Pubblicato il 30/08/2019
RELIGIONE / DIOCESI
ph. Ac Caltagirone

Caltagirone, “Ci sta A Cuore!”: bilancio positivo del campo dell'Azione cattolica



“Ci sta A Cuore!”: questo lo slogan che ha accompagnato più di 130 partecipanti, tra bambini, giovani e adulti, al campo unitario organizzato dall'Azione Cattolica della diocesi di Caltagirone. Campisti provenienti da diversi paesi della diocesi si sono ritrovati presso Villa Sturzo dal 22 al 25 agosto.


“Ci sta A Cuore!”: questo lo slogan che ha accompagnato più di 130 partecipanti, tra bambini, giovani e adulti, al campo unitario organizzato dall'Azione Cattolica della diocesi di Caltagirone. Campisti provenienti da diversi paesi della diocesi si sono ritrovati presso Villa Sturzo dal 22 al 25 agosto.


“Il campo unitario ha visto 130 persone vivere quattro giorni di grazia - ha dichiarato la Presidente Diocesana Concetta Antenucci -. Una sfida, ma anche una grande opportunità di confronto, di dialogo tra le generazioni, di crescita. Ci siamo impegnati a spingere la vita associativa verso l'unitarietà come la dimensione qualificante dell'Aci. Crediamo infatti che il dialogo reale e vitale tra le generazioni e tra persone diverse sia una nostra caratteristica speciale. Uniti corresponsabilmente abbiamo sperimentato la bellezza di una Chiesa sinodale, arrivando alla consapevolezza che siamo tanti, diversi per età, carattere, esperienze, laici e don, ma desideriamo essere soprattutto un unico popolo in cammino. Abbiamo fatto esperienza dell'abitare i luoghi, le relazioni, il tempo ma in fondo abbiamo scoperto che l’abitare, per il cattolico, è anzitutto un “farsi abitare da Cristo”, perché solo a partire da qui può essere fatto spazio all’altro”.


“Ci sta a cuore abitare sotto, sopra, dentro e fuori - spiegano gli organizzatori -, per vivere una vita di pienezza, per riscoprire la missione che «è una bussola sicura per il cammino della vita, ma non è un navigatore, che mostra in anticipo tutto il percorso, come afferma monsignor Zuppi. Ci sta a cuore abitare i luoghi, quelli che ci appartengono perché li viviamo, la scuola, il posto di lavoro, la parrocchia, il paese; ci sta a cuore abitare la relazione con Dio, relazione di libertà e amore; ci sta a cuore l'altro, la persona umana e la sacralità della sua vita; infine, ci sta a cuore abitare questo tempo presente che ci è donato come opportunità unica".

Questo il tema su cui si è riflettuto, guidati dalla figura di Mosè, attraverso giochi, attività, momenti di preghiera e fraternità, testimonianze di ospiti speciali.


“La vera ricchezza - continuano - è stata vivere questa esperienza tutti insieme, in maniera unitaria, dalla più piccola bambina al più grande adultissimo, riscoprendo la bellezza reciproca e il desiderio di condivisione. Un sogno portato avanti nonostante le paure, le titubanze e i limiti che noi stessi a volte ci poniamo, fidandoci del fatto che «un sogno è già anticipazione della realtà», come ha ricordato don Davide Paglia, assistente unitario, durante la celebrazione iniziale. Una bella testimonianza di Chiesa viva che sa essere famiglia, sa camminare a fianco, accompagnare, che sa includere e far scoprire l'unicità di ogni persona, avvicinarsi e impastare il proprio cuore con la vita degli altri".


Tra i momenti forti i giorni di condivisione dell'esperienza di quei luoghi "invisibili" della città, che ospitano anziani, disabili, gente che prova a riprendere in mano la propria vita. I partecipanti sono stati accolti con gioia all’Istituto Regina Virginum, alla Comunità Terapeutica La Grazia, all’Oasi, all’Armata di Maria, alla Casa Don Bosco e alla Casa Sotto il Monte:  “abbiamo incontrato persone speciali - commentano i partecipanti al campo -, che aspettavano con gioia l'incontro con noi e che ci hanno ricordato come a volte basti una stretta di mano, un pensiero, un po' del proprio tempo per far sentire l'altro amato e custodito e per farsi cambiare il cuore dalle relazioni vere. Già, perché siamo chiamati non ad essere  persone buone, ma vere, forti dell'amore che abbiamo immeritatamente ricevuto e che dobbiamo necessariamente donare agli altri, come abbiamo ascoltato durante la celebrazione domenicale"..


"Forse ci stiamo provando a guardarci ad altezza di cuore... - dice Lorena -: Grazie per ogni cuore incontrato, per ogni cuore posato tra le nostre mani, per ogni "terra sacra" in cui ci è stato permesso di entrare in punta di piedi, per quella chiesa bella che siamo e che troppo spesso non riusciamo a far conoscere".

"Ho visto e sentito la Chiesa - aggiunge Flavia -. Quella Vera. Quella che accetta le sfide con coraggio, quella che si sperimenta, quella che si apre all’altro, quella che si mette al servizio.Grazie per quel “fuori” che ci porteremo per sempre dentro.Magari il servizio fatto è stato pesante, perché fare i conti con certe realtà è difficile. Però sicuramente sono luoghi che non si arrendono, che continuano ad avere speranza e sono sicura che Cristo dimora più lì".

"La Chiesa bella per cui tiferò sempre è quella "formato AC"  - Francesca, ne è convinta -: profumata di popolo, unita corresponsabilmente in modo adulto ai Pastori, amante non delle sagrestie ma delle strade, degli uomini e delle donne, capaci di amicizia con tutti fino a sperimentare la Gioia che salva".

"Quelli appena vissuti - conclude Grazia - sono stati quattro giorni ricchi di volti e sorrisi che sembravano dirmi "Ci sono anch'io, non temere... Mi stai a cuore!"Ed è lì che Dio si rivela, in quei volti e in quei sorrisi, a dirti "Ci sono, non temere... Mi stai a cuore!".

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