Pubblicato il 09/03/2019
CULTURA
ph. Fabio Navarra

Marco Missiroli presenta “Fedeltà” alla Dovilio di Caltagirone - VIDEO



L'evento, molto atteso alla Libreria Dovilio di Caltagirone, non ha deluso le attese: è stato memorabile. E non solo perché l’autore, Marco Missiroli, è in pole position per lo Strega con la sua ultima fatica letteraria, il romanzo Fedeltà, ma anche perché Missiroli si è concesso con generosità alla sala stracolma di lettori, si è messo a nudo senza pudore.

di Giacomo Belvedere

Era un evento molto atteso alla Libreria Dovilio di Caltagirone. E ha superato le attese: è stato memorabile. E non solo perché l’autore, Marco Missiroli, è in pole position per lo Strega con la sua ultima fatica letteraria, il romanzo Fedeltà, ma anche perché Missiroli si è concesso con generosità alla sala stracolma di lettori, si è messo a nudo senza pudore. L’incontro si è  tenuto, ieri, nell’ambito della fortunatissima rassegna “Scrittori strettamente sorvegliati”, con cui la Libreria Dovilio di Caltagirone dimostra, se ce ne fosse bisogno, che una piccola libreria della periferia siciliana può far diventare la periferia centro propulsivo di cultura. Ha presentato l'autore,  incalzandolo con un fuoco di fila serrato di domande, Giuseppe Lorenti, giornalista e presidente dell'associazione Leggo. Presente indicativo.

Gestire il successo non è mai facile. Missiroli, a 38 anni, è al suo sesto romanzo. Il romanzo ha richiesto quattro lunghi anni di gestazione  e ha già fatto parlare di sé, prima ancora di essere dato alle stampe. La critica non è stata unanime: c’è chi ha scritto che è un libro costruito. In realtà è un libro pensato, un libro pesato: non uno di quei libri che – come ironizzava finemente Leopardi - occorre più tempo a leggerli che a scriverli.


Il titolo “Fedeltà” si presta a molteplici letture e non si lascia ingabbiare nel facile e banale triangolo io-lei-l’altro, in cui potrebbe, a una prima osservazione superficiale, essere pre-giudicato. “Sono veramente indignato – ha spiegato Missiroli, durante la conversazione con cui si è intrattenuto con i lettori -, se ci limitassimo alla sola fedeltà coniugale o relazionale, quando in verità ognuno di noi deve mettere in pratica almeno dieci, quindici fedeltà, ogni giorno: ai figli, per esempio, ai valori che ha, all’educazione che ha, alla politica, alla parte economica, alla miseria che ha, a tante questioni. E poi deve porsi la stessa domanda interiormente: riesco a essere me stesso, nonostante la miseria, i figli, ecc.? Quindi c’è sempre un doppio binario e ho pensato, finito il libro, che era partito al singolare come titolo, ma che era plurale”. Quindi la fedeltà, ma anche le fedeltà. Inoltre, a complicare e rendere intrigante il racconto, si scopre, con dolorosa sorpresa, che c’è anche una fedeltà nell’infedeltà e viceversa, come suggerisce l'accostamento ossimorico del titolo con l'immagine in copertina. “A volte - ha spiegato l'autore - per essere fedeli agli altri dobbiamo essere infedeli noi stessi, e viceversa: per essere fedeli a noi stessi dobbiamo essere infedeli agli altri. Questa è una lotta intestina e clandestina che portiamo avanti quotidianamente”.


Un conflitto interiore che Missiroli affronta con coraggio e senza falsi pudori, e dentro cui scava con una lama affilata, interrogandosi e facendosi interrogare, attraverso una narrazione asciutta che non parte dall’invenzione, ma dalla cruda e a tratti feroce realtà. L’autore ha studiato molto su casi clinici, storie vissute, brandelli di vita reale: “è un romanzo basato su storie tutte vere, su ciò che succede nella vita, ed ecco perché è un romanzo che rimane davvero fedele a una quotidianità che tutti noi viviamo e di fronte a cui ci troviamo, per rispondere a dei dubbi, a dei malintesi, e anche a dei dolori e spesso a delle felicità improvvise”.

Missiroli ha confidato che lo spunto al romanzo gli è venuto da un episodio della vita familiare. “Mia moglie tornava molto felice dalla fisioterapia. Ho scoperto che il terapista era molto bello. Di qui una gelosia sorda, che mi ha portato ad aprire il vaso di Pandora. Ne abbiamo discusso. Mia moglie mi ha detto che se l’avessi tradita mi avrebe tagliato le palle. Al che le ho ribattuto: e che faresti se invece io tradissi me stesso? Silenzio. Ci ha pensato e dopo un po’: sarebbe molto più grave”.


Sta qui il fulcro del romanzo.“C’è un leviatano enorme - ha detto lo scrittore -, che si muove in una cristalleria. Appena c'è un movimento energico, va giù un valore. Mi sono chiesto: quali sono i cristalli che restano? La letteratura, il senso artistico e il rispetto per l’essere umano. Volevo capire, nell’infedeltà, quali di questi valori resistono comunque. Io posso tradire la persona che amo, ma non tradisco i valori che mi hanno instillato i miei genitori nonostante tutto”.

