Pubblicato il 05/04/2019
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ph. Sea Eye

Il segretario ONU: « La Libia non è un porto sicuro». Ma al Governo giocano a Erode e Pilato



Il segretario Onu è rimasto profondamente scioccato e commosso dalla sofferenza e dalla disperazione” che ha visto nel centro di detenzione di Tripoli: A questo punto nessuno può sostenere che la Libia sia un porto sicuro. Ma per il Governo italiano la Libia è un porto sicuro e quei naufraghi  “una minaccia al buon ordine ed alla sicurezza dello Stato”.

di Giacomo Belvedere

«A questo punto nessuno può sostenere che la Libia sia un porto sicuro». Non ha dubbi Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, dopo aver visitato ieri una prigione governativa libica per migranti. Il segretario Onu è rimasto “profondamente scioccato e commosso dalla sofferenza e dalla disperazione” che ha visto nel centro di detenzione di Tripoli, “dove migranti e rifugiati sono in carcere per un tempo illimitato e senza alcuna speranza di riprendersi le loro vite”. “Questi migranti e rifugiati – conclude Guterres - non sono solo responsabilità della Libia, ma sono sotto la responsabilità dell'intera comunità internazionale”.


LIBIA NEL CAOS - Non ci vuole troppa fantasia per capire che il messaggio è diretto al Governo italiano che fa orecchie da mercante e, negando l’evidenza, continua a sostenere che la Libia è un porto sicuro. Questo mentre la Libia precipita nel caos: il generale Khalifa Haftar ha annunciato di voler marciare verso Tripoli, dove è insediato il premier Fayez al-Sarraj. Contro l’annunciata offensiva si sono schierate le milizie di Misurata. Rischia di saltare la conferenza nazionale in programma a Ghadames dal 14 al 16 aprile.


VADANO AD AMBURGO” - Intanto la Alan Kurdi, nave di Sea Eye con 64 migranti soccorsi a bordo, si trova a circa 20 miglia da Lampedusa, costretta in un limbo da imperscrutabili ragion di stato. La nave avrebbe chiesto, sinora invano, al centro di coordinamento marittimo italiano l'indicazione del porto sicuro. Piove e il vento sta diventando più forte, con onde alte due metri. A bordo anche una neonata di undici mesi, fa sapele l'Ong postando un video su Twitter.

Ma Matteo Salvini fa la voce grossa : “nave battente bandiera tedesca, Ong tedesca, armatore tedesco e capitano di Amburgo. È intervenuta in acque libiche e chiede un porto sicuro. Bene, vada ad Amburgo”. Sillogismo che non farebbe una piega, se non ci fosse quel “porto sicuro” che, rapportato alla situazione libica, appare un' insopportabile presa per i fondelli. Senza contare che il diritto internazionale e la legge del mare vuole che i naufraghi vengano messi in salvo nel porto sicuro più vicino. Ora, atlante alla mano, non pare che Amburgo sia il porto dietro l’angolo.    


"QUEI NAUFRAGHI UN MINACCIA PER L'ITALIA” - Ma le acrobazie verbali del ministro dell’Interno italiano, sono nulla se paragonate alla stupefacente dichiarazione del Ministero degli Esteri, che, forse messo in ombra dalla sovraesposizione mediatica del titolare del Viminale, decide dI scendere in campo per acquistare visibilità, gareggiando a chi la spara più grossa. In una nota verbale della Farnesina al ministero degli Esteri tedesco si legge che tentare di entrare in acque italiane sarebbe “una minaccia al buon ordine ed alla sicurezza dello Stato”. Ecco perché la nave "non sarà autorizzata ad entrare nelle acque territoriali italiane".


“VIOLATI I DIRITTI” - Dunque, 64 naufraghi, di cui 10 donne e 6 bambini, sarebbero una minaccia per la sicurezza nazionale. Per evitare di mettere in pericolo i sacri confini italici, la Alan Kurdi, avrebbe fatto bene a riportarli nell’inferno libico, oppure, meglio ancora, avrebbe dovuto far finta di nulla e lasciare al mare il lavoro sporco, inghiottendoli tra le onde come gli altri 50 naufraghi di cui da lunedì sera si sono perdute le tracce?


“I bambini sono nelle braccia delle loro madri, in infermeria – posta in un tweet Sea Eye -, curati meglio su Alan Kurdi che su che su un gommone, che nessuno cerca. Non ci sono più navi di salvataggio. E mancano ancora 50 persone!”.  “Siamo di fronte all'ennesima violazione del diritto da parte del Governo italiano – denuncia l’Ong Mediterranea Savin Humans -, mentre decine di naufraghi, tra cui bambini piccolissimi, restano in balia delle onde rifiutati dall'Europa”.


ERODE E PILATO - Ma tant’è. Siamo al governo di Erode e Pilato. Il primo manda a morire vite innocenti che attentano alla sicurezza del suo trono; il secondo, consultata la base, che sceglie Barabba, lascia libero il colpevole e, dopo essersi lavato le mani, manda un innocente a morire  in croce. Ai lettori sciogliere la metafora e dare un nome agli Erode e Pilato de noartri.

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