionati principalmente all’interno di ghetti e baraccopoli delle tre regioni, sottratti alla malavita e al ricatto dei caporali. A questi ragazzi, provenienti da Ghana, Senegal, Mali, Burkina Faso, Gambia e Costa d’Avorio, sono stati garantiti alloggi dignitosi (al posto dei ghetti) e contratti di lavoro regolari, spostamenti con mezzi di trasporto adeguati (al posto dei furgoni “killer” dei caporali), visite mediche, dispositivi per la sicurezza sul lavoro (scarpe antinfortunistiche, tute, guanti, mascherine) e bagni chimici nei campi di raccolta.


IL DECALOGO NO CAP

I sei aspetti aziendali valutati con la matrice multi-funzione ‘NoCap’, racchiudono i vari punti del de  calogo alla base dell’attività dell’associazione:

  1. Rispetto per il lavoro . Niente sfruttamento di manodopera sottopagata o schiavizzata. Contratti di lavoro le - gali e soprattutto UMANI.
  2. Rispetto per l’ambiente e il paesaggio . Le attività economiche non devono distruggere le coste, i boschi, le montagne i laghi e le altre risorse naturali che sono la base dell’economia del turismo e generano PIL soste - nibile per il Paese.
  3. Rispetto per la salute dei cittadini . Produzione senza contaminanti e nessuna immissione di sostanze nocive nell’ambiente che inquinano il suolo, avvelenano l’aria o l’acqua e causano malattie.
  4. Produzione di energia senza emissioni . Decarbonizzazione progressiva dei processi produttivi secondo il mo - dello energetico distribuito e interattivo della Terza Rivoluzione Industriale, incentivando l’attività dell’auto - produzione (prosumer), e l’aggregazione di micro reti digitali di energia rinnovabile integrata nelle attività d’impresa.
  5. Finanziamento etico delle attività di impresa . Anche i finanziamenti delle attività economiche devono segui - re il modello democratico e distribuito, con la massima diffusione del micro credito, dell’azionariato popolare (crowdfunding) e della finanza popolare tramite appositi pacchetti specifici delle banche cooperative e delle casse di credito locali.
  6. Ritorno alla filiera corta e locale per la diffusione commerciale dei prodotti con l’introduzione di norme di favore per la vendita di filiera corta a vantaggio delle piccole aziende per una giusta distribuzione commer-ciale.
  7. Valorizzazione della trasformazione con processi ad alto valore aggiunto realizzati il più vicino possibile ai luoghi di produzione e integrati nei processi aziendali.
  8. Adozione di pratiche a rifiuti zero sia nella produzione e nella distribuzione. Diminuzione progressiva di im - ballaggi e sistemi premianti per il riuso e riciclo che devono essere integrati nelle attività aziendali ed incen - tivate.
  9. Promozione di nuove proposte turistiche ispirate all’offerta di un “turismo esperienziale” che porti sotto la guida di cittadini esperti, turisti provenienti da realtà urbane a conoscere tramite il lavoro, nelle arti, nell’ar - tigianato e nella coltivazione, secondo la logica espressa da Carlo Petrini, secondo cui oltre a far viaggiare i prodotti verso i consumatori, vanno fatti viaggiare anche i consumatori verso i prodotti.
  10. I Contratti di Rete. Si tratta di un modello di collaborazione tra imprese che consente, pur mantenendo la propria indipendenza, autonomia e specialità, di realizzare progetti ed obiettivi condivisi, incrementando la capacità innovativa e limitando i costi di gestione.

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