Pubblicato il 02/10/2019
ATTUALITÀ

Crocifisso a scuola, Mons. Pennisi: “Sulla stampa forzature mediatiche del mio pensiero”



Grande risalto ha avuto ieri la dichiarazione attribuita all’arcivescovo di Monreale, secondo cui: “Togliere crocifisso dalle aule scolastiche sarebbe stato un aiuto a Salvini”. Interpellato da noi sulla questione, mons. Pennisi ha commentato il clamore suscitato sulla stampa come effetto di “una forzatura mediatica” di alcune sue dichiarazioni, che ha dato adito a strumentalizzazioni.  

di Giacomo Belvedere

“Togliere crocifisso dalle aule scolastiche? Servirebbe solo ad aiutare il leader della Lega Matteo Salvini”. La dichiarazione, attribuita all'arcivescovo di Monreale, mons. Michele Pennisi, è stata battuta ieri da “Repubblica”, e poi dall’Ansa, e subito rilanciata da quasi tutte le testate nazionali. Il presule avrebbe aggiunto, a commento delle affermazioni del ministro dell’istruzione Lorenzo Fioramonti sulla scuola laica, che “Quel partito [la Lega, ndr] utilizzerebbe la vicenda per la sua battaglia contro il governo che oltre ad aumentare le tasse urterebbe la sensibilità di gran parte degli Italiani”.

Immediata, come era da aspettarsi, è arrivata la reazione di Salvini, postata sul suo profilo Twitter: “Non so se sia peggio vietare il crocifisso a scuola come propone il ministro 5 Stelle o opporsi al divieto, come fanno alcuni vescovi, non perché sia sbagliato ma perché “sarebbe un favore alla Lega”!!! Ma sono tutti impazziti???”.


E al “Giornale” non è parso vero di cavalcare l’onda, titolando: “La Chiesa difende il crocifisso, ma solo perché ha paura di Salvini”. “Ma porre un freno a Matteo Salvini – scrive sarcastico Francesco Boezi - può, in relazione alla consueta diatriba sul crocifisso, rappresentare un'ambizione propria di un ecclesiastico? Evidentemente sì”.


Da noi interpellato sulla questione, mons. Pennisi ha commentato il clamore suscitato sulla stampa, come effetto di “una forzatura mediatica” di alcune sue dichiarazioni che ha dato adito a strumentalizzazioni.  

In effetti non c’è traccia di alcun riferimento a Salvini, nella nota ufficiale di mons. Pennisi, postata nel sito della Conferenza Episcopale siciliana. “Il ministro della Pubblica Istruzione – si legge - ha sollevato un’inutile polemica con la proposta di togliere il Crocifisso dalle aule scolastiche, con il rischio che questo simbolo universale di fraternità venga strumentalizzato a livello politico e diventi un segno divisivo. Il Ministro non può non tener conto dei vari pronunciamenti del Consiglio di Stato, della Corte Costituzionale e anche della Grande camera della Corte Europea dei diritti dell’uomo”.


Il presule cita, in particolare, la sentenza n. 556 del 13 febbraio 2006 con cui la VI sezione del Consiglio di Stato respinse un ricorso di chi chiedeva la rimozione del crocifisso nelle aule scolastiche: “In una sede non religiosa, come la scuola, destinata all’educazione dei giovani – si legge nella sentenza – , il crocefisso potrà ancora rivestire per i credenti i suaccennati valori religiosi, ma per credenti e non credenti la sua esposizione sarà giustificata ed assumerà un significato non discriminatorio sotto il profilo religioso, se esso è in grado di rappresentare e di richiamare in forma sintetica immediatamente percepibile ed intuibile (al pari di ogni simbolo) valori civilmente rilevanti, e segnatamente quei valori che soggiacciono ed ispirano il nostro ordine costituzionale, fondamento del nostro convivere civile.


In tal senso il crocefisso - continua la sentenza - potrà svolgere, anche in un orizzonte ‘laico’, diverso da quello religioso che gli è proprio, una funzione simbolica altamente educativa, a prescindere dalla religione professata dagli alunni. Quindi mons. Pennisi cita la conclusione della sentenza: “Si deve pensare al crocefisso come ad un simbolo idoneo ad esprimere l’elevato fondamento dei valori civili che sono poi i valori che delineano la laicità nell’attuale ordinamento dello Stato. Nel contesto culturale italiano, appare difficile trovare un altro simbolo, in verità, che si presti, più di esso, a farlo.


“Il Crocifisso – conclude l’arcivescovo di Monreale -, è diventato un fenomeno di cultura e di civiltà e  ha reso la nostra società, più capace di comprensione, più capace di accoglienza,  più capace di perdono. Il Crocifisso non può essere strappato, prima che dalle mura delle nostre scuole o degli edifici pubblici, dal nostro cuore, perché  è simbolo di una sofferenza offerta per amore, del  nostro comune destino, della misericordia finale, dell’estrema consolazione, del reciproco perdono, segno di speranza e  di solidarietà per tutti”.

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