Pubblicato il 28/08/2019
ATTUALITÀ
ph. Mediterranea Saving Humans

Mare Jonio salva 98 naufraghi: “Non li riportiamo in Libia, non è un porto sicuro”. Ancora morti in un naufragio ieri



Tra i 98 naufraghi 26 donne di cui almeno 8 incinte, 22 bambini di meno di 10 anni e almeno altri 6 minori. E si teme per 45 naufraghi morti al largo della Libia.


Circa cento persone salvate, intorno alle 8.35 di questa mattina, dalla nave Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans: 98 naufraghi tra cui 26 donne di cui almeno 8 incinte, 22 bambini di meno di 10 anni e almeno altri 6 minori.


“Abbiamo individuato il loro gommone, sovraffollato, alla deriva e con un tubolare già sgonfio con il nostro radar –scrive Mediterranea Saving Humans -, e per fortuna siamo arrivati in tempo per portare soccorso”.

“Le persone sono tutte al sicuro a bordo con noi – continua -, ci sono casi di ipotermia e alcune di loro hanno segni evidenti dei maltrattamenti e delle torture subite in Libia. Fuggono tutte dall'inferno”.


 “Alla nostra richiesta di istruzioni”, il Centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano – dichiara mare Jonio - “ha risposto come sempre di riferirci alle 'autorità libiche'. Abbiamo replicato che sarebbe impossibile per noi riferirci alle forza di un paese in guerra civile dove si consumano tutti i giorni torture e trattamenti inumani e degradanti, rispetto alla sorte delle persone soccorse, ora a bordo di una nave battente bandiera italiana, e la cui sicurezza è incolumità ricade sotto la nostra responsabilità”.


“Abbiamo reiterato pertanto all’Italia - aggiunge la ong - la richiesta di istruzioni compatibili col diritto internazionale del mare e dei diritti umani”. “Restiamo ora in attesa di istruzioni dal centro di coordinamento marittimo italiano, cui ci siamo riferiti mentre ancora il salvataggio era in corso, in quanto nostro Mrcc di bandiera”.


E non si arrestano le morti nel Mediterraneo. “Un altro naufragio nel Mediterraneo? – scrive Alarm Phone, la piattaforma satellitare che supporta i naufraghi nel Mediterraneeo. “La notte scorsa alle 3.30 circa, siamo stati contattati da una barca al largo della Libia, a bordo ca. 100 persone. Partiti da Al Khums 3 ore prima, erano in grave pericolo. Urlavano e piangevano, dicendo che alcuni di loro erano già morti”. Alarm Phone ha contattato le autorità libiche che hanno confermato di aver trovato il luogo del naufragio e circa 90 persone, molte delle quali sono morte.

“Fino ad ora, 65 persone sono state trovate vive e 5 cadaveri sono stati recuperati. Tra i morti sembra esserci un bambino. Temiamo che almeno altre 40 persone abbiano perso la vita. Il Mediterraneo è un cimitero” denunciano gli attivisti. “Non sapremo mai quante persone hanno perso la vita, i loro nomi, le loro storie, i loro sogni. Troppe famiglie e amici non sapranno mai cosa sia successo ai loro cari. Queste stragi di massa devono terminare. Le morti nel Mediterraneo non sono un disastro naturale. Sono il risultato di una politica di confine violenta che chiude le rotte sicure, criminalizza la solidarietà, chiude i porti e decide di lasciar annegare le persone”.




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