Pubblicato il 09/12/2018
SOCIETÀ

Il Sindaco di Caltagirone: “Vietato il lancio di riso sugli sposi”



Il divieto  si estende anche al lancio di coriandoli, fettuccine di vario colore, petali di fiori o altro. Vietato anche allestire temporaneamente sulla pubblica via strutture mobili, per la somministrazione di bevande per festeggiare con un brindisi gli sposi. Per i contravventori le multe potrebbero essere anche molto salate.


di Giacomo Belvedere

Gli amici e parenti sono avvisati: stop al lancio di riso sugli sposi, alla fine della cerimonia, quando  escono dalla sede dove è stato celebrato il matrimonio. In caso contrario si potrebbe guastare la festa dei novelli sposi e le multe potrebbero essere anche molto salate. Il divieto, che vale per i matrimoni civili e religiosi, si estende anche al lancio di coriandoli, fettuccine di vario colore, petali di fiori o altro. Vietato anche allestire temporaneamente sulla pubblica via strutture mobili, per la somministrazione di bevande per festeggiare con un brindisi gli sposi. Lo ha deciso il sindaco di Caltagirone Gino Ioppolo. L’ordinanza sindacale n. 71 è datata 10 ottobre 2018, ma se ne è venuti a conoscenza solo in questi giorni, dopo che il vescovo di Caltagirone, mons. Calogero Peri, a cui il provvedimento era stato notificato, ha provveduto, la scorsa settimana, a  informare i parroci.


Si tratta di un divieto, già adottato in altri comuni italiani, che interrompe una tradizione assai cara e consolidata e che certo farà molto discutere. Ma cosa ha spinto il Sindaco di Caltagirone ad adottare un provvedimento così drastico? Ioppolo si è visto costretto a ricorrere alle maniere forti per contrastare gli sposi “sporcaccioni” e stroncare la cattiva abitudine di abbandonare, finita la cerimonia, «calici e bicchieri in plastica e bottiglie sulla pubblica via». «Tali comportamenti – si spiega nell'ordinanza – causano un’alterazione del decoro urbano e rendono pericoloso l’utilizzo ed il transito di spazi e aree pubbliche”, configurandosi “quale atto di abbandono di rifiuti e crea nocumento alla pubblica incolumità sanzionabili per legge».


Per queste ragioni il Sindaco ha ordinato «il divieto gettare riso e/o coriandoli, fettuccine di vario colore, petali di fiori, ecc., all’uscita degli sposi dalla sede Municipale e dalle sedi Religiose, al fine di non imbrattare la pubblica via e la sede interna del luoghi comunali ove si svolge la cerimonia nuziale» e «il divieto di allestire manufatti mobili sulla pubblica via per somministrare bevande legate all’evento al fine di evitare l'abbandono sulla pubblica via di rifiuti vari».


Il non rispetto dell’ordinanza potrebbe costar caro. Sui trasgressori, contestualmente all'obbligo di rimozione immediata di tali rifiuti con costo a loro carico, pesa una sanzione compresa tra un valore minimo di euro 25 ad un massimo di 500 euro, a norma del disposto art. 7 bis del D.Lgs n. 267/2000 e successive modifiche e integrazioni. Ma la multa potrebbe essere molto più salata: la sanzione, infatti, viene comminata, «fermo restando l'applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria prevista dalla Ordinanza Sindacale n. 29/2017», che stabilisce per l'abbandono dei rifiuti una multa da euro 300 a euro 3.000. E dunque molto concreto è il rischio che la festa vada di traverso ai novelli sposi: qualora non sia identificabile il trasgressore, saranno infatti proprio loro a essere ritenuti responsabili e a essere multati di conseguenza.


L’ordinanza è stata notificata all’Ufficiale di Stato Civile per i consequenziali provvedimenti e la dovuta informazione agli interessati in sede richiesta di pubblicazione dell’atto di matrimonio. Il sindaco Ioppolo ne ha dato notifica anche al vescovo di Caltagirone mons. Calogero Peri, invitandolo a darne «ampia informazione a tutti i Parroci operanti nel territorio del Comune di Caltagirone e Frazioni, e assumere i provvedimenti opportuni e necessari legati alla sua competenza e giurisdizione».

Avverso l’ordinanza è possibile far ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale di competenza entro il termine di gg. 60, ovvero ricorso straordinario al Capo dello Stato, entro il termine di gg. 120 decorrenti dalla data di notifica del provvedimento.

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