Parlare di fedeltà, in un tempo di infedeltà diffuse, di inganni, in una società liquida e camgiante, sembrerebbe anacronistico. Ma è proprio questo il motivo che ha indotto Missiroli a confrontarsi con la fedeltà: “perché viviamo in tempi di disgregazione sentimentale, economica sociale, di infedeltà e di inganni, per cui è un libro che, secondo me, doveva fotografare questa generazione, questi cambiamenti sentimentali”.


Il combattimento dei cani, da cui Andrea, il fisioterapista, è cupamente attratto, rappresenta icasticamente questa degradazione della fedeltà: non a caso il cane, l’emblema stesso della fedeltà, è costretto ad una degenerazione oscena, reso un ordigno da combattimento dagli umani, immolato sull’altare del dio denaro.

Un malinteso è la molla che fa partire la narrazione: Carlo Pentecoste, professore universitario precario, sulla soglia dei quaranta, che ha ottenuto l’incarico grazie a una raccomandazione del padre, è stato sorpreso in bagno in atteggiamento equivoco con la sua giovane alunna, Sofia. Ha tradito la moglie, Margherita, coetanea, laureata in Architettura, che ha ristretto le sue ambizioni professionali all’attività di immobiliarista? Carlo rivela – nel senso profondo della parola: svela e vela nuovamente – alla moglie l’accaduto. Da qui prendono le mosse una serie di vicende (Margherita, anche lei tentata da una storia extraconiugale con il fisioterapista Andrea) – che coinvolgono la coppia, che il racconto segue negli anni.


La mappatura spaziale in cui si muovono i personaggi ruota attorno a un duplice punto focale: Milano e Rimini. Anche in questo caso un elemento autobiografico, - lo scrittore è nato a Rimini, ma vive a Milano - che Missiroli ha introdotto nel calderone bollente della storia. Le due città hanno un denso significato simbolico: “A Milano, in ogni quartiere, sono un Marco Missiroli diverso. A Milano puoi dimenticare  chi sei, a Rimini no”. Nella città provinciale, dove tutti ti conoscono, devi essere uguale a ciò che gli altri sanno di te, fedele alla tua solita immagine, che gli altri si aspettano di vedere. Tant'è che: “Come sei cambiato!”,  è l’espressione che si sente dire chi torna. “Nelle grandi città questo non c’è. Milano garantisce il presente, la provincia garantisce il passato”. Sofia, che torna a Rimini, sperimenta su se stessa, tutte le contraddizioni del nostos.


Non sveliamo il complesso gioco di incastri in cui si  dipana la narrazione, sapientemente condotta da Missiroli, tramite la tecnica del “passaggio di anime”: “Quando un personaggio incontra un altro personaggio, il narratore passa dal primo al secondo e il lettore si trova in due anime diverse, e poi in una sola, e capisce cosa pensava la prima e cosa pensava la seconda”, spiega Missiroli. “Io, essendo junghiano, ho sempre pensato che la sincronicità avesse un peso nella narrazione dei libri. I personaggi non si incontrano mai per caso nella letteratura, come nella vita. Ed ecco perché ho scritto col passaggio di anime, una tecnica che non era stata mai utilizzata in Italia, per cui, quando un personaggio incontra un altro personaggio, l’anima passa nell’altro personaggio, senza che tu te ne accorga: è un principio junghiano. C’è un inconscio collettivo – continua l’autore - su cui tutti noi poggiamo: ogni tanto l’inconscio collettivo si apre e buca l’inconscio singolo in vari punti. Chi è bucato in uno stesso momento ha una specie di quelle che noi chiamiamo coincidenze, detto in modo molto semplificato. Io ho pensato che in un libro poteva esserci, quindi non ho creato un libro di coincidenze”.


Per tali  ragioni, le critiche malevole, che hanno accusato il romanzo di essere finto, non scompongono affatto Missiroli: “Mi fanno ridere, perché una delle critiche fatte a romanzo è che è un romanzo cercato: in verità è stato scritto nella più totale spontaneità. Non a caso è stato scritto con due grossi blocchi creativi, che sono durati, il primo: un mese e mezzo; e il secondo: un mese. Sono dovuti al fatto che io ho rispettato semplicemente vite vere, che conosco e non ho inventato nulla di più. Ogni tanto qualcuno mi dice: Ho finito il libro e ho visto delle parti di me stesso che non volevo vedere. Cavolo, è quello che la letteratura deve fare!”.


“Quando ho finito questo libro – ha concluso Missiroli - sapevo perfettamente che avevo lanciato una bomba a mano in libreria: nel senso che è un libro che mette in crisi o in bilico o in entusiasmo o in paura il lettore, e, se un libro non crea dibattito, non divide, è un libro morto. Sono molto orgoglioso che chiunque legga questo libro non si annoi e alla fine di questo libro si chieda: Chi sono io?”.

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